Vacanze di Natale.

Quelli che sono andati a Miami la settimana dell’Art Basel, capodanno poi a casa, troppa folla ovunque.

Quelli che partono per andare a sciare appena possibile, il cenone si fa in montagna.

Quelli che partono per andare a sciare, ma dopo il due gennaio, quando gli improvvisati e i parvenu se ne vanno.

Quelli che sanno sciare. «La vita non riserva che pene e dispiaceri. Tranne a quelli che sciano», da Lettere alle Amiche di Céline, Adelphi.

Quelli che Natale è un altro sport da ricchi.

Quelli che invece ti vorrebbero convincere che è un bel momento per le famiglie, e tu li vorresti capire e non li capisci.

Quelli che finiranno con troppi zuccheri nel sangue per dimenticare e troppo zucchero nel sangue, il sangue te lo fa amaro.

Quelli che vanno al paese il 20 dicembre e restano fino al 6 gennaio.

Quelli contenti di tornare al paese.

Quelli che dal paese non se ne sarebbero mai voluti andare e a Natale fa più male, mangi la torta della nostalgia tutta intera.

Quelli che al paese arrivano il 24 sera e ripartono il 26.

Quelli scontenti di tornare al paese.

Quelli che dal paese se ne volevano proprio andare e a Natale fa più male. L’infelicità non è solo questione di animo ma di luoghi, eccome.

Quelli che per Capodanno hanno già prenotato ad aprile.

Quelli che prenotano all’ultimo, va bene anche Avellino basta che partiamo.

Quelli fortunelli con gli amici che li invitano in posti magnifici. Amici bravissimi generosissimi e case grandi. Rarità, ma esistono.

Quelli che il Natale li ha sempre resi molto tristi e quindi il 24 si mettono sull’aereo per le Maldive.

Quelli che il Natale li ha sempre resi molto tristi ma non ci sono i soldi per le Maldive.

Quelli contenti del Natale che cercano di coinvolgere e convertire e ti prendono un regalo a sorpresa e tu non sai che fare, non hai preso niente.

Quelli che il regalo te lo mandano con Amazon, così non serve la cerimonia di vedersi e non ti mettono in imbarazzo. Ricambi anche tu con un regalo da Amazon e la chiami civiltà.

Quelli che manco un regalo.

Quelli con la tradizione di spacchettare dopo cena quindi servono venti regali, tutti inutili.

Quelli che si ridurranno a comprare regali il 23 sera e il 24 mattina.

Quelli che ti fanno regali bellissimi, al di sopra delle tue possibilità di ricambiare ma non gli importa, e indovinano pure la cosa che desideravi tantissimo. Forse esistono, ma nessuno li ha mai incontrati.

Quelli che ti regalano un bel libro, mai un classico, sempre cineserie o americanate incredibili. Il cavatappi d’argento a forma di delfino di Parenti Serpenti s’incarna spesso in un libro.

Quelli astutissimi nella pianificazione che hanno deciso il loro regalo a settembre e non hanno scuorno a chiederlo.

Quelli che al cenone mangiano tutto.

Quelli che al cenone non mangiano niente.

Quelli che hanno portato il pesce, sempre freschissimo appena pescato, arrivato da qualche paesino della Sicilia. Ti mostrano la cassetta in polistirolo come il bambinello nella culla.

Quelli che cucinano dalle sette di mattina, felicissimi, se esiste uno spirito del Natale, è in quelle padelle.

Quelli con l’albero bello tutti contenti se noti le palline costose.

Quelli con l’albero brutto tutti contenti se noti le palline eccentriche.

Quelli con le palline comprate in tutto il mondo guarda questa l’ho presa in Birmania in un negozio minuscolo due anni fa.

Quelli che hanno anche il presepio di sughero, comprato a San Gregorio Armeno, coi pastorelli di creta dipinti a mano alti tre centimetri, chi senza un braccio chi con una sola gamba, ma la luce del forno pizzeria di Betlemme e la fontanella dell’acqua funzionano ancora, guarda che meraviglia.