Significato e significante, l'immagine e l'immaginario. La conversazione con Rocco Antonio Tano parte da un piano americano per poi spostarsi nel dettaglio, nello sguardo e nella mente di Rocco Siffredi. Due entità che scopriamo convivere dopo una lotta intestina, che funzionano talvolta a intermittenza a volte in sinfonia, si accarezzano, si subiscono, si rivelano. Perché come scriveva Robert Louis Stevenson "la vita ci forgia così come siamo. Tutte le nostre esperienze ci formano ma, sotto questa esistenza distinta e raffinata, nel nostro animo rimaniamo ciò che eravamo una volta".

Siffredi, ci presenti Tano?

«Da quando Rocco Siffredi e Rocco Tano hanno smesso di fare a botte vivo meglio e sicuramente il merito va anche alla partecipazione a L'Isola dei Famosi (nel 2015, ndr). Dovevo trovare un modo per convivere con la mia ossessione, il mio lavoro, e andare in terapia non mi sembrava la cosa giusta da fare perché avevo paura che mi dicessero di lasciare quello che facevo. Io invece non volevo mollare, perché mi piaceva e mi piace quello che faccio, volevo fare vivere Siffredi attraverso Tano. Quando mi hanno poi proposto di partecipare al reality ho avuto tempo per pensare profondamente a me stesso, cosa che non avevo avuto modo di fare prima. Ho quindi visto un Rocco Siffredi che è cresciuto con il sesso già dall'adolescenza, e ho approfondito una parte di me femminile, che è in ascolto, che capisce le donne. Mia moglie dice che sono la femmina di casa».

Mi sono sentito per la prima volta vulnerabile, nudo davanti a un'altra persona

Ricordi la prima volta in cui questo è stato palese a te stesso?

«Sì, fu una giornalista di New York a mettermi davanti all'evidenza. Studiò i miei film porno e il mio ultimo lavoro dell'epoca, un film di una regista francese (Catherine Breillat) con la quale ho fatto un'esperienza di cinema "vero" (la pellicola Romance, del 1999, in cui Siffredi interpreta il giovane Paolo). Lei mi disse "da come guardi le donne, da come ci fai sesso, è come se dentro di te ci fosse il cervello di una donna". Questa cosa mi ha trafitto, mi sono sentito per la prima volta vulnerabile, nudo davanti a un'altra persona.

paris, france   november 22  rocco siffredi attends the premiere of rocco at ugc cine cite des halles on november 22, 2016 in paris, france  photo by pierre suugetty imagespinterest
Pierre Suu//Getty Images
Siffredi a Parigi nel 2016

Al macho, a quello che tutti vedevano come simbolo di uomo virile, è stato tolto un velo sottile che io percepivo, ma fino a quel momento non vedevo, ed è stato fatto proprio da una donna. Rocco Siffredi è una macchina da guerra, ha avuto tutto quello che serve per essere probabilmente nell'olimpo dei migliori del settore. Ma a questo sono seguiti anni di sensi di colpa nei confronti di mia moglie, ad esempio, e un senso del pudore nei confronti dei miei figli che forse imputo anche al mio essere abruzzese, un uomo di altri tempi».

Io volevo sciogliermi, davvero, volevo sciogliermi e scomparire
venice, italy   september 05  l r leonardo tano, rocco siffredi, rosa caracciolo, laura medcalf, lorenzo tano attend the premiere of rocco during the 73rd venice film festival at sala perla on september 5, 2016 in venice, italy  photo by pascal le segretaingetty imagespinterest
Pascal Le Segretain//Getty Images

Tre elementi che vorrei approfondire: pudore, figli e famiglia

«Ora non mi vergogno più del mio lavoro, in famiglia, ma devi sapere che ci sono stati tempi ben diversi. Prima quando si guardava un film con Rózsa e i ragazzi (Lorenzo e Leonardo, nati rispettivamente nel 1996 e 1999) e c'era la scena del bacio tra due persone, io volevo sciogliermi, davvero, volevo sciogliermi e scomparire. Tutto ciò però succedeva solo a me. Anche quando veniva nominato il porno nel cinema avevo del risentimento, soprattutto perché è spesso rappresentato o come commedia o con accezione negativa e io mi sentivo a disagio nei confronti dei miei figli. Un esempio: una pellicola che tratta di una ragazza che parte dalla droga per poi arrivare sui set del cinema hard fino a morire suicida. Questa cosa mi ha scioccato "che cazzo penseranno i miei figli di me?". Mia moglie invece mi ha dato un punto di vista diverso: lei vede me, poi vede il mio lavoro nel porno e poi l'amore che ho io per il mio lavoro. Io per capire la divisione tra le cose e superare questo pudore ci ho messo del tempo e la mia auto-terapia sull'Isola è stata illuminante da questo punto di vista. Piano piano ho quindi iniziato a guardare i miei ragazzi con gli occhi di Siffredi e gli occhi di Tano, perché sono due persone che co-esistono. Non potevo più mentire a me stesso, non potevo più oscurare o provare senso di vergogna per ciò che sono. Ora i miei figli sono "grandi", il sesso è una parte delle loro vite ma devo ammettere che con me non ne parlano molto (ride).

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Alain BENAINOUS//Getty Images
Rocco e la moglie Rozsa, 1997

Relazioni, legami. Alla fine del giorno, cosa ti fa sentire umano?

