Da quando l’Italia ha messo al bando gli allevamenti di animali da pelliccia grazie al programma incluso nella Legge di Bilancio 2022, l'emendamento che prevede lo smantellamento degli ultimi 5 allevamenti di visoni tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2022, le buone notizie sembrano non essere ancora finite. O meglio, da qui se ne agganciano molte altre con cui è possibile completare un nuovo bellissimo scenario.

Partiamo dalle strette urgenze conseguenti a una decisione importante come quella di dire basta alla produzione italiana di pellicce animali. Come procedere in concreto a riguardo? Presto detto. Entro il 31 gennaio 2022 sarà emanato un Decreto del Ministero della Transizione Ecologica, congiunto a quello del Ministero dell’Agricoltura e della Salute, per regolare la cessione, la sterilizzazione e la detenzione dei visoni liberati dagli allevamenti intensivi presenti in Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo. Ovvero scegliere quali strutture, preferibilmente gestite direttamente o in collaborazione con associazioni animaliste riconosciute, si prenderanno in carico degli animali liberati per sempre da quell’infausto destino. Per chi chiude l’allevamento sono stanziati indennizzi statali sino ad un massimo di 3 milioni di euro, più altri 3 milioni di euro complessivi per la loro riconversione definitiva in impianti agrivoltaici destinati alla produzione di energia pulita. Niente male.

la moda italiana con la chiusura degli allevamenti da pelliccia diventa ancora più sostenibile, cosa ci si aspetta dalle pellicce ecologiche de futuropinterest
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Fur Free Alliance aggiorna in tempo reale la situazione mondiale legata all’abbandono dell'allevamento e produzione di prodotti in pelliccia animale. Qui un focus europeo.

L’Italia si unisce così a un gruppo fortunatamente ben nutrito di altri paesi europei le cui scelte virtuose stanno via via modificando sia l’approccio commerciale che culturale dei loro abitanti. Solo un mese prima di noi, a mettere la parola fine con effetto immediato agli allevamenti di animali da pelliccia, c’è stata la Francia. Fur Free Alliance pubblica a riguardo una mappa interessante aggiornata sul tema e da dove è facile poter individuare le Nazioni europee le cui decisioni sono ancora temi scottanti delle agende di discussione parlamentare. Dall’estero citiamo altri due esempi: dal 2021 Israele è il primo Paese a proibire la vendita di pelliccia di origine animale, mentre in America, primeggia la California per aver aderito nel 2019 allo stop alle pellicce con l’obiettivo di diventare fur-free entro il 2023. Dietro di lei ci sono altri Stati, ma il cammino è parecchio lungo.

L’attivismo anti pelliccia animale nasce in America nel 1985, ma solo nell'anno successivo verrà fissata la data ufficiale. Una settimana dopo il Black Friday sarà sempre e solo Fur Free Friday

Pelliccia sintetica, la moda delle fashion week è sempre più sostenibile

Se gennaio vede la moda maschile e l’Haute Couture attivarsi con le fashion week e le presentazioni delle collezioni moda per il prossimo autunno inverno 2022/23, fa bene al cuore sapere che le settimane della moda di Amsterdam, Oslo, Melbourne ed Helsinki hanno già bandito brand e designer animal fur friendly, mentre Milano e Parigi lasciano che sia a discrezione dei brand definire la loro posizione a riguardo. Tra i brand famosi che si sono messi in gioco per allontanarsi dall'utilizzo delle pellicce animali ci sono Gucci, Chanel, Versace, Giorgio Armani, Prada, Micheal Kors, Burberry, Balenciaga, McQueen, mentre Stella McCartney è la Giovanna d'Arco della battaglia Green sin dal 2001, anno di nascita del brand eponimo. La moda uomo a Milano non si è fatta attendere. Da Dolce&Gabbana a Miuccia (+Raf Simons) i capi realizzati e decorati in pelliccia ecologica coniugano lo stile artico a quello dalla sartorialità più tradizionale.

la moda italiana con la chiusura degli allevamenti da pelliccia diventa ancora più sostenibile, cosa ci si aspetta dalle pellicce ecologiche de futuropinterest
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Da Dolce&Gabbana a Prada, anche le collezioni moda uomo del prossimo autunno inverno celebrano la pelliccia ecologica senza perderne la qualità artigianale

Per non dover mai più scegliere tra Estetica/Etica

la moda italiana con la chiusura degli allevamenti da pelliccia diventa ancora più sostenibile, cosa ci si aspetta dalle pellicce ecologiche de futuropinterest
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Tre esempi di pellicce green di Tiziano Guardini: con aghi di pino, con seta non violenta e denim di recupero

