Il glow-up della bellezza sostenibile ha scoperchiato un vero e proprio Vaso di Pandora. Un mercato in costante crescita, attualmente del valore di 1,654 milioni di euro, ma anche pieno di insidie, a partire dal greenwashing. Il risultato è un dizionario beauty fuori controllo, in cui termini come bio, vegan, cruelty-free e naturale vengono utilizzati senza regole. E, spesso, senza consapevolezza da parte dei consumatori, alla nobile ricerca di contenitori plastic-free, prodotti certificati PETA e formulazioni con ingredienti naturali al 90% senza sapere bene di cosa stanno parlando. Troppo spesso, infatti, è difficile mettere a fuoco che cosa davvero si desidera dal prodotto, facendo confusione sulla reale mission dell'azienda e sul significato di alcuni termini fondamentali della bellezza sostenibile come vegan, clean od organico. In attesa che una regolamentazione univoca unisca tutto il mondo sotto la bandiera della sostenibilità, premiando l'impegno delle aziende della cosmesi in campo green, vogliamo regalarvi un vero e proprio dizionario del beauty sostenibile. Non c'è di che!

Termini inesistenti: la questione del "naturale"

Utilizzare il termine "naturale" per descrivere dei prodotti cosmetici non ha senso perché, semplicemente, non significa nulla. O, almeno, niente di precisamente identificabile. All'interno di questo tipo di formulazioni, infatti, potrebbero esserci degli ingredienti di origine naturale, ma uniti ad altri che lo sono ben poco. Un elemento a cui fare molta attenzione, poi, sono le percentuali spesso riportate sui cosmetici: "con il 90% di ingredienti di origine naturale", infatti, è una dicitura adatta a qualsiasi prodotto contenga abbondanti quantità d'acqua. Queste, d'altra parte, potrebbero essere affiancate da numerosi derivati del petrolio, che - addirittura - potrebbe essere considerato naturale, vista la sua provenienza.


Il fenomeno della bellezza Clean

Pulita, con ingredienti sintetici limitati e non inquinante: bellezza Clean significa, soprattutto, scegliere ingredienti e processi non-tossici per il Pianeta e per le persone. Questo, naturalmente, non significa che la Clean Beauty non tolleri gli attivi di sintesi e non è un sinonimo di vegetale, infatti, le formulazioni sono da considerasi "pulite", se non tossiche per l'organismo o l'ambiente, anche se create in laboratorio.

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Masha Raymers//Getty Images
La bellezza sostenibile è ricca di termini non sempre comprensibili.

Bio ed Ecobio, significato e differenze

Perché un cosmetico possa definirsi bio dovrebbe contenere estratti vegetali che derivano da agricoltura biologica certificata. D'altra parte, l'abbinamento di questi attivi puri e rispettosi di pelle e ambiente non è in alcun modo regolamentato e, per questo, potrebbero affiancare petrolati e conservanti aggressivi. Più complessa la definizione di Ecobio. In realtà, infatti, non esiste una legislazione univoca e questo termine, solitamente, si riferisce ai prodotti certificati ICEA, AIAB, ECOCERT o NATRUE e, dunque, rispettosi dell'ambiente. Mancando, però, una norma universale, classificare un prodotto come "ecobio" non è risolutivo e non garantisce che sia sostenibile.


I cosmetici organici

Spesso dimenticati, i cosmetici organici sono così classificati perché costituiti da ingredienti provenienti da agricoltura biologica. All'interno, inoltre, non sono contenute sostanze come conservanti, parabeni, derivati petrolchimici o profumi sintetici. L'origine degli ingredienti, inoltre, è tendenzialmente organica e naturale e, dunque, vegetale, animale o minerale.


Facciamo chiarezza: vegano = cruelty-free?

Spesso associati, vegano e cruelty-free indicano - in realtà - un approccio completamente diverso alla bellezza. Perché un cosmetico possa definirsi vegano, infatti, non deve contenere traccia di ingredienti di derivati animali, anche se estratti senza danneggiarli. Solitamente classificati con VeganOk, queste formulazioni non possono contenere sostanze che non siano etiche e devono, perciò, rispettare l'ambiente. I prodotti cruelty-free, invece, hanno come unico must il non essere testati sugli animali. Gli ingredienti all'interno, infatti, possono essere di derivazione animale, purché vengano rispettati e non danneggiati in alcun modo. Ovviamente, perciò, un cosmetico cruelty-free non è anche per forza vegano. Tecnicamente, poi, un cosmetico vegano non è anche necessariamente cruelty-free perché potrebbe essere testato sugli animali. Non bisogna dimenticare, infatti, che - sebbene in Europa i test sugli animali siano banditi dal 2013 - in alcune parti del mondo come la Cina, i cosmetici possono essere messi in commercio solo se testati sugli animali. La strada è ancora lunga, ma la conoscenza è potere e voi, oggi, siete un po' più potenti di ieri: alla Terra non serve altro.

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Beatrice Zocchi

Beauty addicted per vocazione, ho fatto della ricerca della skincare perfetta una missione. Amo scovare nuove tendenze, ma non chiedetemi di tingermi i capelli. Mai sottovalutare il potere della bellezza: il rossetto giusto può cambiarti la giornata.