Forse vi sembrerà che sia passato ben poco tempo dalle ultime elezioni USA al cardiopalma, dalle nottate ad aspettare lo spoglio dei voti, dall'assalto al Campidoglio con quelle immagini al limite del distopico. Potreste aver pensato che, almeno per un po', si poteva stare tranquilli e invece ci risiamo e si ricomincia a parlare di elezioni negli Stati Uniti: si terranno il 5 novembre 2024, ma le primarie sono già iniziate.

Le primarie Repubblicane

In questi giorni gli occhi del mondo sono puntati sulle primarie del partito Repubblicano che vedono Donald Trump di nuovo dominare la scena. Se nel 2020 l'ex presidente appariva sconfitto, con la reputazione a pezzi, due impeachment e innumerevoli processi penali pendenti, oggi il magnate sta dimostrando una incredibile capacità di risorgere, almeno apparentemente, dalle sue ceneri. Dopo aver stravinto in Iowa, Trump ha vinto anche nel New Hampshire: a oggi, come riporta Il Post, risulta superare la principale avversaria Nikki Haley di parecchio, 54,3% contro 43,3%. Per questo è probabile che Donald Trump sarà il candidato repubblicano alle lezioni 2024.

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Nikki Haley

Già questo scenario può sembrare strano, specie se si pensa che, nel frattempo, un tribunale federale ha condannato Trump a pagare un risarcimento di 83,3 milioni di dollari (quasi 77 milioni di euro) alla giornalista E. Jean Carroll per averla diffamata a seguito delle sue accuse di violenza sessuale. L'ex presidente ha almeno altri sei processi pendenti (rischia anche la reclusione) e diversi Stati hanno provato a squalificarlo dalle primarie per via dell'attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Il ricorso contro l'eleggibilità di Trump ormai è stato respinto quasi ovunque, ma è stato accolto dalla Corte Suprema del Colorado. Questo, però, non dovrebbe costituire un problema per il magnate che ha già chiesto alla Corte Suprema USA di pronunciarsi e che, comunque, potrebbe vincere le primarie anche senza bisogno dei voti del Colorado. Secondo un nuovo sondaggio Abcnews/Ipsos, il 56% degli americani vorrebbe che la Corte Suprema degli Stati Uniti squalificasse Donald Trump dalle elezioni o lasciasse ai singoli Stati la possibilità di decidere. il 53%, comunque, crede che la Corte deciderà sulla base del diritto.

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Joe Biden

Le primarie Democratiche

Nel frattempo, l’avvio ufficiale delle primarie democratiche è previsto per il 24 febbraio in South Carolina. Biden, però, non ha nemmeno impostato una vera e propria campagna elettorale ed è già il candidato favorito, come accade solitamente con i presidenti già in carica. Tra chi proverà a sfidarlo c'è Dean Phillips, un deputato democratico del Minnesota e l'attivista e autrice di libri di auto-aiuto Marianne Williamson, ma non hanno possibilità di batterlo. Certo, Biden è considerato da molti troppo vecchio per un secondo mandato (ha 81 anni, è il presidente più anziano della storia degli Stati Uniti), attualmente non è particolarmente amato e ancor meno lo è la sua vice Kamala Harris, eppure si ritiene sia il candidato con più possibilità di sconfiggere Trump.

Cosa aspettarsi?

A oggi quello che possiamo aspettarci è dunque un secondo probabile scontro tra Donald Trump e Joe Biden nel 2024, ma sull'esito dello stesso è decisamente presto per riportare previsioni lontanamente credibili. Secondo il Financial Times i sondaggi nazionali attualmente suggeriscono che Trump sia testa a testa con Biden in termini di sostegno degli elettori e che superi invece l'attuale presidente in quasi tutti i principali Stati indecisi. D'altra parte c'è chi dice che la sconfitta di Nikki Haley abbia lasciato più chance ai Democratici dato che, nei sondaggi nazionali, Haley avrebbe battuto Biden più nettamente rispetto a Trump. "Sebbene l’approvazione per Biden rimanga bassa, attestandosi appena sopra il 40%, gli esperti politici affermano che è il candidato più probabile per sconfiggere Donald Trump", scrive il Guardian, "Biden presta servizio in politica da oltre cinquant’anni e il suo programma include il diritto all’aborto, la riforma delle armi e l’assistenza sanitaria". Molto dipenderà dalle sue prossime mosse a livello di politica interna (specie nell'ambito dei diritti e delle minoranze), ma anche estera (a fronte dei numerosi conflitti aperti), ambito in cui lui e Trump mantengono posizioni divergenti.