A voler raccontare il suo ultimo anno,Valentina Romani prende un attimo di tempo e dosa bene le parole. «È stato un anno abbastanza pieno, luminoso, se così si può dire». C'è stata l'esplosione, dirompente, di Mare fuori, la serie fenomeno di Rai2 - ora al terzo capitolo - ambientata nel carcere minorile di Nisida di Napoli che la vede protagonista, nei panni di Naditza, dal 2019. C'è stata l'ultima sua stagione della Porta Rossa, altra serie cult. E ci sarà Il sol dell'avvenire, nuovo film di Nanni Moretti ancora top secret, al cinema da metà aprile. Lei, 26 anni, romana, prende fiato e prova a non farsi travolgere. «Ci sono state tante stelle che sto collezionando», continua, «con cui spero di tappezzare il mio soffitto».

Recitare è davvero quello che volevi fare da bambina?

«È molto diverso da come me lo immaginavo quando avevo sei anni, ma questo non mi ha mai fatto cambiare idea. Ovviamente è un mestiere e come tutti i mestieri è richiesta massima serietà però ci vuole anche, come in tutte le cose, un pizzico di divertimento. E io finché mi diverto e mi sento al mio posto vorrò continuare a farlo. Forse quando capirò che non mi diverto più, non sarà più il mio posto, ma per il momento sì. È proprio il mio luogo, il mio habitat».

A doverne scegliere una, cos’è la cosa che ti diverte di più?

«Il momento più divertente, ma anche più delicato, è la parte di approccio al personaggio, quando leggi per la prima volta la sceneggiatura, quando incontri il regista, gli altri attori, quando cominci a dare un volto alle battute. È il momento in cui cominci a capire cosa può raccontarti il personaggio, e cosa puoi dare tu in prestito. È come quando conosci una persona nuova e sei mosso dalla curiosità di conoscere la sua storia».

«Della mia infanzia conservo lo stupore e la meraviglia, mi piace godermi le cose come fosse sempre la prima volta»

Come hai scelto finora i personaggi da interpretare?

«Ho sempre cercato qualcosa che i personaggi avessero da dire a me o dagli altri. Tra tutti, Naditza ha un grande bisogno di essere ascoltata, di esprimere il mondo interiore che si porta dietro. Questo mi ha fatto provare una grande responsabilità. Naditza aveva bisogno di essere raccontata e io quindi non potevo tirarmi indietro (ride, ndr)».

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Valentina Romani Foto Sara Sabatino Stylist Claudia Scutti Look Blazè Make up and hair Carlotta Badiali Location Naos Reastuarant

Che adolescente sei stata?

«Sicuramente come lei ero un’adolescente molto impulsiva, non avevo troppa paura di sbagliare. Prendevo la vita e le scelte di petto, senza considerare troppo le conseguenze. Crescendo poi, anche grazie al lavoro che per fortuna è arrivato molto presto, sono arrivate anche le responsabilità, e ovviamente ho dovuto un po’ limare la mia parte irrazionale. Mi piace, però, dire che della mia adolescenza e soprattutto della mia infanzia conservo lo stupore e la meraviglia. Uno dei motivi per cui faccio questo mestiere è perché mi piace godermi le cose come fosse sempre la prima volta».

Naditza sa bene quello che vuole e soprattutto quello che non vuole. Rifiuta qualsiasi scelta obbligata. Ti è mai capitato?

«I miei genitori mi hanno sempre lasciata abbastanza libera di scegliere, e questa credo sia stata la chiave che ha fatto sì che io scegliessi la strada giusta, o almeno quella che credo lo sia. Questo senso di libertà mi ha permesso di non dover necessariamente trasgredire alle regole. La mia trasgressione maggiore? Cannare la scuola (ride, ndr). È chiaro che sono stata anche guidata nelle scelte più difficili o almeno sono stata messa in guardia sulle cose che potevano essere potenzialmente pericolose».

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Per una giovane donna oggi è sempre più difficile?

«Sì, è ovvio. Penso che il percorso verso il vero cambiamento sia ancora lungo, ma piano piano possiamo farcela. Sono fiduciosa. Per quanto riguarda il mio ambiente, lavorare con le donne è straordinario».

Mare fuori ti fa vedere anche cosa significa non essere più libero. Per te oggi la libertà ha un valore diverso?

«Una delle caratteristiche più belle di Mare fuori è che racconta anche la libertà interiore, il sentirsi liberi dentro. Naditza è grande paladina di questo perché lei si sente libera assecondando i suoi bisogni e per la sua libertà si fa rinchiudere all’interno di un carcere minorile. E tutto questo riguarda un aspetto di cui si parla poco, ossia il mondo emotivo delle persone libere ma soprattutto quello dei carcerati. Perché la libertà è un concetto molto ampio ed è veramente difficile ricondurla a una sola cosa. Libertà è poter fare una passeggiata, ma anche poter dire ciò che si prova senza la paura di essere giudicati. Per quanto riguarda la liberta intesa in senso fisico, Mare fuori fa luce sulla questione degli errori. Vuole comunque dare la speranza a chi ha sbagliato, mostra che è possibile reinserirsi nella società. Anzi, potrebbe sembrare una contrapposizione, ma un reinserimento dopo un percorso di formazione è qualcosa che può renderti libero».

