Non avrei mai pensato, il giorno in cui sono ufficialmente andata a vivere lontano dai miei, che non avrei visto per più di quindici giorni loro, i nostri cani, la mia vecchia stanza. Una distanza relativa, la nostra, di soli 40 chilometri che si possono quantificare in 30 minuti di treno e una decina di canzoni su Spotify che però ora, a causa del lockdown, mi sembrano miglia aeree.

I genitori, che strana entità. Ti rimbalzano nella mente in ricordi sfumati dell'infanzia con i loro maglioni dai colori sgargianti, poi li detesti e non li comprendi arrivata alla soglia dell'adolescenza quando, in un susseguirsi di sguardi e parole, vuoi imporre la tua personalità e sei disposta a farlo in maniera esplosiva.

I genitori, che strana entità.

Diventi loro complice quando inizi a capire che ti puoi fidare di tua mamma che, in fondo, è indomabile come te, o quando tuo padre svela le sue fragilità e ti parla della sua di adolescenza e dei sogni che aveva da bambino. Finché non ti ritrovi, un giorno, a dover prendere la tua strada e in quel momento ti senti come un piccolo uccello che sa di essere pronto a prendere il volo ma che in un attimo rivaluta tutto e vorrebbe rimanere ancora un po' accoccolato nel nido. Eppure non c'è tempo. Apre gli occhi. E deve volare. Subito.

Ed è in quel preciso istante, ed in quel preciso sedile del treno che, guardando fuori, vedi scorrere il paesaggio come i pensieri e realizzi che tua mamma e tuo papà, prima di essere genitori, sono persone e che forse avresti dovuto essere meno stronza e più presente in certi punti delle loro vite, più riconoscente, in egual modo solidale.

Così sono a Milano, in quarantena, e loro in provincia di Varese, in quarantena. Un periodo troppo complicato a livello emotivo, una lavatrice con acqua sporca per la psiche e tanta, tanta voglia di poter stringere le persone a cui voglio bene e che ora vedo solo tramite uno schermo.

Così sono a Milano, in quarantena, e loro in provincia di Varese, in quarantena.

Sia benedetta la tecnologia, Whatsapp, Instagram, il wi-fi, i filtri e le videochiamate di mia madre che inquadra ogni volta i nostri tre magnifici cagnolini che, ignari del mondo, si perdono in quel giardino verde che mi manca ora più che mai.

Heart Shape Papers And Mobile Phone Against White Backgroundpinterest
Nina Vartanava / EyeEm//Getty Images

Cerco di non pensarci, dissimulo, alternando qualche sbuffo quando mia sorella mi manda l'ennesimo video su Instagram mentre sto lavorando ad un profondo desiderio di pranzare con loro, di condividere con loro questa quotidianità forzata e difficile. Mi manca anche chiudermi in camera quando in cucina c'era troppo chiacchiericcio o l'odore troppo forte del ragù di mia madre già alle dieci del mattino. Ora so farlo anche io, mamma, ma è inutile dire che il tuo mi sazia anche il cuore.

Le distanze con i genitori sanno essere una benedizione quando hai trovato una tua dimensione e impari a muoverti bene al suo interno, ma sanno anche essere una lama quando fuori le strade sono deserte e senti suonare a distanza le trombe sulle note di Azzurro e ti scende qualche lacrima che prontamente copri con le nocche del dito indice.

Andrà tutto bene. Sì, ma quando?

Mammona io? No, non penso. Ma quando, come in molte altre cose della vita, hai il tempo per fermarti a riflettere inizi a scoprire la parte profonda di te, il valore dei legami, le somiglianze con chi ami e, in questo clima di panico e di emergenza sanitaria, inizi anche a temere per la loro salute. Inizi a temere per la loro vita.

Heart Shape Papers And Mobile Phone With Envelope Against White Backgroundpinterest
Nina Vartanava / EyeEm//Getty Images

Mia madre è un'infermiera, mio padre è dirigente di un supermercato e sono entrambi esposti al mondo in un momento in cui io desidererei per loro solo piumone, pranzi in casa e anche qualche momento di eventuale noia passando dal divano al letto. Poi ci sono io, al computer per oltre nove ore al giorno che ogni tanto mi prendo anche il diritto di sbuffare per la noia. In quel momento però mi fermo e mi ricompongo in loro rispetto e nel rispetto di medici, infermieri, personale sanitario e tutti i lavoratori che sono lì fuori per aiutare e mandare avanti un mondo che presto sarà di nuovo mio. Inclusi i miei genitori che si occupano sia della salute degli ammalati sia del benessere di chi aspetta con pazienza (e voracità) la fine di questa quarantena.

Andrà tutto bene... sì, ma quando? Quando potrò (ri)prendermi la libertà di correre verso un treno che mi porta a casa in trenta minuti? Quando potrò sentire il viso che sprofonda sulle spalle di mio papà o di apprezzare il profumo della crema viso di mia mamma? Spero presto ma non troppo presto. Sì, perché questa quarantena è un viaggio introspettivo che non sono ancora pronta ad abbandonare e, forse per indole, dalla mia malinconia nascono i pensieri più belli, quelli che mi fanno cambiare idea, quelli che indagano sui miei legami e i valori, i pensieri che scavano a cucchiaiate il mio cuore. Voglio andare a fondo di questa assenza presente che sono i genitori e trarne qualcosa di magnifico.

Coronavirus, quarantena e genitori a distanza. Come fare?

Per evitare che la nostalgia di casa ti inghiotta, io sto sviluppando questa strategia:

  • dedicati ai tuoi progetti, al tuo lavoro, al tuo fitness home-made e fai sì che questo sia il cuore delle tue giornate.
  • rispolvera qualche ricetta di tua mamma o papà e ricreala con i loro consigli via videochiamata: ti farà sentire più vicina a casa.
  • scegliete un orario in cui sentirvi e chiacchierare per non lasciare che il flusso di Whatsapp diventi incessante e ti porti ad essere arrabbiata - senza nessun motivo - con loro, finendo per rispondere male.
  • rassicurali sul tuo stato di salute e sul tuo seguire le regole dettate dal Ministero. I genitori che non hanno controllo sui tuoi spostamenti sono molto suscettibili ai pericoli che hai intorno e sta a te ricordare loro che sei responsabile.
  • sii chiara nei tuoi sentimenti e apriti con loro. Ti voglio bene, mi manchi, non vedo l'ora di vederti possono sembrare frasi che mai avremmo detto con leggerezza ai genitori ma adesso è tempo di far sbrinare il tuo cuore e lasciarti andare.
  • create insieme un appuntamento per quando la quarantena sarà finita e tenetelo in mente nei momenti più difficili. Quel pranzo al lago, quella grigliata con tutta la famiglia o quella gita in montagna tutti insieme si farà.

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere gli articoli di Cosmopolitan direttamente nella tua mail.

ISCRIVITI QUI