Dopo aver avuto un fidanzato disoccupato, uno che alle 17.30 spegneva il pc e alle 17.31 era già fuori dall'ufficio, uno che faceva finta di lavorare nell'azienda di papà (ma in realtà passava il tempo a commentare sui social), ora mi sono beccata un workaholic di quelli veri. Uno la cui ambizione, se sommata alla mia (che pure non scherzo), per custodirla ci vorrebbe l'hangar di un Boeing 747, mentre nel nostro garage c'entrano a stento un paio di motorini.

Negli ultimi 5 mesi (cioè da quando stiamo insieme) ho imparato moltissime cose su di me. Intanto, ho giocato ruoli nuovi all'interno della coppia. Finora ero sempre stata io ad aver bisogno di incoraggiamento, pazienza, sostegno. Ora tocca anche a me pazientare, sopportare, fare il tifo per il successo dell'altro. Ok, non voglio dire che i miei ex fossero dei totali deficienti, però devo ammettere che non ero mai stata con qualcuno che mi somigliasse così tanto: un sognatore, uno che parlando di lavoro pensa in grande, per il quale non esistono limiti. E in effetti, in questi mesi in cui abbiamo iniziato a conoscerci e costruire la nostra relazione, le cose sono andate alla grande per entrambi, dal punto di vista professionale.

Però ora inizio a rendermi conto di quanto io mi senta emotivamente instabile. Prima, con gli altri, tutto ciò che dovevo fare (e già non era poco!) era giostrarmi tra i MIEI impegni di lavoro e la mia vita privata. Adesso si tratta di orchestrare i MIEI impegni con SUOI e POI con la nostra vita di coppia. Un delirio. Perché le difficoltà si moltiplicano e anche se io non sono il tipo che vuole essere sempre al centro dell'attenzione, che non sia aspetta tre telefonate al giorno e la cena romantica ogni sera, tuttavia quando il tempo è poco, rischio anch'io di sentirmi trascurata e frustrata.

Essendo simile a lui, capisco benissimo cosa vuol dire mettere il lavoro al primo posto, essere disposti a fare sacrifici e, in certi periodi, avere in testa un pensiero monotematico (il progetto da presentare, il progetto da presentare, il progetto da presentare). Però, quando si è in carriera ci si sente anche molto soli. E quindi si ha bisogno di qualcuno accanto.

Ed è il dilemma con cui mi confronto ora: dov'è il limite tra essere comprensiva e sentirmi frustrata? Come faccio a gestire la relazione con un partner che c'è solo part-time e la cui disponibilità di tempo non è detto che coincida con la mia? Finora, la più grande lezione che ho imparato è stata la pazienza. Non credo di averne mai usata tanta in vita mia. Ho dovuto dire addio alle chiamate a orari fissi, per esempio. Non solo: spesso la domenica sera la passiamo sul divano con le agende aperte per pianificare quando, la settimana successiva, avremo tempo per stare insieme, chiacchierare, cenare fuori. E non è nemmeno detto che funzioni, perché gli imprevisti fanno parte della vita, quindi spesso spunta una riunione non programmata, un cliente da accontentare subito, un mal di testa che ti fa addormentare prima che l'altro rientri a casa. In realtà sarei ben felice di non dover vivere così.

Però c'è di buono che entrambi siamo assolutamente convinti di voler fare degli sforzi perché la relazione funzioni. La mia arma segreta, finora, è stata la chiarezza: dico tutto quello che penso. E non sempre è facile.

A volte mi arrabbio. A volte mi sembra che lui non senta così forte come me il bisogno di stabilità e certezza. Ma cerco di essere onesta al 100%. D'altra parte, quando il tempo da passare insieme è poco, la comunicazione è tutto. Ed essere sinceri sui proprio sentimenti è fondamentale: non ci si può trattenere per paura di sembrare egoiste. Perché, per quanto amiamo il nostro compagno, non dobbiamo mai, mai perdere di vista le nostre esigenze.

Costruire una relazione richiede compromessi, disponibilità, lavoro da entrambe le parti. Se lo sforzo lo fa solo uno dei due, la cosa non funziona. Alla fine si tratta di capire quanto abbiamo voglia di starci dentro. Molte di noi hanno messo la carriera al primo posto e sappiamo benissimo quanto sia necessario fare dei sacrifici. Sappiamo anche che non possiamo avere esattamente la vita che sognavamo da ragazzine, quando immaginavamo di tenere insieme carriera, matrimonio, amici, vita sociale, successo.

Però abbiamo anche il dovere verso noi stesse di capire ciò che è davvero importante per noi e agire di conseguenza. Il tempo e il modo di tenere insieme le cose per noi fondamentali lo si trova. Non è facile, ma questo vale per tutte le relazioni. Non abbiamo la certezza di riuscire, e anche questo vale per tutte le coppie. Ma non dobbiamo mai dimenticare che una relazione non è una partita che si gioca da soli.

Dunque, se la persona che abbiamo accanto è pronta per ciò che noi abbiamo da offrire, provarci insieme può essere una splendida avventura! Ma se non lo fosse, be'... meglio sole che male accompagnate.