Lustrini, pizzo, macramè. Cuciture a mano, preziose e curate. Entriamo, con occhi luccicanti, nel meraviglioso mondo di Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, genio indiscusso dell’alta moda che ha portato idee rivoluzionarie in una maison unica e storica. Ad accompagnarci in questo cielo paradisiaco, nessuna Beatrice, ma Fedez e Luis con l’ultima puntata del loro podcast, Muschio Selvaggio.

Maria Grazia Chiuri si presenta con l’umiltà di una persona che ha idea delle grandi cose fatte, ma di cui non vuole prendersi troppo merito perché, come dichiarato più volte, “ogni lavoro nasce grazie a un processo creativo di un team di persone”. Da Chiara Boni, a Fendi, quando ancora era una piccola azienda famigliare tutta al femminile, da Valentino insieme a Pierpaolo Piccoli, fino ad arrivare a Parigi per entrare nel mondo del fondatore del new look, monsieur Christian Dior.

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Tra una battuta e un discorso più introspettivo riguardo la vita di Maria Grazia Chiuri, Fedez è riuscito anche a trattare un argomento molto attuale nella moda: la scelta tra modelle e celebrity. Con la nascita dei social media, infatti, molti brand hanno deciso di dare voce ai propri abiti facendo sfilare personaggi noti e conosciuti. Se voi pensate un attimo, gli abiti realizzati da Maria Grazia Chiuri non sono mai stati presentati in passerella da personaggi noti e così, in poche parole, la direttrice creativa lancia un forte messaggio in difesa di un lavoro considerato semplice e poco professionale. “Io difendo la professione delle modelle - ha dichiarato Chiuri ai microfoni di Muschio Selvaggio - Fare la modella è una professione. La modella dovrebbe rappresentare quello che nella moda rappresenta il manichino, deve rappresentare l’abito, non sovrastarlo, e deve permettere agli altri di vedere se stessi nell’abito. Mettere persone note in passerella non è corretto per la difesa delle lavoratrici modelle, perché sono delle lavoratrici! Fanno un lavoro molto duro. Siamo stati in Grecia e le modelle erano vestite con cappotti sotto un sole cocente. Hanno resistito. Le celebrità, invece, possono indossare i capi sui red carpet. Capisco che questo non è ben visto, ma è la difesa dei lavori di modella e di designer. L’elemento centrale è il lavoro di un team, al termine di uno show si deve parlare dell’abito e non della celebrity”.

È la prima volta che questo tema viene trattato con tanta delicatezza e attenzione. Inoltre ricordiamo che casa Dior ha sempre creato abiti per volti noti, come dimenticare gli abiti realizzati proprio per le nozze di Chiara Ferragni, ma questo non significa idolatrare alcuni personaggi fino a farli diventare protagonisti di un fashion show. “Non ho mai avuto un poster in camera, non divido le persone tra celebrity e non, ma tra quelle interessanti e che mi affascinano e quelle con cui non ho nulla da dire”, ha concluso Chiuri.

Io difendo la professione delle modelle. Chi indossa un abito in passerella deve rappresentarlo e non sovrastarlo. Mettere persone note in passerella non è corretto.

Maria Grazia Chiuri ci insegna che l’abito è quello schermo indispensabile che mette in contatto il nostro corpo con il mondo, un vero palcoscenico in cui siamo noi a decidere come muoverci. Un concetto moderno ed estetico della maschera pirandelliana. La direttrice creativa, con un umiltà e fermezza, rivela i retroscena di una vita in cui i dettagli hanno mosso ogni decisione. Nella sua carriera non si contano esclusivamente realizzazioni iconiche, come la meravigliosa book tote, ma anche lezioni di vita, come questa, in cui ci insegna che ogni lavoratore deve essere apprezzato - e mai oscurato - per il proprio lavoro.