Affascinante, regale, riservata, la chiamano la Piccola Parigi. Torino: i palazzi aristocratici, i giardini curati, diciotto chilometri di portici che percorrono il centro storico e che rendono lieta ogni passeggiata anche in caso di pioggia. La storica nobiltà si respira ad ogni galleria, ad ogni facciata di palazzo antico, in ogni caffè adornato da tappezzeria, specchi dorati, piatti in porcellana, lampadari di cristallo. La sfarzosità della città sabauda si rivela discreta al visitatore, un fascino senza tempo che non ha bisogno di essere ostentato. L’eleganza delle prestigiose piazze e i grandi viali alberati abbracciati dalle onnipresenti Alpi che scendono verso il centro cittadino.

È qui, nel pieno del centro risorgimentale che il Grand Hotel Sitea accoglie i visitatori dall’inizio del Novecento, anche lui nella discrezione e nella riservatezza. Premiato nel 2001 come locale storico d’Italia è un’istituzione della città sabauda, luogo di prestigio amato dai cittadini che da quasi un secolo frequentano il suo salotto elegante.

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Un secolo di ospitalità che ha visto trasformazioni industriali, guerre, rivoluzioni politiche e generazionali. Un hotel che ha seguito e assecondato il cambiamento, senza mai perdere il suo fascino e senza mai peccare di ineleganza. Lo scenario era quello evoluzione industriale che negli Anni 20 il capoluogo piemontese ha vissuto da protagonista, con la FIAT che esplodeva ampliando le sue strutture con i futuristici stabilimenti del Lingotto e si apprestava a mettere sul mercato modelli quali la “509” e la “Balilla” sullo sfondo di un’Italia che stava vivendo i grandi mutamenti, che sfociarono di lì a poco nella Seconda guerra Mondiale.

In quei decenni l’edificio di via Carlo Alberto 35 era già adibito ad albergo sotto la proprietà della Società Italiana Terme e Alberghi, dal cui acronimo – S.E.A.T. – l’hotel torinese ha preso ispirazione per il nome.

Il cambio di rotta avvenne nel 1925 quando il Cavaliere Emiliano Lera acquisì l’immobile pensando di farne un albergo moderno, dotato di tutte le accortezze, i servizi e le comodità che aveva avuto modo di apprezzare nei suoi numerosi viaggi nei migliori hotel d’Europa. Fu grazie a lui che Sitea inizio ad essere avvolto da una aurea di fama e scelto come destinazione esclusiva per i personaggi di spicco dell’epoca.

Nel gennaio del 1940 l’albergo registra 2750 presenze e un incasso di 94.000 lire diventando il retropalco della vita culturale e mondana della città, e anticamera di grandi eventi sportivi e politici.

Oggi l’ultimo passaggio generazionale vede alla guida la stessa famiglia Lera, portando avanti la traduzione di uno dei pochi hotel di lusso che possono vantare una gestione famigliare.

Il Ristorante Carignano di chef Davide Scabin

È sotto la loro guida la ristorazione prende un posto di spicco nello scenario dei servizi offerti dall’hotel: nel 2017 il Ristorante Carignano, sino ad ora riservato alla clientela interna, apre le porte alla città accogliendo chiunque volesse regalarsi un momento di alta cucina. Il Carignano ottiene quasi subito la prima stella Michelin, e ora sotto la sapiente direzione dello chef Davide Scabin viene rinnovato nell’offerta anche il bistrot Carlo e Camillo. Una cucina contaminata dalle tradizioni regionali, un menu sincero che percorre i piatti più amati dagli Italiani, senza stravolgere le ricette e offrendo così una panoramica che spazia dalla Liguria alla Campania, dal Lazio al Veneto, toccando paesi esotici come il Brasile, paese di origine di sous chef del bistrot.

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Courtesy of Ufficio Stampa

L’american bar adiacente al ristorante è il luogo di ritrovo per eccellenza, il momento di contemplazione davanti a un cocktail seduti sulle poltrone in pelle e i divani in velluto, gli stessi dove tempo indietro si sederono il jazzista Dizzie Gillespie o il cantante Ray Charles, lo scrittore Luis Sepulveda e il Nobel Salman Rushdie, i campioni Pelè e Maradona, l’intramontabile Mohammed Alì.

Il Grand Hotel Sitea dalle sue stanze racconta un secolo di storia: solo l’inizio di una ospitalità destinata a durare nel tempo.