Se da una parte è giusto e moralmente imprescindibile avere rispetto di visoni, conigli, coyote e cincilllà, scegliendo di abolire l’utilizzo di pelliccia animale, dall’altro occorre sottolineare quanto l’espansione su larga scala delle pellicce sintetiche, ottenute con fibre derivate dal petrolio come il poliestere e l’acrilico, abbia causato un desolante incremento dei livelli di inquinamento dell’ambiente. Per riuscire a smaltire quelle tonnellate di plastica pelosa non basterebbero 1000 vite. A volerne trovare, soluzioni ce ne sono eccome. Tiziano Guardini, designer romano dall’approccio innovativo e consapevole il cui stile è definito ECOuture, è forse tra le voci più sensibili in merito all’evoluzione e al ripensamento di questo materiale così controverso. « La pelliccia è sempre stata per me un tema che ho messo a fuoco attraverso la ricerca di una mediazione tra l’estetica e l’etica del mio modo di essere. Non mangio carne da tantissimi anni e quando ho voluto raccontare il mio mondo attraverso un brand personale ho scelto di essere "cruelty free". La prima volta è stata sicuramente con la pelliccia fatta di aghi di pino, creazione che mi ha fatto conoscere a livello internazionale grazie anche alla recensione dell’autorevole giornalista e fashion critic Suzy Menkes ». Per Guardini è la continua sperimentazione a contribuire all’evoluzione e all’ampliamento delle alternative alla pelliccia animale. Due capispalla emblematici lo sottoscrivono, la pelliccia in Peace Silk, una seta ricavata utilizzando i bozzoli abbandonati dai bruchi una volta divenuti farfalle, e una realizzata attraverso la lavorazione del denim.

Quali sono le alternative ecologiche per pellicce & Co.

E allora? Quali soluzioni ci si prospettano se non vogliamo rinunciare alle coccole di un cappotto peloso e allo stesso tempo rispettare la Natura? Due le opzioni principali.

♥ La prima. Puntare sul vintage e sull’upcycling, così si mettono a frutto le risorse già presenti senza caricare la domanda. Pellicce della nonna e della zia, riadattamenti dei modelli e riciclo creativo offrono alternative valide. Se non conosci ancora i sandali di Lady Maranga realizzati con pellicce riciclate, si recupera subito. È proprio Orietta Marangoni, ideatrice di questo progetto così virtuoso, a confidarcelo: « tutto è nato nel 2013 per caso. Avevamo iniziato a rimettere a modello pellicceria vintage con nuove tecniche mixando tessuti/pelliccia, pelliccia/tricot/neoprene. Non sapevamo più dove mettere le pellicce che ci venivano regalate forse per una forma di coscienza o moda passata. Allora ho iniziato a ricoprire le mie Birkenstock usate, poi quelle delle mie amiche e siamo partiti. Oggi progettiamo un riciclo più ampio, non solo di pellicceria, con anche con la maglieria e il fast fashion usa e getta. Chiudere gli allevamenti è più che giusto e ai produttori recidivi dico: usate solo pelo tosato o derivante dalla filiera alimentare ». Sulla pelliccia sintetica infine Lady Maranga afferma « la accetto solo se deriva da un riciclo vero e serio, altrimenti se è creata da zero con petrolio e coloranti chimici anche no, grazie!».

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♥ La seconda. Innamorarsi al primo touch della pelliccia ecologica plant based, ovvero un tessuto morbidissimo e caldo, ottenuto da un mix intelligente di fibre di origine vegetale mescolate a fibre tessili, biodegradabile naturalmente o completamente riciclabile. BIO Fur è il suo nome e sono già in tanti ad impiegarlo nella produzione di capi pelosi e soffici. Dopo il tessuto ottenuto dai funghi Stella McCartney ha scelto di utilizzare una nuova pelliccia “ibrida” definita Fur Free Fur. Si chiama Koba ed è fatta di Sorona, un materiale di origine vegetale brevetto DuPont unito a poliestere riciclato creato dall’azienda francese Ecopel che sta anche studiando come ricavare energia dalle pellicce sintetiche a fine ciclo di vita.

Infine ci sono i ragazzi di Too Cool For Fur, un collettivo con la vocazione alla pelliccia green amatissimo da influencer e it girls. Il loro punto di vista conferma che la direzione è quella giusta. « L’inizio di Too Cool For Fur è iniziato con un'unica premessa, l'amore per gli animali. Viviamo in un mondo moderno e ci siamo adattati in modo tale che la necessità di molti degli alimenti base di origine animale di cui ci serviamo siano sostituibili facilmente con opzioni vegane rispettose del Pianeta. Dedichiamo mesi a ricercare attentamente le nostre pellicce ecologiche per garantire che i capi in pelliccia siano cruelty free ma anche sostenibili in un senso di longevità, quindi durevoli nel tempo.»

La loro missione è anche la nostra: «Vogliamo fare la nostra parte per salvare il Pianeta e gli animali, quindi vogliamo che le persone stiano con noi e facciano sapere al mondo che siamo tutti troppo fighi per la pelliccia!»