Ci diremo «penserò solo alle cose importanti» e poi ci perderemo in quelle inessenziali.

Ci diremo: «Quest’anno si cambia metodo. Saremo organizzatissimi. Lavorare meno, lavorare meglio». Poi ci ridurremo sempre all’ultimo. È possibile che si riesca a rendere bene solo con un piede nella tagliola della scadenza? È possibile non esserci mai evoluti dalla sera prima dell’interrogazione del liceo a studiare le ultime venti pagine? È possibile.

Ci diremo «meno videoriunioni», ma tanto ce le fisseranno loro. Ormai sono un ricatto: “perché non vuoi fare una videocall?” è peggio di “perché non rispondi al telefono?”.

Ci faremo la solenne promessa: sì viaggiare. Si potrebbe andare in Africa a vedere le bestie feroci. Prenotare con sette mesi d’anticipo. Per poi accorgersi che pure se prenoti un decennio prima qualsiasi viaggetto ormai costa due stipendi.

Ci diremo «meno ansia», sapendo di sognare. Quella - l’ansia - ormai conosce la strada di casa, tanto vale iniziare a volerle un po’ di bene, perché è chiaro che non la possiamo accoppare.

Ci diremo: «Andare al cinema tutte le settimane, come ai vecchi tempi, cioè tre anni fa. È bello andare al cinema, non c’è paragone». Poi ci troveranno smollati più dei divani su cui ci addormentiamo a dirci “ma dove andiamo, stiamo a casa, tanto questo tra quindici giorni esce su Netflix”.

Ci diremo che quest’anno si risparmia. E dopo tre o quattro mesi in effetti metteremo da parte qualcosina. Poi ci dev’essere un karma che sovrintende ai risparmi, qualche algoritmo segreto che ti guarda il porcellino e avverte lo Stato indebitato, perché all’improvviso arriverà un avviso di pagamento dall’Agenzia delle Entrate da cinquemila euro per non so quali errori nella dichiarazione, di non si capisce quale anno, chi ha sbagliato, si sa solo che devi pagare. Il commercialista farà spallucce, gli amici avvocati di diritto tributario ti dicono che per un po’ di anni vedremo cartelle esattoriali pazze, che sono tasse patrimoniali con altro nome.

Ci diremo: «Niente più stracci inutili, anzi vendo tutto su Vinted e mi ci faccio un viaggio». Poi ci proveremo: le foto, le risposte alle domande, nessuno compra e ci diremo «basta, butto tutto, non è cosa, non posso pure avere la bancarella dei vestiti usati». Era un sogno. Non ci faremo nessun viaggio col contrabbando a peso d’oro delle nostre scarpe scassate del secolo scorso.

Ci diremo che stavolta il parrucchiere è quello giusto, ne parlano tutti bene, Marialaura aveva un colore stupendo e giura che questo dio-della-miscela-ossigenata sarà capace di farci una schiaritura castano freddo ai capelli. Ci fideremo la millesima volta, usciremo arancioni come sempre.

Ci diremo: «Meno tempo sui social network», e poi si continua a starci perché che fai in fila dal medico? Come passa il tempo, come abbatti certi quarti d'ora di malumore, come ti distrai quando le cose non vanno bene? E meno male che esistono, benedetto Zuckerberg che l’inventò, lunga vita ai social network.

Proveremo a rivedere qualche vecchio film Anni '90 e dopo venti minuti ci chiederemo: «Ma come facevamo, pare più antico di Via col vento, è un fossile».

Guarderemo qualche film-capolavoro-eccezionale ultramoderno e ci diremo sì ma la trama, la storia non c’è, ultimamente solo sceneggiature del genere lento-depresso-avvitato, vuoi mettere i film degli Anni '90.

Ci diremo: «Vado in libreria e sperimento autori nuovi». Poi compreremo i libri che leggono tutti, di cui parlano tutti.

Ci diremo che bisogna fare l’abbonamento in palestra e costringersi ad andare. Ma poi chi ce la fa, quando ci andiamo? La mattina, la sera, a pranzo? La palestra è sport da ricchi. O destinata a chi di lavoro non si stanca troppo.

Ci diremo: «Il segreto è alzarsi di prima mattina, farò tante cose dall’alba in poi, il mondo è di chi si sveglia prestissimo». Ma tanto non c’è niente da fare, l’ora più bella per dormire è quella che va dalle 7 alle 8. Ritardare la sveglia sono otto minuti di grazia estorti al mondo, dormire è a suo modo una felicità.

Ci diremo che si potrebbe proprio cambiare stile, ci farebbe bene, e compreremo altri jeans e maglioni blu.

Ci diremo che bisogna essere felici per le piccole cose, poi le piccole cose come sempre sono troppo piccole, secondo me pure insaponate, e sfuggono. Ma poi che sono queste piccole cose, come le distingui, chi le conosce? Le hanno mai viste?