Raoul Bova, Patty Pravo ed Emanuele Filiberto di Savoia. Altro giro altra corsa per Belve che torna con il secondo appuntamento della nuova stagione dopo il successo del debutto con Arisa, Stefano De Martino e Fabrizio Corona. Il nipote dell’ultimo re d’Italia a poco più di due settimane dall’intervista (edulcorata) a Verissimo, si racconta a Francesca Fagnani non tirandosi indietro nel parlare del suo matrimonio, tradimenti compresi, ma anche di vizi ed eccessi e i retroscena della chiacchieratissima partecipazione a Sanremo nel 2010.

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«L'amore è più forte di una scappatella. Chiedo perdono e dico grazie ogni giorno», ha detto Emanuele Filiberto di Savoia a Silvia Toffanin nel talk del weekend di canale 5 rispondendo alla domanda sui tradimenti nel suo matrimonio con Clotilde Courau celebrato il 25 settembre di 20 anni fa e da cui sono nate le due figlie Vittoria, nata il 28 dicembre 2003 e Luisa il 16 agosto 2006, che oggi studiano a Londra.

Infedeltà spesso finite su tutti i giornali, come l'ultima stanata da Diva e Donna che questa estate ha pubblicato le foto dei baci tra Emanuele Filiberto e la cantante italiana ma californiana d'adozione Nadia Lanfranconi, ex fidanzata di Mel Gibson sulla spiaggia di Los Angeles, dove il 51enne vive per la maggior parte del tempo (la moglie invece è di casa a Parigi).

Fagnani nella seconda puntata di Belve torna sull’argomento spinoso riuscendo a scucire qualche dettaglio in più. «Purtroppo i tradimenti sono successi, ci sono state delle spiegazioni, ci sono stati dei perdoni, non subito», le parole di Emanuele, «c’è un grandissimo amore e un grandissimo rispetto tra di noi, ed è andato oltre i tradimenti».

Filosofia condivisa dalla moglie Clotilde. «Con Emanuele siamo diversi profondamente, ma allo stesso tempo siamo sinceramente uniti. Siamo una famiglia, abbiamo due figlie stupende, aiutarle a costruire un futuro è importantissimo per noi due», ha detto l'attrice a Oggi nel 2021, «La vita non è una favola, ma una lotta. E chi come noi vive nella realtà lo sa molto bene. L’amore in fondo è un continuo costruire attraverso il dialogo aperto, l’empatia, il dedicarsi reciprocamente, anche attraverso le differenze. Amo profondamente Emanuele e questo sarà per la vita».

Incalzato sul suo rapporto con la famiglia d'origine, l'ex giudice di Amici torna a parlare delle leggi antisemite firmate dal nonno Umberto II e del mancato mea culpa del padre Vittorio Emanuele di Savoia perché a suo dire troppo legato al casato e alla sua storia. «Io avrei voluto che quello che ho fatto io ben dopo, il “mi scuso per le leggi razziali”, fosse stato fatto anche prima», ha detto Emanuele Filiberto, riferendosi alla lettera che lui stesso, nel 2021, inviò alle Comunità Ebraiche Italiane, chiedendo «ufficialmente e solennemente perdono a nome di tutta la mia famiglia».

Idee chiare anche sul perché ha deciso di fare causa ad un editore, reo di aver pubblicato un dizionario dei capi di stato gay e bisessuali in cui si dichiarava l'omosessualità di nonno Umberto. «Era una stupidaggine. prima di tutto non si parla dei morti, e soprattutto non si parla dei morti per dire una cosa che è una stupidaggine», la sua spiegazione, «mio nonno ha avuto una moglie, ha avuto quattro figli, e tutt’un tratto fai uscire questa cosa. si chiama una gran stronzata, scriverlo su un libro. ma poi dammi delle prove, no? no, niente».

Nella chiacchierata in prima serata anche un riferimento agli anni ribelli e l'uso di droghe. «È una cosa che ho sempre detto. Va con il fatto di esser chiusi, introversi, di non poter affrontare l’altro in una maniera normale e sana come oggi potrei fare», ha spiegato l'erede di casa Savoia. «Questi paradisi artificiali ti aprivano e ti facevano mostrare dei sentimenti che normalmente non avresti mai mostrato», continua ammettendo «Ce ne son state parecchie, però a quell’epoca andava molto la cocaina, purtroppo».

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Daniele Venturelli//Getty Images
Emanuele Filiberto di Savoia a Sanremo 2010

Spazio anche ad argomenti più leggeri come il capitolo Festival di Sanremo e la sua partecipazione nel 2010 con la canzone “Italia amore mio” insieme a Pupo e Luca Canonici, definita «un’operazione di marketing della Rai, è la Rai che aveva chiesto della mia partecipazione a Sanremo perché era un anno un po' debole per loro, serviva quel piccolo casino in più». Un'ospitata in parte pilotata di cui sia chiaro, non si pente: «Mi hanno chiesto e a me è piaciuta l’idea. Ben venga che sono arrivato secondo». Presto il bis?