"E dalle macchine per noi i complimenti dei playboy...". Eh certo, come no! Dopo anni di romanticizzazione (e normalizzazione) di questi "complimenti" per cui dovremmo pure sentirci "lusingate" siamo arrivate alla conclusione che no, non è proprio così. Quello che le donne non dicono - o meglio, quello che forse non hanno detto finora, ma di cui sono decisamente stufe - è che ricevere commenti non richiesti sul nostro corpo da degli sconosciuti per strada è semplicemente una forma di molestia. Ha anche un nome specifico: "catcalling" sì, perché ricorda il modo in cui si chiamano i gatti, animaletti graziosi su cui si crede di avere controllo. "Possibile che succeda ancora nel 2021?!" si chiede Aurora Ramazzotti che su Instagram ha sollevato (giustamente) il problema. Cara Aurora, è quello che ci chiediamo anche noi e siamo piene proprio quanto te.

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"Non appena mi metto una gonna o, come in questo caso, mi tolgo la giacca sportiva mentre sto correndo perché fa un caldo terribile, devo sentire fischi e commenti sessisti", racconta la ventiquattrenne nelle sue stories sfogandosi contro il catcalling. "A me fa schifo", ha giustamente puntualizzato, "e se sei una persona che lo fa e stai vedendo questa storia, sappi che fai schifo". Andare a correre, uscire la sera, prendere la metro o anche solo portare fuori il cane sono tutte circostanze in cui, in quanto donne, sappiamo di poter incorrere in commenti non richiesti, conversazioni scomode o semplici intrusioni. I nostri corpi non sono mai liberi di vagare per la città in pacifica solitudine. Nel suo libro Feminist City la geografa femminista Leslie Kern parla proprio di come, per le donne, diventi fondamentale anche un oggetto semplice come gli auricolari che permettono di "creare una barriera sociale alle fin troppo regolari intrusioni non volute degli uomini". E comunque, nel 2016, un giornalista si è disturbato di scrivere un pezzo su "come parlare con una donna che ha gli auricolari addosso" ovvero come costringerla a toglierseli, smettere di farsi gli affari propri e dedicare la propria attenzione al maschio di turno. "Le donne hanno il desiderio e il diritto di esistere negli spazi pubblici da sole e per loro stesse", scrive l'autrice (parole sante), ma a molti uomini questo sembra evidentemente inaccettabile.



Parlare di catcalling e denunciarne la gravità, così come ha fatto Ramazzotti, diventa quindi fondamentale, altrimenti si rischia di banalizzare la cosa e farla addirittura passare come un riconoscimento della propria bellezza e femminilità quasi da ricercare (per carità!). Le molestie per strada, il catcalling, appunto, sono parte della cultura dello stupro in quanto manifestazioni di potere sul corpo femminile oggettificato e sessualizzato. Quando sentiamo qualcuno urlarci dei commenti o abbassare il finestrino e chiederci di entrare in macchina quello che noi donne proviamo è soprattutto paura. Disagio e paura perché sappiamo bene cosa può succedere per le strade o nei parchi mentre facciamo jogging. Proprio mentre a Londra si parlava della tragedia di Sarah Everard, uno studio di UN Women UK ha fatto sapere che quasi l'80% delle donne britanniche ha subito una qualche forma di molestia sessuale in luogo pubblico. In Italia non siamo messe meglio purtroppo: in un rapporto Istat del 2018 sulla percezione della sicurezza per la popolazione, il 36,6% delle donne intervistate ha detto di non uscire di sera per paura (gli uomini sono l’8,5%) mentre il 35,3% ha dichiarato che quando esce da sola di sera non si sente sicura. In Francia, invece, grazie a una legge proposta dalla allora ministra per le Pari opportunità Marlène Schiappa, il catcalling è diventato un reato nel 2018. Fantastique, ma perché non farlo anche da noi?

Nel 2017 si è parlato molto del progetto @dearcatcallers, una pagina Instagram dove Noa Jansma, una studentessa olandese, per un mese ha postato un selfie ogni volta in cui riceveva commenti non graditi posando insieme all'autore della molestia. "Nei selfie si vede sia colui che oggettifica sia la persona oggettificata", spiega in un post e in effetti le immagini sono emblematiche: da un lato gli uomini che prendono la cosa come un gioco e dall'altro la ragazza con un'espressione tutt'altro che divertita a causa del catcalling. Dobbiamo ripartire da qui, dal dire "fa schifo" come ha fatto Aurora Ramazzotti. Cari catcallers, fate semplicemente schifo. Dunque dateci un taglio.