"La pelle è mia e me la gestisco io" ecco riassunta in una frase la posizione di Emilia Clarke quanto a skincare. Per la serie: ben vengano creme, cremine, e tutto il combinato disposto di maschera + scrub + siero, ma non chiedetemi di passare al Botox. Eh già, l'attrice di Game of Thrones a 34 anni mette le cose in chiaro: i ritocchini non fanno per lei e quindi guai a proporglieli se non si vuole ricevere come risposta l'equivalente di "Dracarys" in versione più gentile, forse, ma non meno esplicita. "Una volta una visagista mi ha detto che avevo bisogno di un filler", racconta infatti in un'intervista per Elle UK, "io le ho mostrato la porta. Le ho proprio fatto capire che doveva andarsene. Le sue esatte parole erano state: 'In questo modo, potrai riavere la tua faccia'. All'epoca avevo 28 anni".

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Il punto qui non è tanto "filler o non filler". Sappiamo bene che è una scelta strettamente personale, ma proprio per questo non dovremmo subire continue pressioni che ci portano a sentirci "sbagliate". Dovremmo poter decidere per noi stesse cercando di limitare i condizionamenti (mica facile). Clarke, per ora, il filler non lo vuole (l'ha reso ben chiaro) e non le va nemmeno che qualcuno le proponga di "riavere la sua faccia" (quale, poi? quella dei 15 anni?). Sembra piuttosto ragionevole eppure accettare di invecchiare per le donne non è affatto facile. Fin dai tempi della caccia alle streghe l'invecchiamento femminile è stato demonizzato con la creazione, nella cultura popolare, dello stereotipo della vecchia megera sola e parecchio maligna. Il patriarcato non solo ci vuole belle (e magre e in ordine), ma ci vuole soprattutto giovani. Così, mentre l'uomo con le rughe è subito "affascinante" e "vissuto", la donna deve allarmarsi al primo segno sulla fonte e correre ai ripari. Questo un po' perché - si sa - il legame donna-corpo nella nostra società è molto forte e quindi sul nostro aspetto sono sempre accesi i riflettori, ma un po' anche perché la donna matura e con esperienza può far paura perché difficilmente si lascerà sminuire o dominare.

"A 34 anni sono più saggia, più intelligente, ho avuto più esperienze, ho fatto tante cose e ne sono orgogliosa", spiega infatti Clarke, "Puoi farle solo perché hai l'età che hai. Il tempo è l'unica cosa che ti permette di fare certe cose. Quindi, se la mia faccia riflette il tempo che ho trascorso su questa Terra, ci sto". In questo senso invecchiare significa aumentare le proprie potenzialità, diventare più forti e sicure e la bellezza c'entra molto con tutto questo. Clarke tra l'altro non è la sola a Hollywood a voler vedere (e mostrare) l'invecchiamento sotto una nuova luce, più umana e normalizzata. Ad esempio l’attrice statunitense Justine Bateman, nota per il ruolo di Mallory Keaton nella sitcom Casa Keaton, ha da poco pubblicato il libro “Face: One Square Foot of Skin”, nel quale, tra le altre cose racconta di essere preoccupata dalla dipendenza femminile dalla chirurgia estetica. "Sono stanca di sentirmi male e fuori posto perché il mio viso mostra la mia età", ha spiegato in un'intervista a Scarymommy, "Siamo arrivati a un punto in cui anche il ginecologo ha i poster in studio per promuovere le punturine viso. Ormai non riusciamo nemmeno più a fare un fottuto Pap Test senza incappare in un annuncio per il Botox, perché Dio non voglia che qualcuna di noi dimostri la sua vera età".

Allo stesso modo anche Kathryn Hahn che abbiamo appena visto nei panni di Agnes in Wanda Vision su Disney Plus ha paragonato il processo di invecchiamento a uno space shuttle che decolla solo abbandonando a terra tutto ciò che non gli serve. "C'è un ritorno a ciò che conta", ha spiegato a Glamour Magazine, "Invece di sentirsi invisibili, che è quello che pensavo sarebbe stato, è più essenziale e più sexy. È davvero eccitante". Insomma, invecchiare non è poi così male se sai come farlo e sembra che questa nuova generazione di attrici si qui per mostrarci la via del self love a qualsiasi età. E con Daenerys in prima linea possiamo solo prendere appunti.

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Elisabetta Moro

Nata a Padova, vivo tra Londra e Milano. Dopo la laurea in Giurisprudenza, mi sono specializzata in Studi di Genere con un Master in Women’s Studies nel Regno Unito. Oggi scrivo di attualità, costume e pop culture, focalizzandomi in particolare su tematiche legate al femminismo, alle questioni di genere e ai diritti civili.