Rocco Tano è un bambino di provincia che vive all'ombra di un fratello maggiore che vede come un eroe e di un fratello minore fragilissimo che attira ogni attenzione della madre. Già da piccolo scopre di avere un «super potere tra le gambe» e da grande , proprio intorno a quel potere, costruirà la sua storia personale e pubblica. Ortona in Abruzzo è il luogo in cui nasce, da cui sfugge e in cui tornerà per provare a riappacificarsi col sé del passato. Parigi la città in cui scoprirà di poter essere Rocco Siffredi. Budapest quella in cui finalmente, dopo 350 minuti di amplessi, cadute, trionfi e orgasmi, riuscirà a dire "Ti amo".

Supersex è la serie che racconta l'ascesa del pornoattore più iconico del costume internazionale, in streaming su Netflix, dopo due anni di attesa, dal 7 marzo. Scritta da Francesca Manieri e diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, Supersex attraversa la vita di Rocco Siffredi in tre epoche e sette episodi: l'infanzia a Ortona, quando scopre il fotoromanzo erotico omonimo interpretato da colui che diventerà il suo mentore, Gabriel Pontello e quel desiderio incontrollabile che sarà motore della sua carriera; l'adolescenza a Parigi, dove scopre il sesso libero dei night club e di Pigalle; l'età adulta, ormai dio del porno, in giro per il mondo (ma sempre con ritorno a Ortona). Saul Nanni nel secondo episodio e poi Alessandro Borghi sono i due volti di Rocco Siffredi in questo densissimo viaggio.

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courtesy photo/foto di Lucia Iuorio / Netflix//Netflix
Saul Nanni e Jade Pedri nei panni del primo amore di Rocco Tano, Sylvie

Com'è, dunque, Supersex. O forse sarebbe meglio partire da ciò che non è. Non è una serie sulla pornografia fine a se stessa, ma questo, dato il tocco di Manieri sulla sceneggiatura, era prevedibile. Certo c'è molto sesso, tantissima nudità, c'è quella rappresentazione di corpi - donne come carne - tipica degli anni Ottanta e Novanta che oggi fa sentire a disagio. E che pure non dobbiamo dimenticare anche per capire come siamo arrivati dove siamo oggi. Manieri, parlando col Corriere della Sera, aveva anticipato che Supersex riguarda più «la crisi del rapporto tra maschile e femminile, lo iato tra sessualità e affettività che ci riguarda tutti. Da bambino [Rocco] cerca lo sguardo femminile, non lo trova, e avrà sempre la pretesa di saper guardare le donne, tiene il contatto visivo con loro, poi capisce l’ambiguità e la violenza e solo alla fine ha la capacità di accogliere il punto di vista della donna su di sé. È una possibilità di liberazione». Durante un'intervista con Cosmopolitan, anche Jasmine Trinca, superba nei panni tragici di Lucia - è personaggio di finzione che racchiude tante delle donne incontrate da Rocco nella sua vita e incarna la voce della sua coscienza - ci ha detto che Supersex «è anche un racconto femminista che prova a riscrivere il maschile, la sua costruzione e il destino che eredita come una cosa da cui sembra non potersi mai allontanare. Questa serie racconta che un'altra strada è possibile, un'altra narrazione è possibile».

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courtesy photo/foto di Lucia Iuorio / Netflix//Netflix

Supersex è un racconto di formazione che parte dal pene del protagonista e poi affonda nelle pieghe più intime del suo cuore. Alessandro Borghi ha fatto un gran lavoro di preparazione sul personaggio, sia fisico (sul suo profilo Instagram ha pubblicato diverse scene di ordinaria amministrazione sul set) che psicologico (prima delle riprese raggiunto Rocco Siffredi e sua moglie Rosa Caracciolo a Budapest per un confronto emotivo col pornoattore). Riuscendo, per gran parte degli episodi, a mantenere il contatto con Rocco, rubandogli gesti e tic, sorrisi, spavalderia e dolori. La scrittura più riuscita è quella del personaggio di Lucia-Jasmine Trinca, complice anche l'intensa interpretazione dell'attrice. Oscuro, violento ed emotivamente instabile è il Tommaso di Adriano Giannini, fratello maggiore di Rocco attorno cui ruota gran parte della sua vita. Convincente anche Gaia Messerklinger nei panni non meno complessi e iconici di Moana Pozzi.

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courtesy photo/foto di Lucia Iuorio / Netflix//Netflix
Jasmine Trinca e Adriano Giannini sono Lucia e Tommaso in Supersex

Cosa c'è di vero in Supersex, dunque? Rocco Siffredi ha detto (quasi) tutto, tranne la scena del cimitero di Saltburniana memoria. Non anticipiamo niente per non spoilerare lo snodo legato al suo rapporto con la madre, ma Siffredi ha detto che è andata più o meno come l'ha rivisitata Manieri, tranne che per la location. Il resto c'è: la spavalderia dei primi anni, le orge e gli incontri bollenti a Parigi, l'impossibilità di conciliare una vita di sesso con il sesso nella vita (vera). Dice di aver pianto tanto, Rocco, guardando con i figli e la moglie Rosa - che arriva solo sul finale della serie - la sua vita scorrere sullo schermo.

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courtesy photo/foto di Lucia Iuorio / Netflix//Netflix
Gaia Messerklinger è Moana Pozzi

Supersex non vuole insegnare nulla, né fare riscrittura del passato o diventare un manifesto femminista. Parla di sesso sporco e di sesso senza significato, di desideri inconfessabili e di perversioni. Di amore materno e fraterno. Di ricerca e di fallimenti. Lo fa a volte in modo brutale, a volte con dialoghi un po' troppo didascalici e segnati da un voice over, quello di Alessandro Borghi, che ricorda, per intenzioni ma non sempre per la riuscita, quello di Lenù in L'Amica geniale. La serie non celebra il personaggio, né lo giudica. Indugia sui corpi nudi senza vergogna e senza tabù. E lo stesso fa con emozioni e fragilità dei protagonisti, dipinte per quello che sono: un abisso di paure e tormenti. Non abbiamo capito se la serialità italiana avesse bisogno di Supersex, ma noi di sicuro sì.