Anni e anni di tabù in cui le mestruazioni sono state considerate come una cosa "schifosa", al punto che ancora oggi, nel 2017, dovevamo sorbirci la storia della provetta di liquido blu sull'assorbente.

Ma quando mai abbiamo visto uscire dalla nostra vagina del liquido blu? Nossignori da lì esce sangue. Rossissimo sangue.

Il problema è che quando i tabù si consolidano ci vuole coraggio per sradicarli, anche in un'epoca (il 2017) e in un mondo (l'Occidente) che si autoproclamano portavoce indiscussi di emancipazione e progresso.

Fortunatamente in alcune occasioni, spunta una voce fuori dal coro. La campagna per il Regno Unito #weallbleed di Bodyform (il corrispettivo di Nuvenia) è potente, nuova, perché mostra quello che non si può mostrare.

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Ma il punto è un altro. quando ho guardato questo video con una mia amica, abbiamo gioito del messaggio, ma le immagini non ci hanno sconvolte più di tanto, soprattutto quelle in cui si vede il sangue, prima sull'assorbente, quando (finalmente!) sostituisce il liquido blu e poi lungo la coscia di una ragazza che si sta facendo una doccia.

Ora, a me che sono una donna quelle scene non causano un particolare impatto proprio perché sono vere, le vivo ogni mese: ogni volta che abbasso i pantaloni per fare la pipì vedo un assorbente sporco di sangue e così come lo vedo scorrermi lungo le cosce ogni volta che faccio la doccia. E, ovviamente, per la mia amica è lo stesso.

Mi rendo conto che dalla mia prospettiva è il messaggio di fondo che dice "Le mestruazioni sono normali. Mostrarle dovrebbe esserlo altrettanto" ad essere rivoluzionario più per il fatto di mostrare scene come queste che per le scene stesse. Non la pensano allo stesso modo due miei colleghi uomini.

Per loro la pubblicità fa schifo, fa passare le mestruazioni come se fossero una malattia, arrivano perfino ad associare quelle immagini alle foto dei polmoni malati sui pacchetti di sigarette. Per loro vale esattamente il contrario, il messaggio ― normalizzare il discorso delle mestruazioni ― è quello giusto, sono le immagini ad essere sbagliate.

Perché sono sbagliate? Perché mostrano una verità che troppo a lungo è rimasta intrappolata in una fiala di liquido blu versata su un assorbente da una pseudo dottoressa con un sorriso smagliante che ti mostra quanto asciutta potrai sentirti nel corso della giornata.

Ma il ciclo non è questo: è innanzitutto sangue, dolore ai reni e alla pancia, emozioni all'ennesima potenza, lenzuola macchiate e, soprattutto, è natura, fertilità, femminilità.

E il tempo per i messaggi edulcorati e comodi deve finire e la ragione va ben oltre una campagna pubblicitaria.

Già, perché se le pubblicità sono patinate (e praticamente identiche da sempre) è perché rispecchiano una cultura e una forma mentis che dicono: sei una donna, le mestruazioni ce le hai ma non ne parlare troppo forte perché sono un fastidio, una cosa da nascondere e occultare e, visto che avrai bisogno di questo assorbente per andare in giro, te lo tassiamo pure, perché è un lusso che ti "risolve" un problema.

È l'equazione ciclo = problema che dev'essere scardinata.

A pensarci bene, il fatto stesso di considerare le mestruazioni come qualcosa di negativo anziché qualcosa di semplicemente naturale, ha fatto sì che sulla "soluzione" dei problemi legati al ciclo ci si potesse speculare. Ecco perché noi italiane ancora oggi paghiamo una tassa del 22% (pari a quella dei beni di lusso come le pellicce e i gioielli) su assorbenti e tamponi.

Non va molto meglio in altri paesi ultra sviluppati. Come si legge nel numero del 13 maggio 2016 dell'Internazionale, in 35 Stati Usa i prodotti igienici femminili sono tassati tra il 4 e il 10% mentre non sono soggetti a tassazione prodotti come i cracker, l'olio di semi di girasole e perfino le perline.

Nel Regno Unito la tassa sui tamponi era stata abbassata al 5% nel 2000, raggiungendo il minimo oltre il quale non è consentito scendere per i paesi appartenenti all'Unione Europea. Ora, con la Brexit, le cose potrebbero cambiare.

Questi dati sono stridenti e ad essere sincera fanno quasi sorridere, soprattutto quando noi Occidentali guardiamo con alterigia le "arretratezze" altrui, anche perché quando si arriva all'argomento non si può non citare il Kenya, che nel 2004 è stato il primo paese al mondo ad eliminare le tasse su assorbenti e tamponi. E stiamo parlando di un paese in cui, come riporta il The Guardian, il ciclo mestruale è ancora considerato una "vergogna".

Fermiamoci un secondo a riflettere. Siamo davvero così evoluti rispetto a questo modo di pensare quando dei prodotti di prima necessità vengono tassati come un bene di lusso?

Quando Giuseppe Civati nel 2016 ha provato a portare la tassa sugli assorbenti sotto il 22%, ché in Europa NON si può eliminare la tassa, l'ironia sull'inutilità del provvedimento lo ha travolto da ogni parte e le battute sull'inutilità di una tale idea si sono sprecate. Un tweet ripreso da un articolo dell'Internazionale sull'argomento è l'esempio lampante della considerazione del problema:

Questo modo di pensare non è più accettabile. Così come non è più accettabile la fiala di liquido blu corredata dal suddetto sorriso smagliante.

Quindi? Dateci il sangue, fatecelo vedere anche se all'inizio si storceranno nasi benpensanti, perché per riportare alla sua dimensione naturale qualcosa che per secoli è stato denigrato e reso tabù ci vuole un messaggio forte e nuovo.

E la campagna di Bodyform potrebbe essere un primo passo.