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Uno spettro si aggira tra le coppie: è lo spettro del rough sex, del sesso duro, forte, rude, brutale, violento. C'è lo spanking, lo slapping, il choking (in genere, le mani intorno alla gola), il gagging (questo lo cercate su google), i graffi, i morsi, le parole pesanti, le manette, gli strattonamenti e tante altre amenità, insomma qualsiasi cosa rientri nel mood: "lui fa quello forte e lei fa quella debole".

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Con il bdsm vero e proprio non c'entra, perché qui sono un uomo e una donna che fanno sesso, non un master e una slave. Molti lo fanno, ma nessuno ne parla. Ma soprattutto, moltissime donne superati i 30 anni lo vogliono, e lui mica sempre lo capisce. È comprensibile: dopo anni passati a dire che siamo pari e la violenza no, per carità, come glielo spieghi agli uomini che una sculacciata qui, o uno schiaffetto là possono essere graditi?

Poi, mica tutti devono (o possono?) emulare Rocco Siffredi. Tant'è vero che è di questi giorni la notizia che il porno attore James Deen, spesso molto rough sul set, è stato accusato di violenza sessuale da sue tre colleghe (di cui una è la sua ex fidanzata). Ma quando il sesso duro è consenziente, quindi è fatto bene, può essere uno psicodramma che può riequilibrare una coppia. Che può, almeno a letto, ristabilire vecchi ruoli, anche se in modo teatrale e forzato, e farti tornare a vivere, foss'anche solo per una mezzoretta sudata, nell'eldorado del gender (sarà mai esistito?) in cui gli uomini erano uomini e le donne erano donne.

Perché il sesso duro piace alle donne?

Marcella, una commercialista di 34 anni, mi dice che le cose sono cambiate di recente: «Se qualche anno fa mi avessero detto che per me la cosa più eccitante sarebbe stata quella di farmi schiaffeggiare mentre ho un rapporto orale non ci avrei mai creduto...». E Marco, un 44enne single, molto di sinistra e molto tombeur, è d'accordo: «Ormai non ne trovi una che come minimo non voglia essere sculacciata. Non so che cosa sia successo negli ultimi anni nella testa di voi donne, ma ormai è così».

Ecco, non è che io sia proprio così sicura che siamo tutte lì pronte a farci sculacciare, ma è innegabile che la fantasia sessuale di essere presa con la forza è da sempre la numero uno per le donne: già se ne parlava nel 1973 nello storico Il mio giardino segreto di Nancy Friday, il primo libro che ha cercato di analizzare il desiderio femminile. Solo che nel 1973 mica tutte lavoravamo. Ora invece sì.

«Oggi le donne in famiglia fanno tutto: portano i soldi a casa e i figli a scuola, fanno da mangiare e la spesa», spiega la psicologa e sessuologa Francesca Romana Tiberi. «L'autorevolezza della figura maschile non c'è più. L'abbiamo voluto noi, per carità. Ma il minimo che il compagno di questa donna possa fare alla sera è assumere il comando a letto. Almeno lì».

Ma se fino a qualche anno fa "assumere il comando a letto" voleva dire semplicemente fare l'amore con la propria compagna, oggi invece, per ristabilire l'equilibrio dei ruoli sessuali (fondamentali perché ci sia desiderio, perché io mi sento tanto più donna quanto più sono diversa da te maschio, è la polarizzazione dell'identità di genere) il semplice scopare non è sufficiente. Oggi bisogna scopare di prepotenza. La crisi dell'identità maschile è così profonda, con tutti gli hipsterismi del momento, tra barbe glitterate e jeans con il risvolto, che per mettere il segno + di fronte all'indice di mascolinità bisogna che un uomo assuma atteggiamenti che anni fa erano considerati disdicevoli, ma che invece oggi sono la rappresentazione teatrale di quella forza persa.

Quando il rough sex è diventato mainstream?

