Perché ci trucchiamo? La risposta la possiamo trovare ripercorrendo la storia del make up. Un viaggio di andata e ritorno attraverso l’evoluzione della cosmesi, dagli antichi Egizi fino al secolo scorso, per sciogliere dubbi e falsi miti. A guidarci sarà Antonio Ciaramella, autore e storico del make up, protagonista insieme a tanti altri esperti del primo episodio de "La Ricerca della Bellezza". È la serie prodotta da Tatatu in collaborazione con Hearst e con la partecipazione di Valentina Debernardi, Creative Beauty Director Hearst Digital & Senior Beauty Editor Harper's Bazaar, e Michela Motta, caporedattore beauty di Elle, che indaga a 360° sul mondo del beauty e del benessere. Non ci resta che partire alla scoperta della storia del trucco e passare la parola all’esperto.

Le origini del trucco

“Quando si parla di storia del make up uno dei primi popoli che compare nelle nostre ricerche è il popolo Egizio. Nell’antico Egitto si aveva un rapporto molto particolare e molto complesso con il trucco, perché non era solo un elemento di abbellimento, ma anche un elemento magico”, spiega Ciaramella. “In epoca Romana non cambiano molto le cose, c’è sempre questa doppia strada per il make up. Abbiamo un’accettazione dell’abbellimento e abbiamo una negazione dell’abbellimento. Sia per la parte maschile che per la parte femminile. Sta di fatto che una delle mode che andava alla grande era quella di truccarsi le sopracciglia unite nella zona centrale, quindi alla radice del naso. E questo lo possiamo vedere su moltissime raffigurazioni, anche affreschi molto famosi di questo periodo storico”.

Dal Medioevo al Rinascimento

“Spesso narrata come buia, in realtà il Medioevo è un’epoca molto ampia e molto complessa. Vede il make up soprattutto presente in quelle che sono le forme teatrali di quel periodo, come la costruzione della maschera, in cui l’attore usa il prodotto cosmetico per la trasformazione”, dice lo storico. “Successivamente, nel Rinascimento vengono rispolverati tutti quei concetti di armonia e di proporzioni auree che erano tanto cari agli antichi Greci. Abbiamo una donna, ovviamente sempre una nobile, che ha il piacere dell’abbellimento. La donna rinascimentale è angelica, che tende, che cerca la perfezione”.

Il trucco nel 19° secolo

“Se dovessi identificare un periodo in cui il make up diventa materia collettiva, un argomento di cui tutti iniziano a parlare, mi viene da pensare assolutamente al 19° secolo. La Regina Vittoria, sempre nell’800, disse che soltanto le prostitute e le attrici utilizzavano il rossetto. Ma anche lì le donne non ne volevano sentire. Di nascosto ne andavano a comprare un pezzettino da uno speziale”, afferma Ciaramella. “Il trucco nasce in teatro, serve per creare un personaggio e da lì piano piano tutte le ricette, tutti i suggerimenti vengono proprio dal mondo dello spettacolo. Fondamentale questo passaggio? Assolutamente sì, perché adesso con il teatro il make up è sviluppato in minima parte. Ma da lì a poco sarebbe nato il cinema e la bellezza cinematografica di queste donne irraggiungibili verrà vista da migliaia di persone in tutto il mondo”, continua l’autore. “Ecco che nel cinema americano nasce il primo reparto di make up, siamo nel 1917. I primi a crearlo saranno Max Factor e Westmore. Fotografia, cinema e trucco servono per raccontare che cosa? Una nuova tipologia di donna, una donna divina. Nasce così il vero e proprio divismo, con icone di stile come Jean Harlow, Marlene Dietrich, Katharine Hepburn e Greta Garbo”.

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