Alessandra Cortesia è un super eroe. Una eroina in carne e ossa. Una di quelle che di solito vediamo in televisione o al cinema. Ha diciotto anni, alle Olimpiadi di Buenos Aires ha conquistato il secondo gradino sul podio nella categoria break dance; il Presidente Mattarella, le ha conferito l’attestato d’onore di “Alfiere della Repubblica” ma soprattutto Alessandra ha avuto la forza di sconfiggere il male del secolo. Era vittima di bullismo, era vessata, insultata, maltrattata, a scuola. Non sono serviti gli psicologi a curarla ma la danza. Alessandra per tutti è Bgirl Lexy… la Principessa Guerriera.

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Chi è Alessandra Cortesia?

"Una ragazza di 18 anni, timida, che studia enologia all’Istituto Cerletti a Conegliano e che nel tempo libero balla. Ballo Breakbeat, il genere di musica sulle cui “note” ballano i b-boy e le b-girl. Ho una sorella più grande di me di 12 anni, non so ancora cosa voglio fare da grande. È cambiata così tanto la mia vita negli ultimi mesi che il futuro è un grosso punto di domanda".

Cosa è la danza per te?

"È entrata nella mia vita da piccola, avevo 3 anni quando iniziai a ballare per casa, anche se vista da fuori sembrano solo una bimba che si rotolava per terra. Mia madre a sei anni mi iscrisse per la prima volta ad una lezione di break. Ma ero troppo piccola, continuavo ad ammalarmi e così smisi, per fare nuoto e cercare di irrobustire il mio fisico. A 12 anni sono tornata seriamente a ballare e da quel giorno non ho più spesso. È la mia compagna di vita la danza, almeno per 4 ore al giorno".

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Cosa è la breakdance per te?

"Un sacco di cose, di solito rispondo “tutto”. È quella cosa che la gente vede come un passatempo ma che in realtà mi fa stare bene, mi fa uscire dal mondo, spesso difficile da capire e mi fa trovare il mio posto felice. La breakdance è il mio posto nel mondo".

Quanto allenamento c’è dietro quello che fai?

"Parliamo di un allenamento quotidiano di circa 3/4 ore al giorno, oltre alle gare e alle esibizioni. Ogni tanto lunedì e domenica se necessario riposo".

Sei tornata dalle Olimpiadi con una medaglia, l’Argento. Cosa si prova?

"È stato un insieme di emozioni che non ho ben capito, subito. Mi sono resa conto due giorni dopo di aver vinto. Mamma era con me, era felice forse anche più di me".

L’argento olimpico è arrivato nel mixed team in coppia con l’argentino Mariano Carvajal: come vi siete conosciuti e quanto avete lavorato insieme per raggiungere un simile traguardo?

"Ci siamo conosciuti lì, a Buenos Aires. Non avevamo mai parlato prima di quel giorno. Ci eravamo visti durante le selezioni mondiali, ci si conoscenza ma non in maniera approfondita. Poi il primo giorno di gara hanno fatto le coppie e ho scoperto che ci saremmo esibiti insieme. Il suo punto di forza? L’energia che è in grado di trasmettere, l’espressività del suo viso, capace di esprimere tanto. Il mio punto di forza? Io ballo e mi diverto e credo che questo si veda. Non voglio vincere, voglio far vedere quello che so fare, voglio lasciare il segno".

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Sul podio ci sei finita nell’anno in cui una disciplina come la break dance ha fatto il suo debutto in una rassegna a cinque cerchi. Come hai vissuto quei giorni? E come si tiene a bada la tensione?

"La tensione non si tiene a bada. La mia squadra, i miei istruttori mi ricordano sempre che noi facciamo break dance, non salviamo vite umane. Mi hanno insegnato a mostrare il meglio di me, dando il giusto peso ad ogni gara e soprattutto mi hanno portata ad essere sempre sorridente, cosa per la quale di solito non si ha mai tempo perché troppo concentrati. Sono piccoli dettagli che per me fanno la differenza. In fondo sono lì perché amo quello che faccio!".

Dopo l’argento olimpico dove vuoi arrivare?

"Spero lontano. Intanto ho coronato un altro sogno e cioè esibirmi durante il Red Bull BC One Italy Cypher 2019 che si è tenuto pochi giorni fa a Pisa. In campo i migliori b-boy e (per la prima volta) le migliori b-girl italiane chiamati a sfidarsi a colpi di power move, freeze e footwork. Voglio lasciare il segno in più posti possibili e vorrei che tutti mi conoscessero nel mondo del breaking mondiale".

A Pisa, al di là del risultato, come è andata?

"Mi sono sentita benissimo, sono stata felicissima di come ho ballato e mi sono divertita un sacco. Spero di poter partecipare anche alla prossima edizione… era uno dei miei sogni da bambina, almeno fino al giorno in cui è arrivata la chiamata. Ha vinto b-girl Alessandrina, impattante a livello emotivo, sorridente, forte tecnicamente e brava a giocare con le canzoni. È proprio bella da vedere".