Qual è stata la prima volta in cui abbiamo cominciato a parlarne? La risposta è venuta un giorno, dal niente, mentre stavo riordinando l'armadio (rinomatamente una delle mie fasi più creative): Rocco Siffredi e la famosa scena dello sciacquone. Quella cioè in cui lui ha un rapporto anale con una donna, continua a dirle che è una zoccola e nel bel mentre le mette la testa nella tazza del water e tira l'acqua. «Rocco è stato uno dei primi a introdurre scene di rough sex nell'hard grazie a John Stagliano, il regista che rivoluzionò il porno con i gonzo, i film praticamente senza sceneggiatura girati con la camera a mano», conferma Federico Zecca, ricercatore di porn studies del Dams di Gorizia, autore di Porn after porn. Contemporary alternative pornographies (Mimemis). «Ma non dobbiamo pensare che sia stato il porno a creare un bisogno: è fatto per vendere, semplicemente mette in scena quello che vuole il pubblico. È vero però con con gli anni il porno si sta laicizzando, sta entrando nella vita di coppia. Si stanno innovando le culture sessuali, e oggi due sculaccioni possono essere considerati normali». Tant'è vero che Rocco oggi viene considerato uno che le donne le capisce, ed è totalmente sdoganato in tv: dopo programmi come Ci pensa Rocco, l'Isola dei Famosi e il Grande Fratello, a gennaio dovrebbe partire Casa Siffredi su La5, un reality sulla sua vita quotidiana tra famiglia e Hard Academy.

Rocco Siffredi e John Stagliano, ovvero due miti del porno, spiegano perché il rough sex piace alle donne

«Ormai è quasi 25 anni che faccio rough sex, e sono convinto che una donna a letto per sentirsi femmina per davvero, voglia abbandonarsi, dimenticarsi come si chiama e che desideri sentire la forza di un uomo», racconta Rocco Siffredi. «Ne ho conosciute tante, e solo pochissime non rispondono a questi input, magari perché hanno avuto brutte esperienze. Anche le dominatrici professioniste poi nella vita vera vogliono uno di polso. Per farlo però devi avere un autocontrollo totale e capire chi hai di fronte. Bisogna cominciare piano, guardarla negli occhi, vedere se lei si eccita, cosa ti comunica il suo corpo. E poi crescere di intensità. Sul set tanti giovani attori, appena dico "azione", fanno i violenti. Io fermo le riprese, e loro mi dicono: "Rocco, this is your style". Ma non lo è per niente, e la cosa mi frustra. Se non capisci che cosa vuole la donna, e fai solo di testa tua, allora non vali niente. Come uomo e come attore».

Dello stesso parere è il regista John Stagliano, uno dei mammasantissima del porno, proprietario della Evil Angel, una delle più grandi case produttrici di adult entertainment al mondo:

«Per tantissimi anni non ho capito che cosa davvero volevano le donne a letto. Credevo di essere un tipo in gamba, comprensivo, ma non era vero: non avevo polso. Poi quando ho visto Rocco in scena mi è stato molto chiaro: quello che lui sperimentava con le donne attraverso il rough sex era un rapporto molto intimo e profondo, molto di più del sesso "normale". Se capisci come usare questo potenziale con le donne, hai molte più chance di portarti a letto chi vuoi. Ma devi sempre ricordarti che è la donna ad avere il potere: è lei che stabilisce i limiti. Non ci deve essere violenza. Altrimenti è stupro, ed è tutto sbagliato».

Cosa ne pensa una regista hard donna

Tutti questi discorsi hanno senso e sembrano anche ragionevoli. Ma sono fatti da due uomini che per tutta la vita hanno lavorato nel porno pensato per un pubblico maschile. Che cosa ne pensa invece la registaErika Lust, con che la sua casa Lust Films fa da anni film porno women friendly? «Sicuramente le donne sono sempre più interessate a esplorare il rough sex. E non è certo una pratica degradante, anzi può essere grandioso, ma deve essere consensuale. Uno non può prenderti con forza senza neppure avere la decenza di chiederti se è così che ti piace. E poi è sbagliato pensare che piaccia a tutte: alcune vogliono dominare, oppure invece semplicemente condividere».

