No, no, no non è ancora tempo di smettere di parlare della legge Zan contro l'omotransfobia. Anzi, mai più di ora dobbiamo tenere alta l'attenzione. Una prima vittoria c'è stata (e lo sappiamo) perché il ddl Zan è stato approvato alla Camera a novembre. Eppure la situazione non è affatto rosea: manca ancora l'ok del Senato e la discussione sta continuando a venire rimandata. Così abbiamo firmato petizioni e fatto mail bombing, Fedez e Elodie ne hanno parlato sui social, Chiara Ferragni ha invitato i suoi follower a scrivere sotto ogni post del presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari "Calendarizzate la Legge Zan" e loro non se lo sono fatto ripetere. Eppure, a quanto pare, certi politici non ci sentono dato che la legge viene costantemente messa in secondo piano con giustificazioni campate per aria su fantomatici "problemi più importanti". Insomma, è il momento di ricordarci perché l'Italia ha bisogno di una legge contro l'omotransfobia, la misoginia e l'abilismo: urge fare il punto della situazione e continuare a lottare.

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Come è iniziato tutto

In realtà questa legge è richiesta da più di vent'anni e sono state presentate diverse proposte (la prima da parte Nichi Vendola nel 1996), tutte puntualmente bocciate, contestate, finite male. Nel 2020 come ormai sappiamo è arrivato il cosiddetto ddl Zan, ovvero la proposta di legge presentata dal deputato del Partito Democratico Alessandro Zan che, per la sua stesura, ha preso spunto da cinque precedenti proposte. Dopo mesi di dibattiti, attacchi e discussioni, la proposta è finalmente arrivata alla Camera dove è stata parzialmente modificata e approvata con 265 voti a favore segnando una prima (ma non definitiva) vittoria da festeggiare.

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NurPhoto//Getty Images

Perché ci serve (e molto)

"Ma esattamente a cosa ci serve?": l'abbiamo sentito dire e ridire dai più scettici e polemici ed è meglio avere la risposta pronta. Semplicemente nel nostro ordinamento penale non esiste al momento alcuna legge che punisca la violenza di natura omo-lesbo-bi-transfobica (o sessista o legata alla disabilità) nonostante esistano invece norme che puniscono discriminazioni legate a “motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Data la mancanza di una legge specifica, dunque, a ora la discriminazione per orientamento sessuale, identità di genere o disabilità non è esplicitamente punita (a parte rari casi). Quando si verifica è possibile ricorrere solo a mezzi generici, o in ambito civile o cercando di farla rientrare in reati “simili” come la diffamazione o l’istigazione a delinquere.

legge zan cos'è e chi è alessandro zanpinterest
Mondadori Portfolio//Getty Images
Il deputato Alessandro Zan primo firmatario del Disegno di legge

Eppure episodi di violenza discriminatoria verso la comunità LGbT+ sono all'ordine del giorno: nel 2019 in Italia Arcigay ne ha registrati 138 comprese aggressioni e omicidi. Le segnalazioni poi sono aumentate fino al 40% durante la pandemia, senza contare chi non denuncia. Il quadro dunque è tutt'altro che roseo: secondo un rapporto pubblicato dell’Agenzia europea dei diritti fondamentali (Fra), l’Italia è tra i Paesi con indice di discriminazione più alto secondo gli intervistati.

Eppure le polemiche sono arrivate

Sì, c'è ancora chi pensa che questa legge sia dannosa perché va ad intaccare una fantomatica "libertà di espressione" oppure che sia semplicemente inutile. Ad attaccare la legge ci hanno pensato diversi esponenti dei partiti conservatori, la Conferenza episcopale italiana e Giorgia Meloni in aula ha dichiarato: "Ma siete sicuri che gli omosessuali di questa nazione non avrebbero voluto vedervi al lavoro per difendere le loro attività piuttosto che su questa roba qui?" (neanche a dirlo è partita una campagna sui social dove diversi esponenti della comunità LGBT+ spiegavano a Meloni che sì, erano sicuri). Il problema è che c'è una bella differenza tra esprimere una semplice opinione e propagandare l'odio e istigare alla violenza. Se la legge venisse approvata, si tratterebbe di un passo fondamentale per la parità e per la tutela dei diritti umani.

L'approvazione alla Camera

La legge è arrivata alla Camera a ottobre dopo vari rinvii e tra mille polemiche, con le opposizioni che avevano presentato più di 800 emendamenti al testo. Dopo una lunga discussione, però, la proposta è stata approvata con l'aggiunta di alcune modifiche come l'introduzione di alcune definizioni preliminari (cosa si intende per "sesso", "genere", "orientamento sessuale", "identità di genere"), una maggior tutela della libertà di espressione (ok, le opinioni sono legittime "purché non istighino all’odio o alla violenza") e, soprattutto, l'estensione delle misure previste anche ai delitti commessi per ragioni legate alla disabilità della persona (e scusate se è poco!).

Quindi, ad ora cosa prevede?

Al momento, dunque, il testo della legge Zan prevede ufficialmente delle "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità". Va a punire quindi, non solo l'omotransfobia, ma anche la misoginia (oh, yes) e l'abilismo (sapete cos'è?).

Come lo fa? Per prima cosa modifica l'articolo 604bis del Codice Penale: d'ora in poi saranno punite la propaganda di idee, l’istigazione a delinquere e la costituzione di associazioni a scopi violenti e discriminatori, non solo quando legate a “motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” (come previsto ora) ma anche se riguardanti l’orientamento sessuale, l’identità di genere o la disabilità. Poi modifica l'articolo 604ter e va ad aggiungere delle aggravanti a diversi reati se commessi con finalità discriminatorie di questo tipo. Viene inoltre stabilito che il 17 maggio sarà ufficialmente la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.

      E adesso cosa sta succedendo?

      La legge, come dicevamo, è stata approvata alla Camera, ma deve ancora venire discussa in Senato. Con l'ultima crisi politica e il cambio di governo c'è stato un rallentamento e, come si temeva, la legge si è arenata in Commissione Giustizia. In questi giorni continua l'ostruzionismo e il tentativo (per ora riuscito, ahinoi) di rallentare i lavori, con il presidente della Commissione Andrea Ostellari, l'onorevole Simone Pillon e altri loro colleghi della Lega che parlano ancora di "legge bavaglio" e sostengono che per il Senato (e per il Paese) ci siano altre priorità. Insomma, è necessario agire con ogni mezzo lecito per chiedere l'approvazione della legge: possiamo firmare la petizione organizzata da Dà voce al Rispetto per chiedere la calendarizzazione del ddl in Senato, possiamo partecipare al mail bombing organizzato da alcune attiviste sui social scrivendo all'indirizzo email rivoluzioni.social@gmail.com (o a rivoluzioni.social.backup@gmail.com), possiamo parlarne e usare le nostre piattaforme per informare e sensibilizzare. Perché le cose cambino manca poco, ma è il momento di farci sentire.