Felicità sembra una condizione difficile, a volte. Perché siamo tutte portate a considerare problemi, imprevisti e notizie negative come ostacoli che ci bloccano e ci impauriscono, facendoci sentire impotenti e senza soluzioni. Invece se li guardiamo bene e non ci facciamo prendere dalla paura, possiamo vederli come sfide per crescere, come grandi occasioni per dare una svolta propositiva alla nostra vita e metterci su una strada che non avevamo considerato, ma è quella giusta per la nostra felicità. Lo sanno bene le tre protagoniste del libro uscito da poco, La Treccia, Nord, di Laetitia Colombani, un caso letterario internazionale, da un anno in testa alle classifiche francesi.

Text, Font, Book cover, Novel, Illustration, Graphic design, Book, Calligraphy, pinterest
Nord

Racconta la storia di tre donne, che al primo sguardo non hanno nulla in comune. Smita vive in India, incatenata alla sua condizione d'intoccabile. Giulia abita a Palermo e lavora per il padre in uno storico laboratorio in cui si realizzano parrucche con capelli veri. Sarah è un avvocato di Montréal che ha sacrificato affetti e sogni sull’altare della carriera. Anche se non si incontreranno mai, tutte e tre condividono lo stesso coraggionell’affrontare le avversità e sarà proprio quello a far intrecciare i loro destini, come ciocche di capelli, e ognuna trarrà forza dall'altra.

Certo non è sempre facile avere questo atteggiamento proattivo, per scovare i vantaggi che si celano in situazione che a prima vista appare disastrosa. Ma come tutte le cose è una questione di allenamento e di capacità di cambiare punto di osservazione, guardando le questioni sotto una luce nuova. Per capire come farlo, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Alessandro Cozzolino, life coach e autore dell’ebook Per essere felici ci vogliono le palle! e di La Felicità Secondo Arturo — 78 indicazioni canine per allevare un umano (ed. Centauria).

Perché davanti a certi problemi ci sentiamo a volte impotenti?

"Innanzitutto occorre precisare che ciò che chiamiamo problema in realtà è solo un qualcosa che non è — per il momento — come noi vorremmo che fosse. Per far sì che quel qualcosa diventi come desideriamo c’è bisogno di un impegno, un’azione efficace e disciplinata da parte nostra. E questo ci spaventa perché la nostra mente ci fa credere di non esserne capaci, di non avere le giuste qualità o competenze, di non essere all’altezza. È un meccanismo che si attiva a mo’ di difesa ogni volta che c’è una novità: un ragazzo nuovo, una situazione diversa, un'esperienza fuori dall’ordinario, un lavoro di cui non conosciamo molto. Tale “non sapere” ci mette a disagio, alimentando la sensazione di inadeguatezza davanti a ciò con cui non abbiamo familiarità. Questo crea un blocco che ci impedisce il più delle volte di vedere le cose per ciò che realmente sono per via della barriera che il nostro sentire interiore ci pone davanti".

Quali sono i limiti mentali più comuni che ci boicottano e ci fanno crede che “no, non ce la farò”?

"La paura del fallimento altera le nostre percezioni. Insorgono diversi pensieri che ci spingono a ingigantire aspetti sinistri e misteriosi di ciò che abbiamo davanti e a sminuire la nostra stessa persona e le nostra abilità. Ciò che davvero ci paralizza è la convinzione di sapere come ci sentiremo se le cose non dovessero andare come speriamo. Immaginando scenari catastrofici e fallimentari che ci terrorizzano, scegliamo quindi di evitare di agire per non finire tragicamente come ipotizzato dalle nostre previsioni sul nostro futuro".

Qual è il giusto atteggiamento per affrontare queste sfide e trarne beneficio?

"Il più delle volte la paura è solo immaginazione usata male. Leggere in questa chiave i nostri timori può permetterci di ridimensionarli e superarli senza troppo sforzo. Tutto ciò che occorre è allenare la mente a creare pensieri più propositivi e più costruttivi. Questo consentirebbe di interpretare la difficoltà come strumento di crescita, maturazione e di preparazione alla felicità. Come ci sentiamo, infatti, quando ci adoperiamo per uscire da una brutta situazione e ci riusciamo? Certo, occorrono impegno e fatica ma il risultato finale è decisamente appagante e soddisfacente. Si chiama resilienza ed è la capacità di superare una o più avversità facendo leva sul proprio istinto di sopravvivenza, sul proprio intuito creativo e sulla propria tenacia. Ciascun essere umano nasce dotato di questa qualità. Ce l’hai anche tu, quindi usala più che mai!"

Oltre alla resilienza, quali qualità dobbiamo tirare fuori per di andare oltre la nostra comfort zone?

"La felicità è legata al coraggio di cambiare, di agire, di sperimentare strade nuove e atteggiamenti diversi, per affrontare le questioni da un punto di vista nuovo, diverso da quello che usiamo abitualmente. Per questo serve anche la curiosità di scoprire nuovi lati di noi stessi, potenzialità nascoste che fino ad ora credevamo di non avere. È attivando queste risorse che nasce il desiderio di mettersi al timone della propria vita e la voglia di imparare dagli errori propri e altrui. La felicità è una cosa seria, va costruita giorno dopo giorno e pertanto occorre prendersene cura con disciplina e dedizione. Non si può delegarla a qualcun altro, tantomeno al fato. Ognuno è artefice, custode e responsabile della propria. Per questo restare fermi e immobili, in attesa di chissà quale miracolo, difficilmente produrrà risultati rilevanti, anzi".

In che modo gli ostacoli possono essere tramutati in grandi possibilità di cambiare la nostra vita in meglio?

"Iniziamo con il credere che ciò che ci sembra difficile oggi ci renderà felici domani. Il punto è che se non rischiamo non andremo mai da nessuna parte. Certe volte bisogna andare in controtendenza, fare azioni di rottura, per agire con slancio e creatività. Questo ci dà speranza e ci fa vedere gli eventi negativi non più come dei blocchi che frenano, ma come occasioni per crescere e metterci in discussione. Perché se non agiamo nulla cambia, se invece facciamo qualcosa di nuovo e di diverso, tutto si trasforma in un istante. Provare per credere".