(Leggi qui l'intervista sul rough sex a tre registe porno)

Ora le donne chiedono il sesso duro, nudo e crudo

Ma Rocco non stato l'unico a lavorarci i fianchi sul rough sex. Quattro anni fa c'è stato il successo mondiale del libro Cinquanta sfumature di grigio e quest'anno del film omonimo. Erroneamente si è creduto che all'improvviso le donne fossero diventate fanatiche del bdsm. Ma il rapporto vero tra master e slave è una cosa molto complessa, fatta di rituali, parole d'ordine, e a volte il sesso neppure esiste: le schiave, quelle vere, a volte sono solo felici di farsi frustare e basta. Invece, quello che il libro e il film hanno reso mainstream è l'idea dell'uomo forte a letto. «A qualche anno di distanza da questo fenomeno di costume, probabilmente le donne hanno interiorizzato la cosa e ora si sentono più autorizzate a esternare i loro desideri», riprende la psicoterapeuta e sessuologa Francesca Romana Tiberi. «Ora si concedono la possibilità non solo di considerare plausibile questa fantasia, ma anche di dichiararla. Senza timore di pregiudizi. Ma spesso gli uomini non colgono: schiacciati dalla loro donna decisionista e dalla routine, non muovono un dito, salvo poi diventare fantasiosi con l'amante di turno».

Racconta Silvia, 32 anni, avvocato.«Ci ho messo un po' ad avere il coraggio di dire al mio ex che volevo da lui un approccio più forte. E quando ce l'ho fatta, quando gli ho detto che volevo che mi mettesse una mano intorno al collo mentre facevamo l'amore, lui mi ha dato della matta. Mi sono sentita una cretina. Poi però quando l'ho tradito con un uno che ha capito quello che volevo, e mi ha incollato al muro e sculacciato la prima volta che abbiamo fatto sesso, ho realizzato che non ero una cretina».

Da Los Angeles mi scrive un altro mostro sacro del porno contemporaneo: Joanna Angel, regista, attrice e produttrice e fondatrice della BurningAngel Entertainment.

«Gli uomini siano confusi dall'idea di rough sex. Da sempre si sentono dire che alzare le mani su una donna è una cosa brutta, e quando si trovano davanti una che invece lo richiede, sono disorientati. E poi non capiscono cosa devono fare: se sono troppo leggeri lei è insodisfatta se ci vanno giù duro, lei si arrabbia. Insomma, quando fai rough sex devi parlare, comunicare, devi proprio cercare di capire chi hai di fronte. E mica tutti sono disponibili a farlo. Può essere estenuante per alcuni uomini. Che alla fine preferiscono farlo normale, senza troppo impegno, e morta lì».

Poi arriva Gabriele, un commerciale di 38 anni e mi chiarisce il concetto: «Io le richieste le capisco, ma non me la sento di mettermi a fare il violento a letto. La verità è che ho paura di me stesso. Perché so che se comincio a fare sesso selvaggio in quel modo lì poi ci prendo gusto. È una parte di me che è nascosta, a volte la libero quando vado con le prostitute. Ma per il resto preferisco starmene tranquillo, così non ho casini anche sentimentali».

Insomma, non vorrei dire, ma gira che ti rigira, vedi che alla fine la colpa è sempre del solito maschio che non vuole mettersi alla prova? Però visto che nel sesso non puoi mai dire, e poi può pure succedere che esistano uomini cui non piace fare i duri a letto e donne cui non piace un approccio volitivo, a provarci non si perde niente. Tipo quando si era bambini e si giocava alla mamma e al papà: facevamo che io ero la femmina, e tu eri il maschio e andavamo a letto assieme.

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