Ossessione, restrizione, omologazione, canone. Ossessione per la restrizione, omologazione al canone. La dieta, e tutta la cultura che si è costruita nel tempo attorno a essa, simboleggia un meccanismo disfunzionale che più o meno tutti, donne in particolare, imparano a mettere in atto sin da giovani instaurando un rapporto di convivenza destinato a perdurare nel tempo. Condizionati da una società in cui la magrezza è associata a temi quali la salute, il benessere e la bellezza, la dieta si configura come il mezzo attraverso cui emulare il modello e raggiungere lo standard. Ma non è sempre stato così, e a confermarlo è il dizionario stesso, che tiene fedele traccia dei cambiamenti semantici e culturali di cui è stato oggetto il termine "dieta".

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Il concetto di dieta attraverso il tempo

Come si evince da Treccani, la parola deriva dal latino diaeta e dal greco δίαιτα, ossia «modo di vivere», ed era usata in medicina per riferirsi al complesso delle norme di vita come alimentazione, attività fisica e riposo funzionali al mantenimento della salute dell'uomo. In origine, quindi, non c'era nessun tipo di associazione tra dieta e perdita di peso. Proseguendo lungo la linea del tempo, a partire dal 1200 la lingua italiana inizia a registrare l'uso del termine per riferirsi all'atto di digiunare o di astenersi, anche ironicamente, dal fare qualcosa. Da questo significato, dove l'idea di dieta come rinuncia al cibo fa la sua prima comparsa, si passa a quello contemporaneo. Oggi, il termine viene usato in ambito medico per riferirsi a un'«alimentazione quantitativamente e qualitativamente definita», mentre nel linguaggio comune è sinonimo di «temporanea astinenza, totale o parziale, dal cibo per dimagrire». Astinenza dal cibo per dimagrire e raggiungere il canone di bellezza e salute socialmente imposto dalla società, aggiungeremmo noi.

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Quando poi arriva il periodo delle feste, la sensazione di aver esagerato con le dosi di cibo, di essersi abbuffati e di aver sgarrato travolge la mente infondendo insicurezza, sensi di colpa e, con questi, un bisogno imminente di rimediare. Ecco allora che la diet culture ha accuratamente impacchettato una costruzione altrettanto efficace quanto quella della dieta dimagrante, cioè la dieta detox.

La dieta detox non esiste

Come sostengono diversi esperti in nutrizione, si tratta di un concetto inesistente e sbagliato sotto molteplici punti di vista. In un'intervista sul Corriere, il divulgatore scientifico e food mentor Marco Bianchi lo ha spiegato con le seguenti parole: «“Detox” significa “disintossicare” e non esistono articoli scientifici in grado di evidenziare cosa vi sia di così tossico per l’organismo dopo un pasto — preparato con ingredienti freschi — per quanto abbondante e poco equilibrato possa essere». Ancora una volta si tratta di un nome commerciale usato per riferirsi a un insieme di regimi alimentari restrittivi mirati non tanto a espellere particolari tossine accumulate negli organi, quanto piuttosto eliminare quei grammi o chili accumulati durante le feste. Come spiega la dietista Flavia Porporino in un video sul suo profilo Instagram, ogni tipologia di cibo contiene sostanze di scarto, i cataboliti, che una volta depositatisi nell'organismo vengono espulsi in modo naturale dal corpo grazie all'attività di fegato, reni e intestino. Un'alimentazione specifica seguita per 2-3 settimane non può, continua la Dottoressa, migliorare l'attività di questi organi, così come i pranzi e le cene di Natale non possono contribuire ad alterarne il funzionamento.

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Ritornare a un'alimentazione varia, bilanciata di tutti i macro alimenti necessari a garantire la salute dell'organismo, funzioni metaboliche incluse, è la vera risposta a quelle mangiate in compagnia che è giusto godersi. Perché mangiare è un atto che deve essere vissuto con gioia, non come un senso di colpa o un gesto sbagliato da cui doversi redimere.

L'industria della diet culture

Con un valore di circa 70 miliardi di dollari, l'industria dedicata alla perdita di peso trova nella promozione della magrezza e degli strumenti che permettono di raggiungerla terreno fertile per continuare a espandersi generando ondate di disagio e veri e propri disturbi che si riflettono nella quotidianità di ciascuno. Chiamata altresì diet culture, la cultura della dieta si alimenta di una retorica pensata appositamente per mettere in atto questo meccanismo. A partire dalla stessa parola "dieta" fino ad arrivare a termini come "sgarro", "calorie", "carboidrati", "bilancia", sono molteplici i costrutti semantici scelti per riferirsi in modo sistemico a una concezione malsana di alimentazione, nonché all'insieme di elementi che contribuiscono a definire lo stile di vita di una persona.

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Abbandonarli e perdere con questi l'ossessione per il peso, per le circonferenze e per la remise en forme intesa come astinenza e costrizione, è il primo modo per disintossicarsi dalla cultura della dieta iniettata nella società in cui viviamo e stabilire così un rapporto sano con il cibo (e non solo). Al tempo stesso è necessario parlare con chi si ha accanto, rendere questo discorso condiviso e pubblico, così da smantellare tale cultura in modo collettivo. Infine, laddove si avverte anche il minimo campanello d'allarme, non bisogna aver paura di chiedere aiuto: il supporto psicologico è il miglior alleato nella prevenzione di disagi come disturbi alimentari, dismorfofobia o altre patologie che intaccano il benessere mentale.


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Alice Nardiotti

Non credo negli astri, eppure sono dannatamente Gemelli. Se chiedete alle amiche, mi definiscono saggia, io preferisco coi piedi per terra. Amo esplorare e viaggiare con le parole, le emozioni e i sensi, per questo scrivo anche di beauty.

Il mio passatempo preferito? Fermarmi a osservare quello che mi circonda e captarne l'essenza.