Emmanuelle Rienda è una ragazza francese molto intraprendente che ha deciso di mettere radici in America nel lontano 2008. Prima come art director e rappresentante di marchi di moda francese per il mercato americano, poi come mentore e fondatrice di una grandissima rivoluzione all'interno del sistema moda. Lei ha inventato la Vegan Fashion Week di Los Angeles, una kermesse dedicata alle proposte moda green e sostenibili, con cui scuotere le teste e cuori di designer, produttori di materiali green alternativi, giornalisti e, ovviamente, tutti i consumatori di oggi e domani. Insomma, ha innescato un terremoto estetico di grandissima valenza etica. Rienda oggi è considerata la massima esperta di moda sostenibile al mondo: sentirla parlare nelle Room di Clubhouse è pura gioia.

Ogni anno nel mondo vengono gettati oltre 400 miliardi di euro di vestiti. E solo il 20% viene riciclato.

Non paga di aver dato una scossa importante a tutto il lato ovest del globo, cioè il mercato americano, Emmanuelle Rienda ha deciso di aprire uno spazio permanente, fisico a Los Angeles ma virtuale per tutti gli altri, che si chiama Vegan Fashion Library. Uno luogo dove scoprire nuovi talenti e intavolare così nuove conversazioni sul tema della produzione di abbigliamento e accessori sempre più sostenibili e innovativi.

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La Vegan Fashion Week di Los Angeles ha dunque una valenza differente da tutte le altre, proprio perché è un'iniziativa votata non tanto a lanciare tendenze di stile in senso stretto ma alla divulgazione e alla sperimentazione di avanguardie. E la scommessa più importante riguarda la sostituzione di tutte le materie prime di provenienza animale con alternative vegetali, più comunemente definiti plant-based. Pronta a scoprire il destino futuro del tuo guardaroba?

Pelle, la Los Angeles Vegan Fashion Week consacra quella di cactus

la settimana della moda più cool si trova a los angeles con nuovi materiali pronti a rivoluzionare il tuo guardaroba, il futuro arriva dalla vegan fashion weekpinterest
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Dagli anfibi bianchi di Bohema alle giacche in pelle vegan di House of Fluff.

La vera novità nasce dal desiderio di allontanarsi il prima possibile dall'utilizzo di pelle di origine animale e dalla sua alternativa in plastica della PU. La soluzione arriva dalle sperimentazioni vegetali così dette plant-based, a base di piante. Dopo il Piñatex e il Frumat, rispettivamente pelli a base di foglie di ananas e scarti di mela, adesso c'è Desserto, un materiale che possiamo considerare morbido e duttile quanto la pelle tradizionale ottenuto dalla lavorazione delle foglie di nopal, un cactus molto diffuso in Messico. Due nomi che si stanno facendo largo con la pelle vegana di cactus sono Bohema, brand polacco specializzato in accessori sostenibili e House of Fluff, brand di abbigliamento e accessori, pronto a dare battaglia alle giacche di pelle di origine animale.

Basta con il camoscio, arriva quello fatto con i funghi

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Dì ciao alla pelle scamosciata di fungo Mylo, presto disponibile, e saluta le sneakers Coilex nat-2 ™ x Zvnder realizzate con il fungo fomes fomentarius.

Se la sensazione che si percepisce quando si indossa un capo realizzato in suede, ovvero di camoscio, è super coccolosa, sappi che è inversamente proporzionale alla lavorazione cruenta e tossica della pelle degli animali per ottenere quell'effetto velour. Buuuu. Ma con la Vegan Fashion Week ecco che spuntano nuove exit strategy. Una pelle effetto camoscio completamente biodegradabile e animal free ottenuta dai funghi non è frutto di una fervida immaginazione da storie di gnomi, ma pura realtà fashionista. Il Phellinus ellipsoideus è un tipo di fungo parassita che aggredisce la corteccia degli alberi che crescono nelle foreste subtropicali. Cresce velocemente e una volta disidratato può essere tinto in modo naturale per un effetto camoscio davvero real. Oltre a limitare la proliferazione di batteri, la pelle scamosciata di fungo non necessita di troppa acqua per crescere e può essere coltivata in serra senza intaccare l'ecosistema delle foreste. Due le pelli fungo scamosciate di cui sentiremo parlare in giro: MuSkin e Mylo creato da Bolt Threads. Quest'ultimo lo vedremo già applicato nei prodotti adidas, Lululemon e Stella McCartney.

La seta di cupro batte quella di origine animale, parola di LA VFW

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Ma quanto sono belli e sexy i pantaloni Austin Harlem Pants di Enda in vegan silk?


Forse ci dimentichiamo che la seta non è proprio un materiale vegan-friendly. Il numero dei bachi necessari alla creazione di un indumento in seta superano le 10mila unità, pupe in genere bollite da vive per non rovinare il bozzolo e compromettere così la sua lavorazione futura. Le alternative alla seta tradizionale esistono da po': il satin, ad esempio, realizzato in poliestere o nylon ma pur sempre derivato da sostanze plastiche. In soccorso arriva il Cupro, un filato ottenuto dai semi del cotone scartati dalla prima raccolta in grado di offrire una mano morbidissima e leggera, che ottimizza il recupero di materiale sotto forma di riciclo. Enda è il brand giapponese con base a New York specializzato nella creazione di capi con materie organiche cruelty-free da tenere sotto osservazione. E ovviamente dallo stile super romantico.

Alla LA Vegan fashion Week anche la lana diventa green

la moda sostenibile e la lana vegana di jeb, fa parte delle proposte presentate e sostenute dalla los angeles vegan fashion weekpinterest
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Bellezza del modello a parte, ma quanto morbidi potranno essere i maglioni di JEB in lana vegan?

Per ricominciare un nuovo capitolo della moda più virtuoso e sostenibile occorre passare attraverso qualche step non facile. Come smitizzare ad esempio alcune convinzioni granitiche. La lana e la sua raccolta è una di queste. Senza generalizzare, è risaputo che durante l'operazione della tosatura aggressiva molti animali si taglino malamente senza contare l'enorme quantitativo di superficie disboscato per permettere ai pascoli di nutrirsi e muoversi. Detto ciò, è giusto sapere che, come nel caso della pelliccia ecologica, esistono varianti di capi in lana completamente vegana ottenuta con la lavorazione di nuovi materiali come il LIQUIDWOOL di Furoid, totalmente bio, e il Nullarbor, una fibra ottenuta con il liquido di acqua di cocco. A noi è piaciuta moltissimo la maglieria di JEB di Julien Esteves Berthier, un brand luxury francese, oggi strutturato in Romania, con a cuore i temi di sostenibilità e preservazione del pianeta. Non gli manca proprio nulla.

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