Non poteva non uscire a giugno, nel mese del Pride, la serie più pride di Netflix. Si chiama Glamorous e ha una madrina di tutto rispetto, Kim Cattrall (serve davvero che vi ricordi che ha interpretato Samantha Jones?). Dentro c’è un po’ di tutto: Ugly Betty, il Diavolo veste Prada, The Bold Type. Magari non raggiungerà il successo di nessuno di questi tre titoli, ma è raccomandata per iniziare l’estate al meglio.

Uscita il 22 giugno, un giorno prima della nuova stagione di And just like that… dove Cattrall fa finalmente una comparsata, racconta la storia di Madolyn Addison, proprietaria di un’azienda di cosmetici, la Glamorous appunto, sul bilico del fallimento. Madolyn, aka Cattrall, è davanti a un bivio. O trova una grande idea con cui risollevarsi e vendere l’azienda, o vedrà la sua casa di lusso fallire. Non è però solo la Miranda Priestley della cosmesi - anche perché è particolarmente gentile con i propri dipendenti - ma è anche un’ex top model ammirata da tutti. Un passato che nel corso della serie tornerà utile.

Accanto a lei lavora il vero protagonista della serie, Marco Mejia (Ben J. Pierce), l’Andrea Sachs della situazione. Assunto come secondo assistente direttamente da Madolyn, è perfettamente a suo agio nel nuovo contesto; a parte qualche piccola gaffe per colorare il primo episodio. Ha molte idee e non ha paura di dirle ad alta voce, e questo a Madolyn sembra piacere, altra differenza con Miranda. Grazie a Glamorous vive una nuova vita. Scopre il brio dell’avere un amante, dell’uscire la sera nei locali gay di Brooklyn e dell’avere dei colleghi che lo sostengono. Truccato con i prodotti di Glamorous e con i tacchi perennemente ai piedi, cerca il successo anche come influencer, esagerando forse con i riferimenti e gli stereotipi della Gen Z.

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Anche qua, visto che il riferimento al Diavolo è continuo, c’è una Emily Charton. Si chiama Venetia ed è interpretata da Jade Payton. Non è troppo odiosa nei confronti di Marco, ma il suo ruolo resta complicato. Non è facile capire la sua posizione, anticiparne le mosse, scommettere se sosterrà o tradirà Madolyn. Questo perché, in generale, non si è in grado di capire dove la serie voglia andare a parare. Un po’ come successo con Platonic, anche qua non sembra esserci un grande piano già scritto. Alla fine del secondo episodio sembra essere già concluso il racconto, quando in realtà si è solo all’inizio. Se dunque da una parte i fatti accadono rapidamente e si esauriscono nel giro di 40 minuti, lasciando forse la sensazione che avremmo voluto approfondire un po’ di più, dall’altra ci mantiene incollati allo schermo perché dobbiamo sapere cosa si sono inventati per coprire dieci episodi. Rimarremo delusi? No.

Il cast rappresenta le varie sfaccettature della comunità Lgbtqia+, racconta come già fatto in altre serie di successo quali Sex Education come non tutti i ragazzi omosessuali siano uguali, che anche un ragazzo apparentemente machista, muscoloso e palestrato che lavora nel mondo della finanza può provare vergogna. Perché l’obiettivo di Glamorous è proprio quello di prendere i pregiudizi e scardinarli. E lo fa sfruttando i personaggi più curati della serie: le drag queen. Cattrall, per chi la ricorda principalmente per il ruolo di Samantha, qui è diversa. Non per lo stile, quello non è mai passato. Ma ora è cresciuta, maturata, per niente esuberante né autoreferenziale. Crede nel suo progetto, vede il potenziale delle altre persone e con uno stile impeccabile accetta di essere una glamorous over 50. Da farci la firma.

Dunque, si poteva fare di più? Di certo potevano descrivere meglio il passato di Madolyn, il rapporto con il nuovo compagno, la relazione di Marco con Parker, un personaggio che va e viene senza un effettivo nesso cronologico, e forse avrebbero potuto rivedere in modo critico la pubblicizzazione che ne è uscita delle droghe come “coraggio sottoforma di pasticca”. Ma Glamorous funziona anche così, e va benissimo.