I prodotti di make up e i cosmetici sono oggi ingredienti di bellezza che tutti noi usiamo. Dietro a ogni prodotto c’è un’industria fatta di fatturati, lavoratori e valori. Ma quanto vale il mercato della cosmetica? A rispondere sono le esperte protagoniste del secondo episodio de "La Ricerca della Bellezza", la serie prodotta da Tatatu in collaborazione con Hearst e con la partecipazione di Valentina Debernardi, Creative Beauty Director Hearst Digital & Senior Beauty Editor Harper's Bazaar, e Michela Motta, caporedattore beauty di Elle, che indaga a 360° sul mondo del beauty e del benessere.

Ecco quando vale il mercato globale della cosmetica

“Vale quasi 400 miliardi di euro ed è in continua crescita. I Paesi che utilizzano più cosmetici al mondo sono a pari merito l’Europa e gli Stati Uniti. Ma se consideriamo che la popolazione europea è il doppio rispetto a quella degli Stati Uniti, possiamo vedere come il tipo di utilizzo che si fa del cosmetico cambia a seconda del Paese dove sei” spiega Valentina Debernardi, Creative Beauty Director Hearst Digital & Senior Beauty Editor Harper's Bazaar. “Al terzo posto c’è la Cina, dove sono 1 miliardo e mezzo di persone. E il mercato cosmetico vale 60 miliardi di euro. Quindi il divario tra la Cina, l’Europa e gli Stati Uniti comunque è ancora alto. E proprio per questo è uno dei mercati emergenti dove l’industria soprattutto europea cerca di impiantarsi e quindi vendere e distribuire più prodotti possibili. È un mercato fiorente, così come gli Emirati Arabi Uniti”.

L’Italia è uno dei maggiori produttori di make up al mondo

“Il nostro Paese produce il 67% del make up europeo e il 55% del make up mondiale. Non tutti lo sanno, ma la Lombardia è uno dei più grandi poli di produzione di make up al mondo”, svela Valentina Debernardi. “Ci sono circa 500 aziende nella provincia di Milano addirittura e da qui partono linee cosmetiche, che poi porteranno grandi nomi nel loro packaging. Quindi ci sono Dior, Chanel, Estée Lauder. Sono tantissimi quelli che producono alcune delle loro linee di trucco qui in Italia”

La Beauty Valley, dove si trova

“In un luogo particolare che è il quadrilatero cosmetico, che si trova tra Milano, Bergamo, Crema e la Brianza, c’è una sorta di Silicon Valley, che noi chiamiamo Beauty Valley ”, racconta Alessandra Barlaam, beauty expert e make up artist presso Gamax. “Qui un gruppo di aziende tra le più grandi del mondo nella produzione del make up ha investito in ricerca, sviluppo e tecnologia ad altissimo livello in tutta la filiera della produzione cosmetica, che va dal packaging ai laboratori e fino ad arrivare alla formulazione. Sono delle aziende contoterziste, che producono make up che possiamo trovare in tutto il mondo. Producendo non solo per i brand italiani più famosi ma anche per i grandi gruppi internazionali. Una vera eccellenza”.

L’Italia è al top nell’esportazione di cosmetici

Il valore della produzione italiana di cosmetici esportati nel mondo è altissimo. È il 40% di tutto ciò che produciamo, quindi è comunque una percentuale molto alta. Questo perché il made in Italy è ancora un valore fortemente riconosciuto” afferma Valentina Debernardi. “Quindi il concetto dell’artigianalità, del know how applicato al prodotto, della creatività è forte non solo nel comparto del fashion, ma anche nella beauty. Si richiede un’artigianalità fortissima non solo nelle formule, che a volte sono super creative e super di valore. Ricordiamo che le aziende italiane reinvestono il 6% del loro fatturato nella ricerca e nell’innovazione. Invece la media più o meno è il 3% di investimenti in ricerca e sviluppo. Qui in Italia è 6 quindi un valore molto alto. In più c’è la creatività, che è nostra tipica italiana. Quindi applichiamo delle capacità che le famiglie stesse si tramandano di generazioni in generazioni, come può essere la lavorazione del vetro per il packaging, come può essere anche l’applicazione di un nastrino di raso intorno a un tappo di un profumo. Tutte queste piccole cose sono fatte da aziende diverse, quindi su un prodotto verranno coinvolte famiglie e aziende diverse per produrre poi un oggetto che non solo è un cosmetico, ma diventa un’opera d’arte”.

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