DUE RAGAZZE RACCONTANO

«"Sì, sono gay". Questa è stata la risposta di mio padre alla mia domanda: ero adolescente e i miei amici mi avevano instillato dei dubbi. All'inizio non ci ho creduto, ma ho pensato ugualmente di parlarne con lui. Il risultato: un sì che mi ha dato un senso di profonda tristezza per il fatto che aveva nascosto proprio a me, sua figlia, i suoi reali sentimenti. Non si era fidato dell'amore che ci legava.

C'è stato bisogno di tempo per capire e accettare. Ho sempre stimato le persone per come sono, per come trattano gli altri e per come si prendono cura dei propri cari, non per la natura dei loro desideri più intimi... Ma avevo comunque mille dubbi! Mio padre non aveva "cambiato vita": aveva lo stesso lavoro, le stesse amicizie, la stessa famiglia.

Eppure, aveva un diverso orientamento sessuale rispetto a quello che pensavo: mi sembrava strano pensare che lui, gay, avesse avuto relazioni sessuali con una donna, mia madre (questa cosa mi lasciava costernata!). È stato fondamentale, quindi, poter contare su di lui in ogni momento e per qualunque dubbio. Ogni volta, dopo aver parlato con lui, l'empatia cresceva e riuscivo a comprenderlo davvero.

Anche mia mamma è stata straordinaria: grazie a lei ho imparato cos'è l'amore, al di là della idea romantica imposta dalla società, e ho capito che amare una persona significa lasciarla libera di essere se stessa sempre (a patto che non si faccia del male e non lo faccia a chi la circonda). È così che il rapporto con mio padre è tornato a essere sereno.

E anche più sincero, perché libero dal tabù di non poter parlare delle sue amicizie e dei suoi compagni. Purtroppo, quest'esperienza mi ha anche insegnato che alcune persone giudicano senza conoscere, muovono critiche che non sono costruttive e insultano con il solo scopo di danneggiare l'altro. Ho imparato quanto discrimini la nostra società e come possa arrivare a escluderti. Non è stato facile accettarlo, è per questo che ho deciso di raccontarvi la mia storia e di lottare ogni giorno per ciò che mi sembra giusto.

Adesso, se un'amica mi confidasse di vivere la mia stessa esperienza, la esorterei a parlare con suo padre. Forse è difficile, ma lui ti ha dato la vita, dedicargli un pomeriggio è il minimo che puoi fare! Le direi anche di ascoltarlo attentamente pensando a lui semplicemente come a una persona, senza giudicare il suo orientamento sessuale.

Inoltre, le farei una domanda: ti piacerebbe se tuo padre scegliesse al tuo posto la persona con cui vuoi dividere la tua vita? Credo di no, perché è una tua decisione, che va rispettata. Ecco: anche la sua merita rispetto. Proprio grazie a questo rispetto reciproco io sono cresciuta e ho potuto conoscere davvero mio padre, arricchendo profondamente la mia vita».
Lucia Peréz Gonzáles

«Mio padre mi ha confessato di essere gay nel momento in cui gli ho detto di essere lesbica. Sinceramente io l'ho fatto per ferirlo perché il nostro rapporto non è mai stato dei migliori. In quel momento il rancore pregresso per i suoi atteggiamenti è sparito e abbiamo entrambi provato a costruire una relazione, non tanto basata sul rapporto padre-figlia quanto sulla comprensione e la complicità.

Purtroppo lui stesso (dico io) fatica ad accettarlo e si rifiuta di dirlo anche agli altri figli, continuando a recitare una parte che fa più male a lui che agli altri. Forse se trovasse il coraggio di essere onesto, il rapporto che (non) ha con tutti noi sarebbe migliore. Con il suo fare da padre-padrone, è riuscito ad allontanare tutti quanti, compresi i suoi fratelli e mia madre.

Ho provato in tutti i modi a stargli dietro, a tollerare la sua totale mancanza di rispetto. Ho pianto, mi ha ferito, mi ha deluso. Temo che lo abbia fatto di proposito. Credo che il suo pensiero sia stato qualcosa tipo: "Se allontano tutti non mi devo giustificare e posso fare finta di aver sempre vissuto una vita da gay".

