Quando al termine dell'anno passato è arrivato il momento di stilare un recap dei passi avanti compiuti durante il corso dell'anno, abbiamo concluso che il mondo della moda ha ancora molto da fare per raggiungere l'obiettivo di diventare un'industria sostenibile. In questo scenario spicca il percorso della World Sustainability Organization, Ong con base a Milano che fornisce un perfetto esempio di approccio realmente etico e responsabile. WSO nasce per certificare prodotti da agricoltura e da allevamento in tutto il mondo in accordo con una mission di tutela ambientale. L'ultima tappa del percorso dell'Organizzazione non governativa, come da definizione, approda nell'industria della moda con un progetto che promuove un cambiamento integrale, che riguarda l'integrità ecologica, dalla produzione alla lavorazione delle materie prime, e che richiede una completa giustizia sociale per consumer e addetti al settore.

«Siamo partiti dal mare», racconta il fondatore Paolo Bray, facendo riferimento all'eco-label Friend of the Sea, «poi ci siamo spostati nel mondo dell'agricoltura, considerando che nei supermercati i prodotti ittici rappresentano il 5% dei prodotti alimentari, quindi abbiamo ritenuto necessario un nuovo sistema di certificazione che fosse orizzontale su tutta la produzione agricola. Sulla base di questa esperienza ci siamo resi conto che quasi il 50% della produzione di tessili arriva dall'agricoltura». Così il passaggio è diventato naturale: oggi la WSO si sta impegnando per reclutare su scala globale case di moda caratterizzate da una produzione etica e responsabile, planet-care e rispettosa dei lavoratori. A queste aziende l'Ong riconosce la certificazione Sustainable Fashion e quindi l'etichetta Friend of the Earth.

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Courtesy of WSO

Una certificazione che supera le precedenti e che «verifica la sostenibilità sia di tutta la parte di produzione agricola sia di trasformazione, a differenza delle altre che si concentrano sull'una o sull'altra», spiega Bray. I criteri per entrare a far parte di Friend of the Earth considerano quindi sia i prodotti di origine sia la filiera di produzione, dove i primi devono essere conformi allo standard FOE per l'allevamento sostenibile, le fibre sintetiche utilizzate nel processo di trasformazione devono essere completamente riciclate e atossiche e anche le tinture risultano appositamente studiate per l'impatto ambientale; inoltre, l'acqua in entrata e in uscita utilizzata per finalità produttive deve essere analizzata annualmente. Parlando dei processi di trasformazione, strettamente legati alle emissioni, questi devono invece rispondere a criteri standard riguardanti l'efficienza energetica, la gestione dell'acqua – l'inquinamento delle risorse idriche è causato per il 20% dall'industria della moda, come anche quella dei rifiuti.

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Courtesy of WSO//Getty Images

Con lo stesso obiettivo di educare, mobilitare e motivare il settore della moda a un approccio etico e responsabile, oltre che sostenibile dal punto di vista dell'impatto ambientale, l'Ong ha istituito un'Agenzia e Accademia di modelli etica e sostenibile, la WSO Models Academy & Agency, tra le prime del genere a livello mondiale. «Nel 2012 uno studio di Model Alliance ha rilevato che quasi il 30% delle modelle ha ricevuto contatti inappropriati sul lavoro, il 28% ha subito molestie sessuali, che solo il 30% delle modelle che sfilano in passerella non è bianco. Anche l'aspetto della nutrizione è importante, visto che secondo i dati l'81% dei modelli ha un indice di massa corporea inferiore a 18,5, valore considerato sottopeso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità», argomenta Bray, esponendo la missione della World Sustainability Organization, che «vogliamo essere da stimolo, infatti stiamo coinvolgendo delle ulteriori agenzie di modelli che verifichiamo e certifichiamo».

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Courtesy of WSO

Tra i requisiti che perseguono e ricercano, ci sono quindi «un contratto trasparente, approvato dalle istituzioni, che preveda un pagamento equo, fissato normalmente a 10 giorni dal completamento dell'attività lavorativa», insieme a «un'eventuale indennità di trasferta e all'applicazione di minimi salariali laddove previsti». All'impegno contro la discriminazione e le violenze di genere si aggiunge un progetto di mentorship che prevede la realizzazione di alcuni video tutorial dove ascoltare i consigli di esperti come avvocati, commercialisti, dietologi. Con il ricavato dell'Agenzia di modelli etica e sostenibile, si vogliono inoltre sostenere i progetti e le campagne della WSO. Realizzando che nell'eco-sistema dell'Organizzazione la Models Agency etica e sostenibile coinvolge le aziende che ottengono la certificazione mentre contribuisce a sensibilizzare le altre che la richiedono, il cerchio si chiude anche dal punto di vista della responsabilità sociale.

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Courtesy of WSO

Nel futuro di WSO di sicuro ci sono importanti news in arrivo. Per esempio, un telefono azzurro per i modelli da contattare in caso di consiglio o di bisogno e l'application alle settimane della moda a livello internazionale. Soprattutto, nel vivo della settimana della moda milanese è stato inaugurato il primo Showroom Etico e Sostenibile dell'Organizzazione, dove nove aziende di moda provenienti da quattro continenti e sei Paesi – Brasile, Colombia, Germania, India, Tunisia, Svizzera, esporranno le proprie collezioni. I nomi da segnare in agenda sono quelli di Carolina Bartolini, Elemente Clemente, Kazo, Rico Bracco, e Dona Rufina alias Luciana Bulcão, prima designer a ottenere la certificazione Friend of the Earth, che si ispira alla tradizione culturale della Pampa brasiliana che propone la lana grezza riciclata e trasformata in feltro come alternativa sostenibile e mira a proteggere le donne oltre all’ambiente. E questo è solo l'inizio di un circuito responsabile nato da un esercizio inclusivo, conscious e contemporaneo, il cui punto d'incontro per ora si trova in via Cappuccini 8, 20212, Milano.