Conosciamo da alcuni anni Giuseppe Di Rosalia, palermitano, classe 1990, per la sua presenza sul web e grazie alla sua penna ironica, al suo sguardo disincantato sulla moda, che gli hanno permesso di distinguersi in un panorama di outfit blogger e poca critica. Ora il mondo di Giuseppe Di Rosalia si amplifica e arricchisce grazie ad un'avventura vera e propria nel mondo del prodotto. In collaborazione con la designer Valentina Bellotti, milanese, ma anche lei di origini palermitane, nasce #ittassivuci, marchio di borse che prende forma proprio esaltando le radici siciliane dei due. Così Giuseppe e Valentina hanno reso moderno e cosmopolita "U' panaru", il cestino che per secoli le donne del sud hanno usato in tanti modi diversi, declinandolo in cinque varianti, tutte affascinanti omaggi a Palermo, ai suoi luoghi e alle sue tradizioni. Quindi "Cannolo" è in color cialda, con dettagli crema e ciliegia candita, mentre "Mercato del Capo-Amunì" non solo è ispirato ad un graffito nel famoso mercato palermitano, ma rimanda ad una espressione dialettale, amunì sta per andiamo. "Forza Palermo" usa i colori della squadra di calcio, "Zisa" a quelli del castello che si trova nel quartiere arabo dallo stesso nome, dove Di Rosalia è nato e cresciuto, per la variante "Foro Italico" l'ispirazione è il pavimento di questo storico lungomare. Sembra un invito a scoprire le bellezze di Palermo, che noi abbiamo accettato intervistando Giuseppe per saperne di più.

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Come è nata l'idea di una tua linea di borse?

«Sono anni che mi ripeto: "Devo fare borse!", ma per forza di cose ho dovuto sempre rimandare. Poi ho incontrato Valentina Bellotti, che capisce meglio di chiunque altro i miei pensieri e le mie ossessioni trasformandole in materia, e parlando abbiamo deciso di buttarci insieme in un'avventura del tutto nuova, almeno per me. Così abbiamo unito le nostre tradizioni culturali e il nostro desiderio di voler creare un prodotto "unconventional". E otto mesi dopo eccoci qua».

Da cosa nasce il nome, curioso e spiritoso, che hai dato alla linea?

«#ittassivuci è una frase che racchiude mille stati d'animo. La parola viene dal dialetto palermitano, tradotta in italiano significa "buttare voci", ma non è da intendere come buttare le parole al vento, anzi. Per quanto mi riguarda, ittassi vuci, non è solo l'azione del gridare, ma, appunto, un vero e proprio stato d'animo, poiché per noi palermitani una parola, un'espressione non ha mai solo il senso letterale, ma si estende, si espande, riunisce, coinvolge, ecco perché ittassivuci, diventa espressione di ben altro. E mai come ora è il momento di buttar fuori la voce per far valere il proprio pensiero».

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Per chi sono queste borse, quale il target di riferimento?

«Il target per questa collezione è molto trasversale: penso che le nostre borse siano adatte a tutte, dalle ragazze che vogliono un prodotto fresco alla signora che vuole una borsa dal look moderno».

In che modo la tua attività sul web, come blogger e fashion writer, ha influenzato il progetto?

«Io ho iniziato a scrivere sul web che avevo quindici anni, grazie al mio blog e alle testate con cui ho collaborato ho capito come funziona il mondo della moda, ma più di tutto ho compreso in che modo posso aiutare le donne a sentirsi bene. Il web è stato un grande appoggio, ma ho cercato di non confonderlo, né di mischiarlo, con la collezione».

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Quali progetti hai per il marchio?

«Insieme a Valentina ho già in testa la voglia di espandere il dialetto palermitano oltre i confini dell'isola e dell'Italia stessa, di aggiungere alla collezione altri quartieri di Palermo e trasformarli in colori, storie, passioni prima e borse dopo. E poi stiamo pensando ad un nuovo modello sempre "thought in Sicily"».