«Mare fuori racconta anche la libertà interiore. Naditza ne è grande paladina, lei si sente libera assecondando i suoi bisogni e per la sua libertà si fa rinchiudere all’interno di un carcere minorile».

Qual è secondo te il motivo dell’incredibile successo di Mare fuori?

«Le chiavi sono tante, la prima è questa: Mare fuori non fa sconti a nessuno. È cruda perché racconta una realtà molto vera in modo molto onesto, non si nasconde dietro agli errori ma te li fa vedere. Al contempo ti dà anche la speranza di poter pensare di avere un’altra possibilità, perché è giusto, tutti meritiamo una seconda possibilità».

Qual è il tuo di mare fuori?

«A oggi le speranze, i miei auguri sono poter continuare a fare questo mestiere che a oggi mi fa sentire molto bene. Mi chiede tante energie, ma sono molto felice di dargliele. Mi auguro di non perdermi mai di vista, di non perdere le mie radici. Questo è il mio mare fuori».

E la felicità?

«La felicità sono troppe cose, forse proprio le piccole cose. Il rendersi conto di quello che si ha e di non avere bisogno di altro».

Il successo può arrivare e non arrivare. Travolgerti. Cosa significa per te?

«È una cosa strana, è qualcosa a cui io non ero pronta, mi spaventa però di più tutto quello che ci sarà dopo. Essere pronti al successo è molto più facile, il successo arriva e può andarsene all’improvviso. A oggi mi rendo conto di essere molto fortunata per tutte le cose belle che mi stanno succedendo. Non voglio adagiarmi sugli allori per questo, ogni nuovo personaggio è una scoperta, un nuovo viaggio».

I complimenti che ti fanno più piacere?

«Quando si complimentano per il mio napoletano in Mare fuori. Non lo fanno tutti, ride, ma lo capisco, è stata una cosa difficile anche per me. In generale i complimenti fanno sempre piacere».

E le critiche?

«Se sono costruttive, le metto in tasca e ci medito, cerco di capirne le ragioni. Se, invece, ritengo siano superflue, per il mio aspetto fisico o su altre cose di cui non ho il controllo, tento di lasciarle andare. Inutile mettersi di traverso all’idea di non piacere a tutti».

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Com’è andata sul set con Nanni Moretti?

«Non posso dire ancora nulla, posso solo dire che è stato bellissimo».

Come ti sembra la tua generazione?

«Guardandomi intorno, guardando i miei amici, vedo una generazione con un grande potenziale, abbiamo solo bisogno che gli adulti ci diano fiducia. Abbiamo voglia di fare e di fare cose belle e fatte bene, poi certo sono stati anni difficili. Il Covid ci ha provato, abbiamo patito. Ma credo che ci stiamo riprendendo, abbiamo capito che non bisogna dare più nulla per scontato, quanto sia importante agire, dire le cose che non ci stanno bene».

In Mare Fuori gli amori sono molto intensi. Che idea hai dell’amore fino a qui?

«L’amore in generale, di base, dovrebbe essere una cosa bella, laddove c’è violenza, c’è paura, non è più amore. Questo sta alla base di tutto, io poi sono innamorata dell’amore e dico "viva l’amore in tutte le sue molteplici forme". Che siano, però, forme d’amore».

A guardare il futuro, cosa ti piacerebbe vedere?

«Sicuramente, senza voler peccare di presunzione, sento che sto piano piano facendo esperienza e questo mi dà una tranquillità che prima non avevo, rispetto al mio mestiere. Sento che sto facendo il mio lavoro, che chiaramente devo conquistare, perché è un lavoro che va continuamente sedotto e vinto, ma sento di essere nel posto giusto».

«Sono innamorata dell’amore e dico "viva l’amore in tutte le sue molteplici forme. Che siano, però, forme d'amore»"

Sei severa con te stessa?

«Devo dire di no. Mi perdono molto. E mi do anche delle ricompense quando faccio le cose fatte bene, e non solo parlo solo per quanto riguarda il lavoro. Lo dico sempre: il lavoro è importante, ma non è tutto».

In questo anno così intenso, sei riuscita a ritagliarti lo spazio per il privato?

«Un po’ ho faticato perché la caratteristica di questo mestiere è che è totalizzante. Ma, anche per rispettare la mia parte bambina, cerco di vivere sempre con i piedi ancorati a terra. È stata dura, ma appena ho potuto mi sono presa i miei tempi. Viaggi, palestre, fughe. Scrivere poesie mi rilassa molto, mi piace che i miei pensieri possano avere una musicalità».

Nel 2016 alla domanda «che cosa fa la differenza?» rispondevi «gli amici e la famiglia, da soli non siamo abbastanza forti». La pensi ancora così?

«Sicuramente sì, chi sei per buona parte lo definiscono le persone di cui ti circondi, e io metto tanto di me negli altri e prendo tanto. Ma a fare la differenza sei tu, nel momento in cui decidi di voler cambiare le cose. E se intorno a te hai una rete salda di appoggi, nel senso di affetti, sei a buon punto».