Una recente indagine svela che il 10% degli italiani dichiara di essere intollerante o allergico a molti cibi. Ma su che base? Che cosa significa davvero "non tollerare" un alimento? Facciamo chiarezza con gli esperti.

"Posso avere un cappuccino di soia e una brioche senza glutine?". Capita sempre più spesso di imbattersi in richieste del genere la mattina al bar. E anche macchinette in ufficio, treni, aerei, supermercati piccoli e grandi, si sono organizzati per andare incontro alle esigenze del popolo degli intolleranti (o presunti tali), sempre più numeroso.

Secondo una recente indagine Nielsen, il 58% degli italiani è convinto che gran parte delle malattie siano dovute a un'alimentazione sbagliata e un intervistato su due afferma che le scelte salutistiche influenzano molto le decisioni di acquisto.

Inoltre, secondo questa ricerca, il 10% degli italiani dichiara di soffrire di allergie o intolleranze. E quindi, prodotti che qualche anno fa nemmeno esistevano (il latte di nocciola, il muscolo di grano, la pasta di lenticchie rosse...), stanno avendo un vero e proprio boom. I cibi più evitati?Glutine e lattosio.

Sempre secondo l'indagine Nielsen, nei primi quattro mesi del 2016 il gluten free e il latte ad alta digeribilità o senza lattosio hanno fatto registrare un balzo nei consumi rispettivamente del 30,1% e del 6,1%.

Ma chi li acquista è davvero intollerante? Forse no. I dati della Società italiana di allergologia asma e immunologia clinica (Siaaic) rivelano che circa il 25% degli italiani è convinto di avere un'allergia o intolleranza alimentare, ma in realtà a soffrirne è solo il 4,5%.

Ed è boom anche di persone che scelgono la dieta senza glutine pur non avendo una diagnosi di celiachia (l'intolleranza al glutine). Anche tu hai scelto di eliminare uno o più alimenti dalla dieta? Sei davvero intollerante o solo un po' "fissata"? Te lo spiegano gli esperti.

È DAVVERO INTOLLERANZA?

«Nella mia esperienza di medico allergologo, 9 pazienti su 10 che si rivolgono a me con una presunta intolleranza alimentare non hanno nessun problema», spiega Guglielmo Meregalli, allergologo del Centro Medico Santagostino di Milano. «Molte persone, tante ragazze, vengono già con un'autodiagnosi: raccolgono informazioni sul web, si confrontano con altre amiche e stabiliscono da sole quale alimento è da eliminare.

«Ma il fai da te è molto pericoloso. Rinunciar alla farina, al lievito, al latte senza aver consultato uno specialista può portare a gravi carenze nutrizionali».

Una delle prime cose da capire, se pensi di avere problemi con il cibo, è la differenza tra allergia e intolleranza. «La prima si manifesta quasi subito, bastano pochi milligrammi di un alimento per scatenare reazioni. E per questo motivo è più facile da diagnosticare. L'intolleranza, invece, si manifesta nel tempo ed è meno intercettabile.

«I cibi più incriminati sono il glutine, il lievito e il frumento, ma in realtà tutti gli alimenti possono dare intolleranze. Il motivo? Una dieta monotona e poco varia», continua l'allergologo. Mangiare sempre le stesse cose alla lunga può infiammare l'intestino e intossicarlo. Ma questo non vuol dire che bisogna eliminare quel cibo del tutto e per sempre.

«Se hai dolori addominali, gonfiore, se sei dimagrita e non ti spieghi il motivo, se soffri di anemia, non eliminare cibi a caso solo perché lo hai letto chi sa dove o lo hai sentito da un'amica. Devi rivolgerti a uno specialista per un controllo. I medici da consultare sono l'allergologo, il nutrizionista o il gastroenterologo. Ma anche il medico di base può darti qualche indicazione su come muoverti e a chi rivolgerti», spiega l'esperto.

Per un mese, prova a tenere un diario alimentare e segna su un quaderno l'elenco dei cibi che hai mangiato e i sintomi che hai avuto. Così sarà più facile per il medico arrivare a una diagnosi più certa.

Fai i test giusti

Non farti abbindolare dagli esami farlocchi. Vega test, Dria test, test del capello, test citotossico, biorisonanza, iridologia: dal punto di vista medico non hanno nessuna validità. Secondo la Siaaic, esistono test validati, eppure ogni anno sono circa 4 milioni le analisi fasulle eseguite in Italia: positivi 9 volte su 10. Strano, vero?

Invece, gli unici esami accreditati e approvati dai medici per le intolleranze alimentari sono solo due.

La ricerca degli anticorpi in caso di sospetta celiachia: si tratta di un test per le allergie, consiste in un semplice esame del sangue per individuare il dosaggio di alcuni anticorpi e altre molecole presenti nel sangue che indicano la sensibilità della persona al glutine.

Se i valori sono alti, il medico prescrive anche altre indagini e una gastroscopia per una diagnosi definitiva di celiachia. In questo caso devi eliminare del tutto i cibi contenenti glutine dalla tua dieta.

