È il personaggio più enigmatico dei Fratm, il duo di Pechino Express con cui affronta la Rotta del Dragone (il riferimento è al reality prodotto da Banijay Italia e in onda fino al 9 maggio tutti i giovedì su Sky e in streaming su NOW). Eppure basta una battuta per capire che Artem è tutt'altro che solitario e riservato come appare soprattutto se paragonato ad Antonio Orefice, attore dalla verve comica con cui aveva già condiviso l'esperienza di Mare fuori e che lo accompagna anche in quest'avventura televisiva. Nato in Ucraina nell'estate del 2000 e arrivato bambino ad Afragola, nell'entroterra napoletano, Artem è il frutto del suo passato, una storia di sofferenza e di distacchi con cui ha fatto finalmente pace, ritrovando la luce: «A volte nella vita tribolare ci serve, perché ci porta a riflettere, a cambiare punto di vista. Serve se vogliamo continuare, capisci?». Il suo andare oltre è uno stato mentale: nonostante la popolarità è rimasto a vivere nel quartiere e nell'appartamento dove è cresciuto («è una piccola casa tranquilla, l'ho solo ristrutturata un po'») ma ha trovato l'amore della vita («mi ha permesso di diventare la migliore versione di me stesso, grazie al sentimento ho combattuto i miei demoni»), e ora si preoccupa dei ragazzini che rischiano di prendere le strade sbagliate («cerco sempre di dire la mia, non per inculcare il mio pensiero ma per aiutarli»).

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Maddalena Petrosino
Look Paul& Shark; Styling e produzione @UpgradeartistHair/Makeup Silvia Federici

Cosa ti sei portato a casa dall'esperienza di Pechino Express?

«Andare in un Paese così lontano e riconnettermi con la natura, staccare la mente dal telefono mi ha permesso di provare di nuovo una sensazione di libertà che avevo quasi dimenticato. Perché è difficile oggi mantenerla la libertà: pensiamo sempre al giudizio degli altri, siamo occupati dalla visione materialista della vita».

Tu ti fai condizionare dai commenti altrui?

«Non tutti possono amarti, ci sarà sempre qualcuno che ha qualcosa da dire, fa parte del gioco e a me sta bene. Ogni tanto guardo cosa pensano di me su TikTok, ma fuori dai social conta altro. Qui a Napoli in molti mi vedono come un esempio, questo è un onore, per me, per i miei cittadini e per il mio quartiere».

Cosa vuol dire?

«Sono uno sincero, e se una cosa non mi sta bene la dico, non trattengo nulla. Se un amico sta per fare degli errori io non resto lì fermo a guardare, devo fare qualcosa. E lo stesso con i ragazzini del quartiere: in palestra vedo dei giovani guerrieri che vogliono combattere, ma non per vincere la vita. No, loro combattono per diventare famosi, perché vogliono attrarre il denaro, essere influenti. Io li metto in guardia: avere al primo posto queste cose porta solo al fallimento».


C'è una scena di Pechino Express in cui ti vediamo in una palestra di boxe, lo sport che facevi prima di diventare attore.

«La boxe poteva essere il mio futuro, ma anche la mia rovina perché quando ho avuto la possibilità di diventare un professionista non ero ancora preparato a entrare in quel mondo. Per fortuna Dio mi ha preso da parte, mi ha fatto aspettare la mia occasione (che è arrivata prima con un provino per Gomorra e poi, nel 2020, con Mare fuori, ndr). Eppure all'inizio mi sono sentito perso, recitare non era ciò che volevo nella vita, ma ogni volta che cercavo di chiudere questa porta arrivava sempre una nuova telefonata. Così alla fine l'ho accettato e adesso mi sento rinato».


Raccontaci di più.

«Negli ultimi anni ho avuto a che fare con attacchi di panico, incertezze, dubbi. Però nonostante tutto cercavo di guardare sempre in alto e di seguire una specie di luce. Non so come spiegare questa sensazione... Ognuno di noi affronta delle sconfitte, delle batoste, ha dei momenti in cui si chiede come fare per andare avanti. Anch'io ci sono passato ma posso dire di essere uscito dall'ombra; ora percepisco solo la gioia, sono felice, ho le farfalle nello stomaco da mattina a sera. Mi sento un bambino contento di vivere la vita».

Riesci a ricordare il momento esatto in cui è iniziato questo cambiamento?

«Quando ho visto mio padre lucido, dopo tanto tempo. Ci siamo incontrati una sera nel cortile del palazzo: sentire i suoi consigli mi ha fatto tornare bambino. Ero già in una fase di rinascita personale, spirituale, mentale. Gli ho messo la mano sulla spalla, l'ho guardato negli occhi e ci siamo abbracciati. Penso alla confusione degli anni in cui sono stato solo, ai momenti difficili che ho affrontato pregando, ispirandomi ai video motivazionali, a TikTok. Mi sono aggrappato davvero a qualunque cosa. E poi, quando ho messo una mano sulla spalla di mio padre e ci siamo guardati negli occhi come non facevamo da tempo per me è stato un segno. La sua assenza mi ha fatto capire tante cose, come per esempio che noi figli siamo lo specchio e il riflesso dei nostri genitori».

