Sono ore di mestizia nel Regno Unito. Non solo per il caso politico che sta scuotendo le fondamenta del governo di Boris Johnson (il quale ha ammesso di aver partecipato a diversi party "di lavoro" in lockdown, per di più alla vigilia dei funerali del principe Filippo) ma anche per le news in arrivo dalla famiglia reale e dal caso che coinvolge il secondo figlio della regina, il principe Andrea di York. Inutile girarci intorno: le crisi monarchiche causate dall'ondata Diana Spencer negli anni Novanta e poi dai Sussex nel corso del 2020 sono poca cosa rispetto alla causa civile legata alla denuncia per violenza su minore intentata al duca di York da Virginia Roberts Giuffre. La donna, coinvolta nel caso di adescamento di minorenni, sfruttamento della prostituzione aggravato dalla pedofilia di Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell (recentemente condannata per 5 capi di imputazione), accusa il secondo figlio della regina Elisabetta di averla violentata quando aveva solo 17 anni. Il duca ha sempre negato e, sebbene la sua accusatrice abbia fatto il suo nome ormai da diversi anni, è sempre riuscito a schivare le eventuali conseguenze di queste accuse.

Ora non è più così: il 12 gennaio 2022 un giudice newyorkese ha confermato che il caso del principe Andrea non può essere archiviato, dunque rischia di arrivare al processo entro la fine dell'anno. Questo ha ovviamente generato una reazione a catena, di stampo sia politico che monarchico, ma ovviamente anche familiare. Il The Mirror ha riportato che la regina Elisabetta e il nipote William hanno avuto una riunione fiume a Windsor, per decidere il da farsi. Per il futuro sovrano (ma anche per il principe Carlo, prossimo in linea di successione al trono), l'unica possibilità è l'esilio del duca di York; l'estromissione dalla famiglia reale in modo ancora più netto; l'allontanamento definitivo da corte. Una causa civile per violenza su minore non può essere tollerata da nessun punto di vista, figuriamoci da quello pubblico e istituzionale. E visto che gli avvocati di Ghislaine Maxwell hanno fatto sapere che la loro assistita è pronta a fare nomi e cognomi dei potenti che sfruttavano le ragazzine della rete sua e di Epstein, è chiaro che ci troviamo davanti a una nuova e necessaria ondata di Me Too.

La decisione di togliere i titoli militari, l'impedimento a usare il trattamento di Altezza Reale in pubblico (come riporta l'Independent), di riportare tutti i patronati del duca di York in mano alla regina è stata dunque veicolata dalla volontà ferrea di William di Cambridge di salvare la Corona. E la regina, maestra nell'insegnare al nipote questa dedizione, non ha potuto fare altro che rimettersi a questa scelta, perché se c'è una cosa che abbiamo imparato su di lei in questi 70 anni di regno è che il dovere e la lealtà nei confronti dell'istituzione e del suo ruolo vengono prima di tutto. Pure di un figlio.

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Di certo, presentandosi all'eventuale processo (può sempre patteggiare: non sappiamo ancora se Andrea di York lo farà) dovrà farlo da privato cittadino, sostenendo da solo le spese legali e addossandosi eventualmente tutta le responsabilità del caso sulle sue spalle.

Cosa succede ora

Saremo probabilmente in balia di gossip, anticipazioni, interviste ad avvocati e fonti vicine a questo o quel membro della famiglia reale che ci diranno la loro opinione dalle pagine dei giornali. Il caso di Andrea di York è legato a uno dei sistemi di prostituzione e sfruttamento minorile più imponente degli ultimi anni, un "format" che ha coinvolto presumibilmente decine di uomini potenti, poi protetti da accordi economici e clausole di riservatezza. Ora che questa bolla sta per scoppiare, ci aspettiamo un'esplosione importante. Necessaria e dovuta, soprattutto, alle sopravvissute che sono state adescate (in alcuni casi, appena quattordicenni) da Epstein e Maxwell.

Il duca di York non può quindi farla franca: anche se si trattasse solo di dimostrare la propria innocenza in tribunale, deve prendersi la responsabilità di questa accusa. Con tutti gli strascichi che può provocare: sulla famiglia in primo luogo, con le figlie Beatrice ed Eugenia di York, entrambe madri da poco, che più di tutte stanno accusando i colpi terribili legati alla posizione del loro padre. La regina Elisabetta, 96 anni e vedova da aprile, sperava di festeggiare i 70 anni del suo regno chiudendo un cerchio: ma proprio mentre sognava la pace, ecco che la crisi peggiore di sempre (per di più causata da un figlio che, nonostante tutto, ha sempre amato e protetto) ha bussato alla sua porta.

Il principe William e il principe Carlo hanno il compito, comunque finirà la vicenda giudiziaria di Andrea di York, di tenere a galla un'istituzione che nell'ultimo biennio ha perso molti pezzi. Non ultimo quello delle Barbados che si sono rese indipendenti dal regno del Commonwealth dopo decenni (con anche l'Australia che sta provando a fare lo stesso). La monarchia non è solo quella che vediamo o che, chi scrive, racconta sui giornali: è storia, prima di tutto, è intreccio di vite e ruoli, è un enorme marchio che ha superato i secoli, le guerre, le crisi, i comportamenti scellerati di alcuni dei suoi membri, gli addii, le interviste-verità, persino un'abdicazione.

Il royal expert Norman Baker al Guardian ha detto che, anche se ora il principe Andrea dovrà vedersela da solo, «la famiglia reale non può sfuggire all'immenso danno di immagine che ha provocato questa vicenda». Insomma, il danno è già stato fatto e ora si deve solo rattoppare lo strappo. L'unico modo è distanziarsi il più possibile dalla situazione, prendere una posizione precisa e pubblica contro la violenza sulle donne (e in questo Kate Middleton, Sophie Wessex e Camilla di Cornovaglia potrebbero avere un ruolo chiave) e sperare che lo tsunami non prenda in pieno il trono. Forse.