«Sempre la contentezza di avere mia moglie a fianco. É la parte più bella di tutto ciò che faccio. Il sesso con le ragazze, nei film, è fantastico ma è sempre una cosa che inizia e finisce, una sorta di piacere della carne con cui passi la giornata e paghi il tuo vivere. Tutto questo è bello ma è quando torni a casa che vuoi sentirti umano, quando lo sei, senza compromessi o montature. Sul set, per natura, ci sono delle funzioni, ci sono dei limiti e dei compromessi, mentre a casa ti aspettano gli occhi sinceri di tua moglie, i visi dei tuoi figli e l'energia pura che scaturisce essere circondato da persone che ami e che ti amano. Ti svelo un segreto. Io spesso per casa fermo i miei figli, di 26 e 22 anni, e li abbraccio, li stringo. Per me questa è la parte più importante della vita, fare sentire che ci sei nel migliore dei modi, in maniera sincera».

La parte più importante della vita: fare sentire che ci sei nel migliore dei modi

Hai parlato di finzione sul set. La stessa finzione che però produce film porno che ad oggi sono la lezione base (se non, quasi spesso, l'unica) che un adolescente ha sulla sessualità

«Il porno copia, imita, il 90% delle persone vere conosce solo il 10% delle potenzialità del sesso ma dobbiamo ricordare che lo stesso porno ha sempre mostrato donne performanti, uomini aitanti che spesso si distaccano dalla realtà vera, quella che consumiamo. Ci sono strumenti che aiutano la performance, ci sono le riprese, ci sono iniezioni, c'è del costrutto, teniamolo a mente: c'è bisogno di informazione perché quello che vediamo è distante dalla realtà». E qui ci concediamo una parentesi. L'attore e regista ha a cuore l'educazione sessuale: si è candidato per farlo gratuitamente nelle scuole, ha scritto un libro (Sex Lessons, Mondadori) e per Layla Cosmetics, brand italiano di cosmetica, è stato Dr.Rocco, un consulente sessuologo in un format che potete ritrovare sui social. «Accanto alla finzione, dobbiamo però riconoscere che anche attraverso il porno le donne si sono emancipate, si sono aperte a un nuovo modo di fare. Le ragazze molto giovani affrontano l'argomento a viso scoperto, sono disinibite, cercando incontri sulle app per godere. E lo fanno per godere per se stesse, con se stesse. La donna sta diventando uomo, non si vergogna nel provare piacere, nello squirtare e anzi, questo la fa sentire più aitante perché non solo viene, ma viene più di un uomo».

Le donne ora fanno sesso per godere per se stesse, con se stesse
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Ethan Miller//Getty Images
Siffredi, nel 2018, agli Adult Video News Awards

Non pensi però che consumando porno, finto come dicevamo, ci si possa creare delle aspettative impossibili da replicare e, quindi, dannose? Non tutte squirtano, non tutti hanno un'erezione

«Sì e su questo dovremmo aprire nuovi capitoli. Il consiglio che posso dare è di consumarlo responsabilmente e poi di scoprirsi, da soli e in coppia. Suggerisco di giocare, di dominare e lasciarsi dominare, di conoscersi e comprendersi a prescindere dal materiale che si consuma. E poi bisogna comunicare, bisogna tenere a mente che nessuno appartiene a nessuno. É un discorso che faccio spesso anche a mio figlio che frequenta da 10 anni la stessa persona e che me lo fa ammirare molto. Siamo molto fortunati se troviamo l'anima gemella, a qualsiasi età, ma dobbiamo ricordare che nessuno ci appartiene e noi non siamo di nessuno. Questo è un discorso di formazione, la formazione che ogni genitore dovrebbe fare in famiglia.

Il dialogo tra genitori e figli su sesso, sessualità, relazioni e porno non è semplice, però.

«Vero. Ti racconto un episodio. C'era questa ragazza di Pescara, B*, che mi ha inviato delle belle foto del suo corpo chiedendomi di lavorare. Io le chiesi perché voleva farlo e lei mi ha risposto, come mi rispondono un po' tutte quelle che vogliono entrare nel settore, che era la sua passione. Io, da abruzzese quale sono, le domandai subito del parere dei suoi genitori a riguardo, e lei mi disse che lo avrebbe comunicato a breve e che sarebbe arrivata al provino accompagnata dal fratello. Poco dopo mi arriva una telefonata da una signora, la mamma. Mi disse, in modo molto gentile, "sono la mamma di B*, le passo mio marito". Io presi il telefono. "Sono il papà e sono appena rientrato dal lavoro, non mi sono neppure cambiato ma ho appena ricevuto la news che mia figlia dovrebbe venire a Budapest a fare un film con te. Ci ho messo mezz'ora prima di parlare. Dove ho sbagliato come genitore?". Dopo varie peripezie, alla fine non se ne è fatto niente, ma ho consigliato loro di dialogare in maniera schietta e sincera con la figlia, per capire dove volesse andare a parare».

Dobbiamo ricordare che nessuno ci appartiene e noi non siamo di nessuno

Dialogo e trasparenza, confidenze, verità. Cosa ti fa sentire sensibile?

«Una cosa molto negativa: penso che le donne debbano sempre godere e i bambini sempre giocare, senza conoscere orrore e sofferenza. Quando sento parlare di violenze sui bambini, di morti bianche, di piccoli che devono fare traversate per vivere, di infanti che muoiono di freddo. Ecco quando mi sento sensibile, fragile, umano. É una parte di noi che stiamo dimenticando, o meglio ignorando perché ci stiamo abituando a immagini di violenza, stanno diventando la normalità. E a me fa rabbrividire».