Nella primavera del 2023 Calvin Klein ha lanciato una campagna pubblicitaria di underwear dal titolo "Calvins or nothing". Tra le protagoniste delle immagini figuravano anche Kendall Jenner e FKA Twigs, ma sono state solo quelle di quest'ultima, nelle ultime ore, a venire censurate nel Regno Unito perché ritenute "troppo sessuali". Le fotografie in questione immortalano la cantante britannica semi nuda, con i seni e i genitali coperti da una camicia del brand; non così distanti da quelle della top model statunitense, che appare mentre indossa solo un paio di jeans e si copre i capezzoli con le mani.

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Come riporta la Bbc, per l'ASA (l'Advertising Standards Authority, autorità per gli standard della pubblicità) è solamente il servizio con l'autrice di «Cellophane» a «portare l’attenzione dello spettatore sul corpo della modella e non sull’abbigliamento pubblicizzato» e a presentarla, concentrandosi sulle «caratteristiche fisiche» come «un oggetto sessuale stereotipato». L'autorità conclude: «Siamo perciò giunti alla conclusione che si tratti di un annuncio pubblicitario irresponsabile che può causare grave offesa».

Dichiarazioni che inserite in un contesto dove Kendall Jenner rimane dov'è e, solo alcuni giorni fa, sono state le foto di Jeremy Allen White per la stessa Calvin Klein a fare il giro del web, tra acclamazioni e consensi del pubblico a dir poco rilevanti, non possono che sapere di discriminazioni di genere e di double standard, di matrice sessista e razzista. È imperativo chiedersi, alla luce dei fatti, perché siano state censurate solamente le foto di una donna, e solamente di una donna non bianca.

Lo afferma la stessa FKA Twigs, la cui la risposta non è tardata a arrivare via Instagram: «Io non vedo "l’oggetto sessuale stereotipato" di cui parlano. Vedo una bellissima donna di colore, forte, il cui incredibile corpo ha superato più dolore di quanto possiate immaginare. Dopo aver esaminato altre campagne, passate e attuali, dello stesso tipo, non posso fare a meno di sentire che in questo caso ci siano stati dei doppi standard».

A considerare un corpo un oggetto è sempre lo spettatore. Se l'attore di The Bear non rappresenta un problema da quasi nudo, forse è perché chi guarda non è abituato culturalmente a renderlo tale. Un discorso che, purtroppo, non si può fare allo stesso modo in relazione ai corpi delle donne, ancor più quando si tratta di donne nere: da secoli, dalla tratta atlantica, mai considerate come soggettività e sempre esotizzate dai colonialisti occidentali e dagli uomini che li hanno seguiti.

Non sembra che a dare fastidio sia tanto la nudità della donna su cui si ha sempre, e con violenza, esercitato controllo, quanto più la sua libertà ad autodeterminarsi, a decidere di apparire come vuole, a riappropriarsi della sua sessualità rubata. Bannare le foto di Twigs serve solo a assicurare che determinate dinamiche patriarcali e razziste non cambino mai, a perpetrare le stesse problematicità che l'ASA avrebbe cercato, fallendo, di prevenire.

Una soluzione potrebbe essere quella di ascoltare le donne e le soggettività razzializzate, lasciando che siano le stesse a scrivere la propria storia, anche da semi o da nude se vogliono. La cantautrice conclude il suo messaggio social così: «Sono orgogliosa della mia fisicità e l'arte che creo con il mio vascello si attende agli standard di donne come Josephine Baker, Eartha Kitt e Grace Jones, che hanno abbattuto le barriere di ciò che significa avere potere e sfruttare una sensualità incarnata unica. Grazie a CK, Mert e Marcus che mi hanno dato lo spazio per esprimermi esattamente come volevo. Non cambierò la mia narrativa».