Il nome di Carlotta Rossignoli ormai lo conoscono tutti: è la studentessa veronese che si è laureata in tempi record in Medicina, dopo cinque anni e un mese di studi all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano; che ha ricevuto menzioni d'onore dal presidente della Repubblica Mattarella per il suo impegno nello studio, già esploso al liceo Classico, dove si è diplomata in quattro anni anziché cinque; che ha raccontato la sua esperienza di ventitreenne appassionata di una materia difficile come Medicina ma anche di viaggi e moda al Corriere della Sera, definendosi «una che non ama perdere tempo e per questo dorme poco». Questo, per riassumere, il curriculum di Carlotta ad oggi. Le ultime news ci riportano che la ragazza ha lasciato Instagram, dove 50 mila followers seguivano i suoi aggiornamenti, per il troppo odio ricevuto. Districare la catena di questo odio è impresa piuttosto complicata.

Caso Rossignoli: com'è iniziato tutto

In soli 15 giorni, Rossignoli è diventata emblema e rappresentazione vivente di diverse lezioni di vita, propinate a mezzo social, non sempre in modo costruttivo. In risposta alle dichiarazioni della ragazza al Corriere, al quale ha detto, per celebrare il traguardo raggiunto prima del tempo e col massimo dei voti, di non pensare ad altro che allo studio e di concedersi pochi svaghi per non perdere tempo nel raggiungimento dei suoi obiettivi di vita, è diventata esempio di ciò che non si dovrebbe mai fare in ambito lavorativo. Per fare un parallelismo con un'altra immagine comparsa sul web nei giorni scorsi - quella della dipendente di Twitter che, per dimostrare dedizione al nuovo capo dell'azienda Elon Musk dorme in ufficio - Carlotta è stata descritta come un pessimo esempio per i suoi coetanei, figlia di quella società della performance che ci vuole sempre attivi, sempre svegli, sacrificati al lavoro e perennemente orientati alla vittoria.

Il se vuoi puoi non esiste

Intenti (anche se dal sapore moralistico) comprensibili, soprattutto se li caliamo in mondo reale popolato da ragazzi alle prese con problemi economici, una crisi del benessere mentale senza precedenti, poche, se non zero, opportunità di crescita in un mondo del lavoro che non premia il merito ma solo i sacrifici che si è disposti a fare per tenerselo. Insomma, la logica del "Se vuoi, puoi" tarata sull'impegno che uno ci mette per raggiungere i suoi obiettivi, senza considerare l'estrazione sociale, le opportunità del singolo, i contatti e tutta una serie di variabili importanti, non ha più senso. E non si può ignorare il fatto che fenomeni come Great Resignations e Quiet Qutting stiano prendendo il sopravvento in risposta a un'etica del lavoro che non è più sostenibile sul piano del benessere mentale. Il dibattito acceso dal caso Rossignoli, fino a questo punto, poteva essere considerato pure costruttivo. Poi, la svolta.

La seconda lezione di vita di cui Carlotta Rossignoli si è fatta emblema vivente è che il privilegio non può essere omesso quando si parla di traguardi raggiunti in modo poco chiaro. E così, a pochi giorni dalla pubblicazione dell'intervista della ragazza cui sono seguiti decine di articoli e contro articoli, è stata rilasciata un'inchiesta pubblicata su Domani in cui si è cercato di far luce sulle modalità troppo ambigue con le quali Carlotta avrebbe conseguito la laurea. Giustamente, perché il diritto di cronaca esiste ed è un bene che venga esercitato. L'inchiesta ha di fatto scatenato un putiferio in cui sono stati coinvolti i piani alti del San Raffaele, opinionisti di ogni ordine e grado, i compagni di corso di Carlotta e la stessa Rossignoli, che ha ribattuto alle accuse di aver seguito una via preferenziale per fare esami, tirocinio obbligatorio e per laurearsi con un semplice (e non sufficientemente approfondito, secondo alcuni) «nessuno mi ha favorita».

Le accuse pubbliche, la gogna su questa o quell'altra mancanza della studentessa dei record, hanno portato infine alla sua auto-cancellazione dai social: troppi insulti ricevuti, ha fatto sapere, ora vuole concentrarsi sul diventare medico e basta.

Come una notizia presentata male diventa un caso

Sarebbe andata diversamente, non per Carlotta ma per l'evoluzione del suo caso mediatico, se la notizia della sua laurea fosse stata data in modo diverso? Probabilmente no, perché il contenuto di quell'intervista riporta dei virgolettati e delle citazioni in cui Rossignoli evidentemente crede, che la rappresentano e di cui, senza immaginare cosa sarebbe accaduto, probabilmente era fiera. Non si discute del contenuto, ma del modo in cui quella stessa notizia è poi diventata un caso di cronaca per indagare eventuali attività truffaldine nelle università italiane, uno spunto di empowerment per smembrare il privilegio, un'ode al fallimento e all'errore e, infine, un esempio di come i media possano generare mostri, trasportando sul piano della realtà insulti nati e fomentati online.