In Italia quasi ogni giorno leggiamo purtroppo di donne molestate, picchiate, perseguitate o uccise dal proprio ragazzo, marito o ex. Come si spiega questa frequenza impressionante, che sembra crescere via via che il mondo dà invece sempre più spazio ai talenti e alle capacità femminili? Definirla un'emergenza non basta. I numeri ci raccontano di una società profondamente infiltrata da retaggi culturali sessisti e distorti che portano troppi uomini a odiare le donne. «Tra questi preconcetti, esistono anche molti stereotipi sulla violenza sulle donne da combattere in quanto sono sbagliati e fuorvianti, nonostante siano diffusi anche tra le ragazze. Impediscono di affrontare le varie situazioni in modo corretto, mettendo in campo comportamenti e strategie appropriate», osservano le psicoterapeute Simona Scalzi e Francesca Scardi, fondatrici di Cerchi d'Acqua, il centro antiviolenza milanese al quale è stata devoluta parte delle quote d'iscrizione alla Cosmopolitan Beauty & Body Run, corsa benefica non competitiva di 5 chilometri che si è svolta a Milano il 13 maggio (per altre info guarda qui). Con l'aiuto delle due esperte, dei dati ufficiali Istat e delle informazioni fornite dal centro antiviolenza, abbiamo smontato una per una le tante false convinzioni che circolano ancora sulla violenza di genere.

1. Gli uomini violenti sono ignoranti

Niente di più sbagliato: secondo i dati del centro antiviolenza Cerchi d'Acqua di Milano, in linea con quelli dei centri antiviolenza D.i.Re presenti sul territorio nazionale, il 65% degli uomini violenti ha un livello culturale e una professione di livello medio-alto.

2. Uscire da sola per una donna è pericoloso

Solo il 3% delle violenze di genere avviene fuori dalle mura domestiche per mano di uno sconosciuto, mentre il 97% viene commessa in famiglia. Insomma, c'è da aver più paura in casa. E soprattutto, c'è da avere più paura di chi non vuole farti uscire di casa!

3. Gli autori di aggressioni contro le donne sono per lo più stranieri

Gli ultimi dati dicono che da gennaio a luglio 2017 sono stati denunciati per violenze di genere 1.534 italiani e 904 stranieri, un dato che però va rapportato all'incidenza della presenza di questi ultimi nel totale della popolazione. Inoltre, poiché come si è visto la maggior parte delle aggressioni avviene in famiglia, al di là di singoli drammatici fatti di cioè molto più probabile venire aggredita da un proprio connazionale che da un uomo proveniente da un altro Paese. Se poi si confrontano le nazionalità delle vittime e quelle degli aggressori si scopre che percentualmente sono più le donne di origine straniera a essere vessate da italiani, che viceversa. Senza contare che il fenomeno è comunque ancora sottostimato perché spesso le vittime non denunciano. In generale, solo il 20% delle aggressioni viene segnalato alle forze dell'ordine.

4. Se un uomo reagisce con violenza è perché in realtà sta soffrendo

Molti pensano che dietro a un marito o un fidanzato violento ci sia un disagio psichico conclamato, problemi di alcolismo o di abuso di droghe. Niente di più lontano dalla realtà: gli uomini aggressivi con questi disturbi sono una percentuale minima (circa il 20%). Si tratta di un falso mito oltretutto pericoloso perché induce le vittime a giustificare i comportamenti violenti del proprio compagno con l'idea che "poverino si comporta così perché sta male anche lui". I maltrattamenti non sono quasi mai associati a uno stato di disagio personale ma hanno sempre a che fare con l'abuso di potere.

5. L'aumento delle violenze domestiche è colpa della crisi

I numeri dicono che le aggressioni si consumano all'interno di coppie di tutti gli strati sociali. Se infatti il 70% degli uomini violenti ha un'occupazione regolare, e oltre la metà (65%) percepisce addirittura un reddito professionale medio-alto, la situazione delle loro vittime è speculare: il 65% delle donne maltrattate lavora e molto spesso in ruoli e professioni di spicco (63%). Non è dunque lo stress da disoccupazione la causa di violenza.

