Ci siamo svegliati con la notizia che nessuno voleva leggere o sentire. Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l'avvio dell'operazione militare in Ucraina: ha chiesto a Kiev di deporre le armi e accettare il piano di demilitarizzazione in corso per il paese con l'obiettivo di proteggere la regione del Donbass e i suoi separatisti. Il presidente russo ha detto che chi si metterà in mezzo a questa operazione subirà conseguenze «mai viste prima». Intanto, come riporta l'Ansa, la situazione è precipitata in poche ore, con l'invasione del suolo ucraino da più fronti (anche quello Bielorusso), la distruzione di infrastrutture militari e gli abitanti delle città, in particolare di Kiev, che stanno vivendo attimi di angoscia in attesa dell'inevitabile, ovvero dell'invasione massiva.

Sempre l'Ansa riporta, via testimoni oculari, di lunghe file nei supermercati e alle pompe di benzina; le immagini scattate questa mattina nelle stazioni della capitale ucraina ci mostrano famiglie in partenza, coppie che si separano, amici che si abbracciano in attesa di tempi migliori, ragazze preoccupate che cercano di tornare a casa e mettersi al riparo. A tutti gli effetti sono scene di guerra. Ed è inutile nascondere il fatto che il peggio potrebbe ancora essere dietro l'angolo, con conseguenze disastrose sul piano civile, in particolare per bambini, donne e ragazze.

Le tensioni crescenti tra Mosca e Kiev, già nelle scorse settimane, avevano spinto molte donne all'azione. In tantissime avevano imbracciato i fucili in attesa dell'attacco, per difendere il loro Paese fino alla morte.

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Secondo una ricerca recentissima, l'esercito ucraino ha una percentuale altissima di soldatesse: il 15,6% è donna. La storia di Marta, raccolta dal Telegraph insieme ad altre tetsimonianze, quando i venti di guerra sembravano sì possibili ma ancora lontani, dice molto chiaramente che le tensioni poi esplose, per le persone del luogo, non sono affatto una novità. Per questo ha deciso di arruolarsi come volontaria, per questo ha preso in mano il fucile ed è pronta a usarlo, se necessario.

Donna, scienziata e madre, è diventata una guerriera in addestramento. Marta è l'immagine fortissima di un Paese che combatte senza sapere se ce la farà a rispondere ad armi pari contro una minaccia così potente. Ci prova, si addestra, sparerà se è necessario. In 130 mila, riportano Vice UK e il Guardian, si sono iscritti in queste settimane a corsi di autodifesa per tentare (si spera di no) l'impossibile.

Mentre le sirene suonano e le grandi città ucraine si preparano all'attacco, il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj ha chiesto di rimanere a casa, uscire il meno possibile. Sospese le scuole, le università, così la vita intera. Un approfondimento della Bbc (va letto, si trova qui) ha svelato come progetti e passioni siano stati congelati e lo rimarranno a lungo, in particolare quelli dei ragazzi e delle ragazze tra i 25 e i 40 anni. Saranno loro a pagare il prezzo personale ed economico più pesante, in termini culturali e sociali.

marinka, ukraine   february 23 district police of the city of porvorsk, valeria kondratenko speaks to the press in ukraine on february 23, 2022 people living near the line of contact in eastern ukraineâs donbas region are in a constant state of fear as they worry over the safety of their families and close ones photo by aytac unalanadolu agency via getty imagespinterest
Anadolu Agency//Getty Images
Valeria Kondratenko, una donna che vive vicino al fronte del Donbass e ha deciso di addestrarsi per difendere il suo paese.

Al fronte, la situazione è ancora più drammatica. Secondo le Nazioni Unite, nell'Ucraina dell'Est attualmente ci sono 1,6 milioni di donne che hanno bisogno di aiuto.

La guerra non è iniziata stanotte, si va avanti dal 2014: da allora si sopravvive, a pochi chilometri dal fulcro del conflitto. Qui le donne fanno fronte comune, si aiutano a vicenda portando viveri e dando una mano agli invalidi rimasti vivi ma soli. Da queste parti gli uomini se ne sono andati da tempo, si sono uniti a gruppi paramilitari agli albori dello scontro e spesso sono morti. Così si rimane sole, a pochi chilometri dal fronte di guerra infinita, mettendo un piede dietro l'altro nella speranza che quello non sia l'ultimo giorno sulla terra.