La pandemia ha messo in ginocchio il mondo bloccando interi settori come quello del turismo, della ristorazione o dello spettacolo, ormai entrato in modalità stand-by per quanto riguarda la possibilità di organizzare concerti, opere teatrali o realizzare nuove pellicole che, a causa della chiusura dei cinema, stanno uscendo con il contagocce, mentre sui set i lavori vanno a rilento per colpa delle mille restrizioni attualmente in atto e che impediscono il libero spostamento tra le varie nazioni. Insomma un vero caos. In realtà un altro grande problema che sta facendo mettere in dubbio i copioni di numerosi film e serie tv è la possibilità di incorporare (o meno) il “tema pandemia” all’interno delle trame stesse, in modo da rendere la narrazione molto più attuale, contemporanea e credibile. Che nei prossimi anni quindi si corra il rischio di veder comparire mascherine ffp2, contenitori di gel igienizzante e vetri in plexiglass in ogni dove anche sul grande schermo? Così sembrerebbe.

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Dalle commedie più divertenti dove ci si innamora solo via Zoom per poi passare ai drammi medici che affrontano una delle più grandi emergenze sanitarie che abbiano mai colpito il mondo, fino ad arrivare al thriller di Amazon Prime Songbird, dove si racconta come nel “2023 il Covid è mutato e il mondo è al suo quarto anno di blocco”. Prima che a qualcuno venga una sincope tranquilli, questa è pura fantasia e ciò di cui parla la pellicola non ha alcun basamento scientifico, quindi non iniziamo a preoccuparci adesso di quello che potrebbe accadere (come no) da qui a tre anni, poiché è inutile fasciarsi la testa prima del tempo. Fatta questa doverosa premessa una domanda inizia a nascere in noi in modo spontaneo: ma in un momento come quello attuale ci sono davvero delle persone che hanno voglia di vedere un film di questo tipo, capace di infondere ancora più timori, pensieri e perplessità in ognuno di noi? Chissà.

Che la prossima frontiera del cinema di Hollywood siano i film a tema pandemia? Sembrerebbe di sì. Songbird a parte infatti l'argomento Coronavirus sembra essere sempre più gettonato proprio come in Locked Down, pellicola con Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor che parla di un furto messo a segno durante il periodo di quarantena. Che il mondo del cinema voglia cavalcare l’onda dell’attualità è più che normale ci mancherebbe, l'importante però è che lo faccia a piccole dosi e senza troppe esagerazioni, poiché altrimenti si rischia l'assuefazione o, ancora peggio, il rigetto. Del resto ogni volta che si accende la tv le notizie che si ascoltano sono quello che sono, i numeri dei morti continuano ad aumentare e le prospettive future si fanno sempre più sconfortanti; detto questo quindi c’è davvero bisogno di mettere un ulteriore carico da 90 sui nostri cuori con film catastrofici e apocalittici? Decisamente no, il bello del cinema infatti è la sua capacità di farci sognare e evadere dalla realtà che ci circonda, portandoci in luoghi meravigliosi dove le mascherine, il distanziamento sociale e i ristoranti che fanno solo take away sono solo un lontano ricordo.

Ecco, la grande sfida per Hollywood sarà proprio quella di riuscire a rappresentare la pandemia (qualora fosse necessario) in modo talmente avvincente e coinvolgente al punto da convincere gli spettatori a guardare la pellicola. Una missione questa che sembra essere già persa in partenza, poiché la “ferita” è ancora troppo fresca e il problema Covid è ancora in via di soluzione. Per quanto meravigliose o sagaci, le trame di Hollywood con il loro solito scintillio non potranno cambiare la realtà dei fatti. Detto questo quindi forse sarebbe meglio mettere da parte i tamponi, i vaccini e tutto il resto, tornando ai classici blockbuster di una volta dove a farla da padrone erano gli amori impossibili, la scoperta dello spazio o i viaggi nel tempo. Ai posteri l'ardua sentenza.

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