6. Finché lui non alza le mani non è un uomo violento

Non solo la violenza può essere anche soltanto psicologica, ma molto spesso è addirittura più pericolosa e invalidante di quella fisica innanzitutto perché è più difficile da riconoscere. Secondo i dati Istat presentati nel 2015 più di 8 milioni di donne hanno subito violenza psicologica dal partner o dall'ex. Ne esistono diverse forme, spesso associate tra loro: da quella verbale alla violenza economica, per cui l'uomo esercita il totale controllo dei soldi impedendo alla propria compagna, che pure lavora e ha uno stipendio, di gestire in modo autonomo bancomat e conto in banca. Un'altra forma di violenza è l'isolamento: il partner progressivamente impedisce alla donna di coltivare le relazioni con familiari e amici.

7. Se lui vuole controllarti il cellulare è "solo" perché è geloso e ti ama moltissimo

Se un uomo ti ama davvero ti rispetta. Si fida di te e non invade il tuo spazio personale. Pretendere di guardare chi ti ha mandato messaggi non è un segno d'amore ma il sintomo di un comportamento psicologicamente violento motivato dal desiderio di controllo. Propio così, l'amore e la gelosia non c'entrano nulla: se lui ti controlla lo smartphone sistematicamente sta esprimendo la volontà di avere il potere assoluto su di te, sulle tue relazioni, sui tuoi spostamenti. Fai molta attenzione perché potrebbe essere un primo passo verso una escalation di violenze psicologiche e fisiche. La prossima volta potrebbe anche vietarti di vestirti in un certo modo o picchiarti perché secondo lui hai flirtato con un altro. Ricordati che l'uomo violento sposta sempre sulla propria vittima la colpa delle proprie reazioni. La sua frase preferita è: «Tu mi hai provocato».

8. Un uomo violento può cambiare

Le esperte sono d'accordo nell'affermare che riuscire a cambiare un uomo violento all'interno di una relazione di coppia è un'impresa difficile. Ed è impossibile la mediazione. Se il partner è violento occorre separarsi e allontanarsi il prima possibile da lui.

9. Una donna che subisce violenza è una persona fragile che non è riuscita a farsi rispettare

Esiste una sorta di marchio sociale che stigmatizza le vittime, come se fosse colpa loro, che subiscono e magari restano a lungo in silenzio. Se i tempi di reazione spesso sono lunghi, però, non è per incapacità. È l'effetto della violenza, che è corrosiva: più si resta esposte al suo veleno e meno energie vitali restano per difendersi. Quando un uomo sabota l'autostima della propria partner in ogni modo, infatti, finisce per indurla ad avere paura di prendere qualsiasi decisione in modo autonomo. La verità, è che gran parte delle donne che sperimentano la violenza domestica sono persone colte, istruite, ammirate e stimate sul lavoro. E più è profonda la dicotomia tra ciò che accade in casa e fuori, e maggiori difficoltà incontrano a riconoscere il problema perché tendono a nasconderlo e minimizzarlo per vergogna. Così, per la stessa ragione, e per un distorto meccanismo di difesa, non chiedono aiuto a nessuno.

10. Da un uomo violento ci si può liberare da sole

Al contrario, chiedere aiuto è un passo necessario perché l'esposizione alla violenza è traumatica e mina profondamente l'autostima. Non c'è nulla di male, dunque, a rivolgersi a un centro specializzato per iniziare, se necessario, un percorso di allontanamento in una residenza protetta, trovare una prima assistenza legale, ma anche psicologica. Cerchi d'Acqua, per esempio, offre a tutte le donne una terapia gratuita per elaborare il trauma. In più, offre gruppi di auto aiuto. Confrontarsi con altre donne che hanno vissuto le stesse esperienze è molto importante perché dà una mano a uscire dall'isolamento colpevolizzante nel quale gli aguzzini tendono a imprigionare le proprie vittime.

11. Per fortuna le violenze di genere sono rare

Secondo l'Istat un'italiana su 3 (il 31,5% delle donne, ovvero circa 7 milioni) subisce almeno una violenza fisica o sessuale per mano di un uomo nel corso della vita.