Quella di Ligabue a Sanremo 2019 è come se fosse stata la prima tappa del tour che farà esplodere gli stadi a partire dal 14 giugno (prima data: Bari). Con il Teatro Ariston ci sono state le prove generali (indoor) e si può dire con un certo equilibrio, e senza farsi prendere dai facili entusiasmi tipici dei fan, che c'è riuscito benissimo.

A gennaio 2019 ha lanciato con il suo ultimo singolo Luci d'America che anticipa l'album Start in uscita l'8 marzo 2019. Il ritorno di Ligabue, dopo qualche anno di silenzio, è stato in grande spolvero e Claudio Bisio ha preparato tutto il necessario per la sua accoglienza. Ha reso i giusti onori all'ospite: l'ha chiamato "l'imperatore del rock", lo ha imbozzolato in un mantello porpora, come si fa con i reali, e lo ha fatto accomodare leggiadro sul trono. Nel mentre partiva We Will Rock You dei Queen, perché quella poteva essere l'unica colonna sonora consona al momento di altissima tensione drammatica. E questo dopo avergli fornito gli strumenti necessari all'esibizione che spacca, ovvero una mega chitarra elettrica. Finta.

A quel punto tutte le strade del palco erano aperte per il Liga che ha intonato l'inno di mille generazioni (anche perché lui le mille generazioni le ha attraversate), ovvero Urlando contro il cielo.

Insieme a Claudio Baglioni, subito dopo, ha cantato Dio è Morto, una canzone di Guccini, cantante a cui da sempre l'imperatore del rock è legato.

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Nel film Radiofreccia, di cui Ligabue è regista e dove il protagonista è Stefano Accorsi, c'è Francesco Guccini che interpreta un barista. Le collaborazioni non sono state solo per questo: insieme hanno scritto Ho ancora la forza, un brano che, in tempi diversi, hanno cantato entrambi e insieme.