Il ritrovarsi con lui a cosa ti ha portato?

«Per anni non ho ascoltato le persone a me più vicine. Fa parte di un percorso: nella vita si cresce attraverso le esperienze, anche difficili, ma bisogna essere consapevoli, più intelligenti della vita stessa perché non si cambia da un giorno all'altro, le cose non migliorano se non si decide di fare il primo passo, a partire dalle relazioni familiari. Oggi sono più maturo: sono tornato ad aprirmi, a sorridere, a parlare come forma di terapia. Una cosa che come esseri umani abbiamo trascurato così tanto che non c'è più comunicazione tra noi e l'altro».

E se ripensi a quando eri bambino?

«Avevo dei demoni interiori, molto grandi e spaventosi e difficili da sconfiggere. Sapendo quanto fa male consiglio ai ragazzini che sono in difficoltà di sfogare l'energia che hanno dentro in qualcosa che li appaga: la musica, lo sport, il lavoro. Qualsiasi tipo di mestiere è un'arte. E non conta ciò che si fa, l'importante è agire».

L'altra scena di Pechino Express che ci è rimasta impressa è la reazione commossa al messaggio della tua fidanzata (la tiktoker Gioia D’Ambrosio, ndr). Quanto conta l'amore nella tua vita?

«Relazionarmi con lei mi ha portato a conoscermi davvero. Prima pensavo di essere una persona perfetta, e forse tutti crediamo di esserlo, anche se non è così. Stare in coppia mi ha permesso di vedermi per come sono davvero e di migliorarmi. Perché l'amore da un lato ci regala la scoperta di noi stessi e dall'altro ci protegge. Io mi sento protetto dall'amore, dall'avere una persona che mi ama: chi coltiva la sua terra avrà pane da saziarsi».

Che tipo di padre potresti essere?

«Severo ma dolce, sicuramente un amico, capace di dare a mio figlio dei consigli saggi. La famiglia è importante e qualunque cosa faccia un genitore il rapporto padre-figlio non si può negare».

Assomigli a Pino 'o pazzo di Mare fuori?

«Su questo si è creata parecchia confusione, io non sono Pino! Ho anch'io un cane, un'infanzia difficile alle spalle ma a volte le persone hanno le idee poco chiare perché credono a tutto quello che vedono in televisione. E pensano che io abbia lo stesso carattere di Pino. E invece no, siamo completamente diversi».

Cosa ti auguri per il tuo personaggio, c'è redenzione per lui?

«Pino deve crescere in modo positivo perché è ha una luce dentro, è già riuscito a cambiare, a migliorarsi. Ma io non ho fatto nient'altro che interpretare uno script, il lavoro vero l'hanno fatto gli sceneggiatori e quindi adesso dipende tutto da ciò che scriveranno. Io spero in un'evoluzione positiva perché se c'è una rinascita bisogna crederci fino in fondo…».

Andiamo un po' su di te. Amici ne hai? Quanti?

«Pochi. Ho tante conoscenze, ma pochissimi fratelli consiglieri, amici fidati che valgono oro».

E qualche sogno professionale?

«Le aspirazioni e i sogni sono veramente grandi. Adesso stanno arrivando anche dei segnali quindi sono molto contento ma sono il tipo d'uomo che non ama parlare di ciò che non è certo. Preferisco mettermi al lavoro e impegnarmi per raggiungere i miei obiettivi».

Hai rapporti con l'Ucraina? Com'è questo periodo di lontananza?

«Per me è molto difficile. Di notte vedo i bambini e la distruzione e la rovina. Con il cuore sono sempre lì, nel villaggio dove sono nato… Ma le circostanze mi hanno fatto crescere a Napoli, io sono stato adottato da questa città, per me la migliore al mondo».

Napoli è una grande città, sorprendente.

«È così, vincere a Napoli ti permette di vincere nel mondo, perché la cucina italiana è la più buona, e il sole e l'energia che ci sono a Napoli non si trovano da nessuna parte. Mi piace frequentare l'ambiente della moda, fare le vacanze, vivere il lifestyle. Mi ci sento bene ma sto meglio quando sono tra i ragazzi del mio quartiere».

Perché sei rimasto ancora "puro" rispetto al successo.

«Chi vive la difficoltà vera poi sa gestire anche la popolarità, ne vede i confini. Io affronto la vita facendo del mio meglio, senza crearmi troppe aspettative. Faccio il mio dovere quotidiano e per il resto mi rimetto alla fede in Dio».