È andato in scena nei giorni scorsi a Milano, il DATE la fiera dell'occhialeria di ricerca, ideata da Dante Caretti, che punta i riflettori sui migliori designer al mondo legati all'accessorio che più di ogni altro caratterizza la personalità: l'occhiale. Teatro della manifestazione il The Mall, nell'epicentro della nuova Milano, a un passo dal Bosco Verticale. Ecco la nostra top ten.

Masahiro Maruyama

È un design asimmetrico il suo. È ricerca pura che arriva direttamente dal Giappone e che si candida a essere l'apripista di una nuova generazione di puro design avanguardistico. Sono linee e tagli all'apparenza imprecisi, fatti su materiali leggeri, pregiati e che trovano la loro forza nell'essenzialità. Sono forme che nascono da una domanda di perfezione e dal classico stile Ding che non può essere imitato e che vede la sua prima alba nella città di Sabae, nella prefettura di Fukui, in una vecchia fabbrica, laddove l'artigianalità è ancora un valore aggiunto. È ricerca che si fa realtà, è un occhiale montato e modellato a mano. Sempre, da sempre.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Pugnale & Nyleve

Loro concepiscono l'occhiale come una sintesi della personalità, dello stile. Una divisa con cui ci si presenta al mondo. Nascono seguendo questa filosofia gli occhiali firmati Pugnale & Nyleve con sede a Fagagna, in provincia di Udine. Sono design, lusso, tecnologia e ricerca stilistica. Infrangono schemi, attingono a risorse hi-tech, a nuove forme e al prestigio di materiali e lavorazioni capaci di regalare quel necessario surplus di bellezza e qualità. Sono collezioni completamente Made in Italy e non sono un semplice accessorio ma un mondo capace di conservare influssi dagli anni '50, le texture ricercate dei broccati, l'inconfondibile stile aviatore. Un occhiale che si fa emblema di un lusso senza compromessi.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Barriqule

Sono attuali perché nessuno più di loro pensa alla sostenibilità, al riciclo e affonda le radici in un terreno quanto mai fertile. Parliamo di Barriqule il brand nato del 2014 nelle Langhe, da un'idea del direttore creativo Lorenzo Del Tufo. Terra di buon vino, patrimonio mondiale dell'Unesco, laddove nasce il miglior Barolo e Barbaresco che l'Italia possa vantare in carta ed è proprio tra le vigne e nelle cantine che prendono vita questi occhiali con le aste in legno, nate dal riciclo delle botti. Le barriques in gergo locale sono le piccole botti francesi usate per affinare il vino, le barricule invece sono gli occhiali ed proprio unendo queste due realtà e sfruttando la cantina secolare del nonno di Lorenzo che nasce questo nuovo modo di concepire il lifestyle, tutto italiano e decisamente fuori dagli schemi. Alla prima collezione declinata in tre modelli unisex con aste in legno di rovere riciclato da barriques, esauste, ha fatto seguito la variante GLASS in acetato di cellulosa Mazzucchelli e il pezzo forte della collezione: STEEL. Altro materiale nobile, da amare prima ancora di essere indossato, l'acciaio.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Kuboraum

Maschere moderne. Sono progettati in Germania, a Berlino, ma sono realizzati artigianalmente in Italia, e non sono occhiali ma maschere. Sono stati scelti da Marina Abramovic, dal campione Nba Lebron James, dagli attori Gerard Butler e Raoul Bova, oltre a Cesare Cremonini. Sono originali, ironici: nel nome una chiara allusione a una "stanza cubica": un rifugio nel quale poter dare libero sfogo a tutte le sfumature che ogni donna e uomo conserva dentro di sé. Occhiali disegnati sul volto di chi andrà a indossarli, quelli del brand italo-berlinese, capace in soli tre anni di stravolgere il mercato, vendendo oltre 23 mila pezzi, e tutto grazie all'estro del designer Livio Graziottin e al manager Sergio Eusebi, sodalizio, il loro, nato dopo un casuale e quanto mai favorevole incontro a una mostra. Accentuano, proteggono, nascondono, danno rifugio. Occhiali-scultura nati da una lima, bruciati, massicci.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Bob Sdrunk

Non fatevi confondere dal nome, perché sono italiani. Italianissimi. Sono vintage ma non solo. Un po' retrò nell'ispirazione e seguono il mood newyorkese nelle linee, nei colori, fino alle montature e ai singoli dettagli di ogni modello presentato al DATE e declinato nelle collezioni Uomo/Donna. C'è il legno, il tanto in voga modello cat-eye, l'artigianalità che contraddistingue noi italiani in tutto il mondo da sempre e poi c'è una idea ben precisa alla base, dalla quale poi nasce tutto il resto: unire moda e design. Mai come in questo caso l'inizio è posto laddove volge lo sguardo: al futuro.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Costume National

