Sono talmente tanti i casi che si susseguono che il rischio è che si perda l'attenzione, che si smetta di indignarsi. Lo scorso agosto il caso dello stupro di Palermo aveva fatto parlare e suscitato rabbia e sconcerto, ma oggi? Oggi riviviamo la stessa storia e a prevalere è un senso di impotenza. A Catania una tredicenne è stata stuprata da un gruppo di ragazzi nei bagni pubblici di Villa Bellini: «Due hanno afferrato me, altri hanno preso il mio ragazzo. E ci hanno portati nei bagni della villa», ha raccontato la ragazzina che ha identificato alcuni dei sette giovani accusati di violenza sessuale di gruppo.

nuovo caso di stupro di gruppo a cataniapinterest
Marcos del Mazo//Getty Images

«È stato un incubo, non c’era nessuno a quell’ora», ha raccontato la tredicenne come riporta La Repubblica, «Passeggiavamo tranquilli nella villa quando ci hanno accerchiati. Prima hanno iniziato a toccarmi, io gli dicevo di lasciarmi stare, anche il mio fidanzato che ha 17 anni gliel’ha detto non so quante volte. Allora abbiamo provato ad allontanarci, ma quelli ci hanno afferrato». Secondo il racconto, mentre due violentavano la ragazza, gli altri cinque guardavano, tenendo fermo il fidanzato e costringendo anche lui a guardare. I due ragazzi a un certo punto sono riusciti a scappare e, arrivati in una delle vie principali di Catania, hanno chiesto aiuto. «Alcuni passanti ci hanno soccorso e hanno telefonato al 112», ha raccontato il diciassettenne. Tutti e sette i ragazzi coinvolti ora sono stati identificati e fermati con l'accusa di violenza sessuale di gruppo: si tratta di tre minorenni e quattro maggiorenni egiziani ospiti di una comunità da circa un anno.

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Erik McGregor//Getty Images

Le violenze continuano, le donne vengono aggredite e abusate a tutte le età da uomini di tutte le età. I media ne fanno narrazioni spesso stereotipate e di frequente senesazionalistiche, eppure sembra che, a lungo andare, i casi si accumulino senza scalpore, altrimenti come spiegarsi quello che sta succedendo al Consiglio europeo? In questi giorni l'Unione Europea sta cercando di approvare una legge contro la violenza di genere per fissare uno standard comune a tutti gli Stati. Ma non ci riesce. Non ci riesce perché alcuni Stati si oppongono (come l'Ungheria) e perché non si trova un accordo sulla definizione stessa di "stupro". L'idea era quella di indicare a livello europeo lo stupro come «rapporto sessuale non consensuale», usando la stessa definizione contenuta nella Convenzione di Istanbul, ma Paesi come la Francia o la Germania si oppongono. Nei loro ordinamenti infatti (come in Italia del resto) non basta una violazione del consenso per identificare lo stupro, servono minacce, coercizione e un violenza comprovata.

«Cancellare la norma che fonda lo stupro sulla mancanza di consenso esplicito della donna rende la Direttiva monca e regressiva, in contrasto con la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, che per la prima volta definisce la violenza sessuale come un atto sessuale commesso su una persona senza il suo consenso», ha scritto su Domani la magistrata Maria Grazia Giammarrinaro. Pare che anche le molestie sessuali sul lavoro verranno escluse dalla norma e, in caso di violenza online, la vittima dovrà provare il danno subito dalla circolazione di proprie immagini intime. È ovvio che ci sentiamo impotenti, ma il punto è che non possiamo permettercelo. Quello che sta succedendo in Europa ci dice che non possiamo ignorare la rabbia perché un'altra ragazzina (bambina, potremmo dire) è stata stuprata, non oggi. Il rischio è quello di regredire, ed è un rischio che continua a dimostrarsi tangibile.