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La musica come si sceglie?

"Non si sceglie, la sceglie il dj, noi siamo all’oscuro delle possibili canzoni che faranno da colonna sonora ai nostri movimenti. Se fai gare da 20 anni le conosci tutte però le canzoni, perché a girare sono sempre le stesse. In allenamento ti affidi a dei mix di Youtube o Spotify".

Come vesti durante una tua competizione? Ci sono degli indumenti o dei materiali più comodi di altri?

"Questo aspetto è molto soggettivo. Io scelgo pantaloni in acetato o nylon. Anche per le magliette va a periodi, per me adesso è tempo di maniche lunghe, color verde scuro o nero".

Sei stata nominata “Alfiere della Repubblica”, sei una dei 30 giovani cui il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l’attestato d’onore. Cosa hai provato?

"Ero felice, soprattutto perché ho conosciuto dei ragazzi che realmente hanno fatto delle cose bellissime nella loro vita. Tanti di loro mi hanno colpito ed essere parte di quel gruppo mi ha commosso. Sono considerati dei super eroi, ma per loro quello che fanno è la normalità. In qualche modo ognuno di quei ragazzi ha reso cose speciali, normali, inserendole nella vita quotidiana. Sono 30 esempi per l’Italia intera. Spero di essere sempre all’altezza di ciò che la gente si aspetta da me".

Alessandra, il tuo nome d’arte è bgirl Lexy: che vuol dire?

"È un gioco di lettere tra Alessandra e Xena, la Principessa guerriera. A 12/13 anni quando fui chiamata a scegliere il mio nome d’arte guardavo sempre quella serie tv, immaginavo di essere lei e così è presto fatto".

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La tua è una storia di riscatto. Arrivato grazie alla danza. Cos’ha di speciale la tua storia?

"Quando ero piccola, 12/13 anni, nel passaggio dalle elementari alle medie fui per lungo tempo vittima di bullismo. A scuola si formarono dei gruppetti di ragazze, tutte stereotipate, tutte uguali. Volevo essere una di loro, sapendo di essere diversa: avevo i capelli corti, vestivo larga perché ballavo, andavo bene a scuola ma in questo caso… non ero diversa, facevo solo il mio dovere. L’invidia era ovunque anche per il semplice fatto di avere una penna di un colore diverso dalla loro. Per non stare da sola accettai cose che non dovrebbero mai essere accettate, né tanto meno subite. Mi scrivevano lettere con insulti, mi davano compiti da fare, mi obbligavano a prendere voti più bassi di loro, note al posto loro. Se non avessi seguito le loro direttive non avrei potuto essere una di loro. Pensavo che ne valesse la pena, ma andò sempre peggio e poi un giorno finalmente capì che era meglio stare da sola. Non ne parlai mai con mia madre, ma un giorno trovò quelle lettere minatorie. Chiamarono degli psicologi e non volli mai parlare con loro, però mi diedero un consiglio che mi salvò la vita: “Trova qualcosa che ti faccia sfogare, che ti permetta di aprire quella stanza dentro di te in cui ci sono tutte le cose che ti piacciono. Cerca il tuo posto nel mondo”. Tutto questo per me era la break, il mio posto felice, che mi ha aiutato a trovare la stabilità che avevo perso. Poi con il tempo ho iniziato a parlare".

A quelle lettere minatori non hai mai risposto?

"No, non c‘era motivo per farlo".

Cosa diresti a quei bulli/e se li incontrassi per strada?

"Sarei tentata di non dire nulla, certa di sprecare fiato. Sono ragazzi e ragazze con i quali non è possibile avere una conversazione, sono troppo infossati nelle loro idee, ma dall’altra parte li ringrazierei perché è solo merito loro se ho trovato la stabilità e il mio posto nel mondo. Vorrei chiedergli dove li ha portati l’arroganza, perché essere come ero, a me ha permesso di arrivare sin qui e spero sia solo l’inizio".

Come si sconfigge il bullismo?

"È una cosa molto presente nella vita dei giovani di oggi, soprattutto perché i social sono un disastro. La cosa migliore da fare è parlarne, o per lo meno comportarsi in modo strano, far capire che qualcosa non va, anche rovesciare tutto l’armadio fuori, almeno fino a quando, come nel mio caso, ritrovi quella cosa che ti riporta al tuo posto felice nel mondo, che ti fa staccare con il resto del mondo e capire che tipo di persona vuoi essere".

Che sapore ha la felicità?

"Il sapore più bello è quello della serenità. La felicita è un momento che va e viene e ti lascia l’amaro in bocca di solito. Quando hai la serenità, hai vinto perchè quella è costante. Alla felicità non fai in tempo ad abituarti mentre la serenità anche se ha un sapore più lieve ti permette di stare bene".