E questo perché si vergogna con gli etero di essere gay e con i gay di aver vissuto metà della sua vita da etero. Tutto questo mi ha insegnato che bisogna essere se stessi e accettarsi, come bisogna saper accettare le scelte di tutti, senza giudicare.

La sincerità con se stessi porta a quella con le persone più vicine. I rapporti si mantengono a prescindere, e certamente non dipendono dall'orientamento sessuale: se c'era un rapporto di rispetto reciproco prima, ci sarà anche dopo, anche se magari ci vorrà un po' per ritrovarlo. Spero che un giorno mio papà trovi il coraggio di essere sincero con se stesso e che possa essere felice davvero. Chissà che magari in futuro non si possa ricreare quella complicità che, anche se per poco, ho condiviso con lui». Sara Scaratti

UN PAPÀ (GAY) RACCONTA
«Per tanti anni non ho detto ai miei figli della mia omosessualità. Volevo proteggerli, pensavo che fossero troppo piccoli e che qualche parola, qualche commento dei loro amici, avrebbe potuto ferirli. Ma non mi nascondo: avevo anche il terrore di perderli, una paura folle che si allontanassero da me. Poi, a un certo punto, il momento di parlare è arrivato. Come sempre, mi sono consultato con la mia ex moglie, un'amica e un'alleata insostituibile. Abbiamo radunato la famiglia, iniziando con un: "Io e la mamma ci raccontiamo un po'...". Non è stato facile: mi sono perso in mille parole, il discorso stava diventando lunghissimo e difficile. Mi ha salvato mio figlio, 28 anni: "Papà, tranquillizzati. Sappiamo da 15 anni che sei gay e hai un compagno che ci piace tantissimo". Insomma, sono io che sono rimasto spiazzato! Ma quando li ho visti così sereni, ci siamo raccontati a ruota libera, con un bellissimo senso di leggerezza. So che non è facile "digerire" il coming out di un padre, ma credo che trovare il coraggio di parlare e confrontarsi, da subito, senza tenersi il peso di mille interrogativi dentro, dia la possibilità di far crescere il rapporto genitore-figlio, rendendolo più maturo e consapevole».


5 domande difficili, 5 risposte sincere

Sentimenti contrastanti, mille dubbi inespressi... è capitato anche a te? La psicologa Patrizia Marzola ti aiuta a fare chiarezza

Non è facile "digerire" l'omosessualità di un padre. Perché?
1. Spesso si pensa, sbagliando, che tutto ciò che si è costruito insieme non sia vero. La sofferenza del percorso di consapevolezza del padre non passa, perché la portata dell'emozione è troppo forte e spesso si reagisce in due modi: trincerandosi dietro al silenzio o facendosi travolgere dalla rabbia. La soluzione, non semplice, è parlare, parlare e ancora parlare.

Come ci si comporta adesso?
2. Passato lo shock della notizia, tieni a mente che hai sempre a che fare con tuo padre e che l'amore genitore-figlio non c'entra nulla con la scelta sessuale dell'uno o dell'altro. Anche un semplice "ti voglio bene" può infrangere un muro e portare il dialogo a
una nuova maturità emotiva.

Cosa dico a mia mamma?
3. Dipende dal rapporto che avete instaurato e da quello che ha lei con tuo padre. In ogni caso, fa bene farsi domande reciproche come: «Tu come l'hai presa? Cosa pensi? Come ti senti?». Vi farà sentire unite e comprese.

Come cambierà il rapporto con mio papà?
4. Lo scoprirai solo vivendolo. Sicuramente, un padre che ha creato negli anni un clima familiare, basato sulla comunicazione e la condivisione, cercherà lo stesso tipo di dialogo, magari più sincero, di maggiore riflessione. Chi si è chiuso in se stesso, invece, nonostante la rivelazione, potrebbe avere più difficoltà a incanalare il rapporto in una nuova direzione e andrebbe aiutato.

Ma se non riesco proprio ad accettarlo che faccio?
5. Chiediti sinceramente: cosa te lo impedisce? Un pregiudizio? Il fatto che non te l'abbia detto prima? Poi fai una scaletta: ti permetterà di individuare le domande difficili che custodisci dentro di te e che potresti esprimere a tuo papà, per capirlo davvero di più. È questo il primo passo per accettarlo.