Il Breath Test nel caso di problemi con il lattosio. Devi semplicemente soffiare in una provetta: è utile per capire se sei "intossicata" da latte e derivati. Se i valori sono alti, devi eliminare del tutto o ridurre il consumo di latte e latticini. Ma può bastare anche solo qualche mese di detox. Poi puoi reintrodurre quei cibi. Ma affidati sempre a un esperto: il fai da te non paga mai.

E tutte le altre intolleranze? Come si possono individuare? «In primo luogo, bisogna capire se sono davvero tali. Molto spesso è solo una forma di colite che passa con un po' di dieta ed eliminando o riducendo per un po' i legumi, le verdure ricche di fibre, i prodotti da forno che infiammano e irritano il colon», interviene lo specialista.

«Oppure, sempre più spesso, si tratta di reazioni psicosomatiche. Lo stress incide molto sui problemi di digestione e di assimilazione dei nutrienti. Ma questo non deve diventare un processo a un determinato alimento: non è "colpa" del glutine, del lievito, del latte, dei legumi, della carne, dei pomodori... L'importante è variare molto la dieta e tenere sotto controllo la fonte di stress, non il cibo», conclude l'allergologo.

In alcuni casi, però, di fronte a persone che incolpano il cibo di tutti i loro problemi, è necessario affiancare anche la valutazione di uno psicologo. Perché l'ortoressia è dietro l'angolo.

...O SI TRATTA DI ORTORESSIA?

Sai cos'è? È un disturbo alimentare sempre più frequente, una specie di fanatismo alimentare che porta a mangiare solo ed esclusivamente "cibo sano". È sempre più diffuso soprattutto tra le ragazze.

«Le intolleranze alimentari sono un movente molto subdolo, e possono scatenare questo problema», dice la psicologa e psicoterapeuta Maria Chiara Gugiari. «Si inizia eliminando qualcosa che "forse" fa male e si continua mangiando solo prodotti bio, cibi senza Ogm, guardando in modo ossessivo le etichette per scovare il "nemico". E quando inizi a eliminare alimenti uno dopo l'altro, arrivi a non avere controllo su te stessa e su quello che mangi».

Molto spesso, questo disturbo si accompagna a una bassa autostima, insoddisfazione personale, ansia e una continua ricerca di piacere agli altri senza mai essere soddisfatte di se stesse. «La frustrazione si riversa sul cibo: si arriva a controllare tutto in modo paranoico, ogni cosa fa male, va evitata e comunque prima controllata bene. Non c'è piacere in niente. L'ortoressica parla sempre di qualità: quell'alimento fa male, è cancerogeno, fa ingrassare, non fa bene… Fino ad arrivare a non mangiare più alle feste e agli aperitivi e a portarsi il cibo da casa, anche in viaggio», spiega la psicoterapeuta.

Ti riconosci in questa descrizione? Hai un'amica che forse è ortoressica? Ecco come uscirne con i consigli dell'esperta.

1. Non esistono alimenti cattivi o buoni Devi accettare e capire che il cibo (nelle sue mille forme, colori, sapori) è un nutriente, un alleato della tua salute. Non è un nemico giurato. Scegli bene quello che metti nel piatto, ma senza paranoie. Riconciliati con tutto ciò che è nutrimento.

2. Non sei ciò che mangi, sei quel che sei Non devi addossare al cibo le responsabilità delle cose che non ti piacciono nella tua vita. Non accanirti contro il pane, la pasta, il glutine, l'olio di palma, il pollo fritto del fast food. Ti fai del male.

3. Non esistono modelli nutrizionali validi per tutti e per tutta la vita Se la tua amica mangia in un certo modo e sta bene, questo non vuol dire che le stesse scelte faranno bene anche a te. Varia il più possibile quello che mangi e sperimenta! Il tuo corpo cambia spesso e ogni giorno il metabolismo lavora diversamente, a seconda di quello che fai, di come ti muovi, e anche di quello che pensi.

4. Nutrirsi bene ed essere felici è un tuo diritto e non un peccato Il gelato, il cioccolato, la pizza non sono mostri: si tratta invece di piccole grandi gioie della vita che (con moderazione, ovviamente, all'interno di una dieta varia) fanno benissimo, anche all'umore. Non sentirti in colpa dopo un trancio di pizza con salame piccante: ogni tanto ci sta!

5. Vivi il presente, non rimanere ancorata al futuro Elimina dal tuo vocabolario la frase: "E se poi mi facesse male?". Niente paranoie, niente ossessioni. Cogli l'attimo e assapora la vita.

6. Mangia in modo consapevole e gioioso Gusta il cibo e la sensazione di pienezza, di calore, di accoglienza che ti dà. Le restrizioni mentali bloccano i centri del piacere e non sei più consapevole di quello che mangi, non senti più odori e sapori. Che tristezza, no?

Attenzione: se ti rendi conto di essere caduta nella trappola dell'ortoressia, forse è il caso di seguire una terapia combinata con il nutrizionista, il medico di base e uno psicoterapeuta e lavorare sui problemi, più profondi legati al cibo che ti portano a questa forma di controllo e di ossessione per il cibo "sano".