Sono gli occhiali sviluppati dall'omonimo brand di moda, nato nel 1986 da un'idea del direttore creativo Ennio Capasa. Li trovate sulle passerelle durante la settimana della moda e nascono da una collaborazione iniziata nel 2013 tra Jplus e la famosa maison. Da una parte Ennio Capasa, dall'altra Alessandro Martire: due teste per dar vita a collezioni di occhiali piene di stile, come due sono le parole chiave: innovazione e sperimentazione, sunto chiaro e strillato dello stile avante-garde del marchio italiano. I primi modelli sono stati presentati durante la Milano Fashion Week / Primavera-Estate 2014. Sono occhiali farfalla by Mazzucchelli spessi non più di 8mm. Oggi ci si concentra sui contrasti di luce e ombre, sembra di essere sul set di un film noir. Must have il modello da sole con mascherina integrata.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Spektre Sunglasses

Anche in questo caso restiamo in Italia e parliamo di Spektre, brand di occhiali nato a Milano nel 2009 e venduto oggi in oltre 56 paesi in tutto il mondo. Occhiali eleganti che strizzano però l'occhio allo street style delle grandi metropoli. Collezioni declinate nelle iconiche tonalità che da sempre riescono a definire un carattere, come anche una personalità. Parliamo di un prodotto completamente Made in Italy, declinato in modelli non solo unisex e capaci di vestire tutte le occasioni, da un bagno di sole ai Caraibi, alle piste innevate delle Alpi. Occhiali che si fanno cornice di volti e di momenti da fissare nella testa. Preparatevi all'evoluzione del MET-RO: una forma a goccia, a dir poco eccentrica. Alla variante DOPPIO PONTE, sofisticato e di chiara ispirazione anni '70. Da una collaborazione con il designer milanese Leonardo Talarico, nasce invece la limited edition in METALLO con telaio in acciaio inox.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Hoet

Loro sono il futuro. Perché sono occhiali stampati in 3D. Loro sono il meglio che il mercato possa concepire e non a caso si sono appena aggiudicati il Silmo d'Or a Parigi. Sono montature perfette, create specificatamente per ogni singolo volto che andranno a vestire. Il tutto nasce dalla collaborazione con lo studio di design belga, al quale fa capo Bieke Hoet. Due le collezioni presentate: la COUTURE firmate dal padre di Bieke, Patrick Hoet, e declinata in cinque modelli, dove la parte anteriore degli occhiali è fatta in titanio con una struttura geometrica aperta, resa possibile solo grazie alla tecnica di stampa 3D. E poi c'è la CABRIO Collection, di cui Bieke è responsabile. Sono occhiali esclusivi, senza tempo e senza marchio visibile. Edizioni limitate, come la loro distribuzione, concepite per rimettere chiaramente in discussione ogni possibile moda e assioma fino a quel momento in vigore nel mondo dell'occhialeria.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Linda Farrow

Se si parla di occhiali di ricerca e di tendenza non si può certo non parlare di Linda Farrow e delle innumerevoli collaborazioni tali da rendere i suoi occhiali unici al mondo. Forme iconiche, nate negli anni '70, per essere indossate da icone di stile, occhiali creati per Madonna, Kate Moss, Lady Gaga, per Anna Dello Russo, per Chiara Ferragni, per Beyoncé. Come la collezione da sole completamente in plexiglass, creata con telaio e lenti in unico pezzo e lanciati sul mercato nel 2010; o quelli firmati dal re del design per eccellenza, Jeremy Scott, nel 2011. Sono sfacciatamente lussuosi, indiscutibilmente eccentrici, dei veri e propri pezzi da museo. La prima a sposare il brand inglese fu Yoko Ono poi la seguirono i designer più acclamati al mondo (Dries Van Noten, Oscar de la Renta, The Row, Matthew Williamson, Kris Van Assche). Tra gli anni '70 e '80 furono oltre 2000 i disegni di occhiali da sole vintage prodotti, prima di arrivare alle linee di lusso 18K e Luxe. Oro puro per un occhiale che si fa gioiello.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Platoy

Arrivano dal Giappone e il loro nome in realtà è un gioco di parole: "play plastic toys" anche se in realtà gli occhiali che presentano a Milano, in occasione del DATE, sono realizzati a mano con la cura maniacale che da sempre contraddistingue i giapponesi. Montature che definire importanti è riduttivo, spesso presentante con lenti di colore diverso. Sono occhiali di nicchia, per veri intenditori, che fino a non tanto tempo fa era quasi impossibile trovare in Europa e che portano la firma dell'illustratore, ancor prima che designer, Akira Ishiwatari. Occhiali che fuggono dalla logica della grande distribuzione, a favore di uno spirito quanto mai anticonformista.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images