Su TikTok Benedetta Palella (@bene_dettahav) posta il suo «Quaresima starter pack»: un libro sulla Madonna di Grenoble e diversi santini colorati. Non è una presa in giro, lei tre volte a settimana fa una diretta per recitare il rosario assieme ai suoi follower (più di 47mila). Anche @cleide.belliaa è molto seguita (37mila follower) e anche lei parla di cristianesimo con video in perfetto stile TikTok, tra canzoni, POV e balletti di felicità quando «Dio risponde alla tua preghiera in tempi brevissimi» o se è riuscita portare una sua amica in chiesa. Sono entrambe molto giovani ed entrambe fanno parte del #ChristianTok italiano.

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Ormai è da un po' che si parla di influencer religiosi, predicatori online e preti e suore social. Negli Stati Uniti sono molto popolari, alcuni hanno un seguito enorme, con tanto di linea di prodotti a tema da vendere alla community. Quello che forse non ci si aspettava, era che la GenZ avrebbe abbracciato questo trend. È sempre stata vista come la generazione più atea di sempre: secondo un sondaggio realizzato dal Policy Institute del King's College di Londra, meno della metà (49%) dei giovani britannici interpellati nel 2023 ha dichiarato di credere in Dio. Eppure sul loro social preferito la spiritualità va forte, declinata nei modi più diversi, religioni comprese. Nel #ChristianTok lo scopo è diffondere il messaggio della Bibbia anche se spesso troviamo un mix tra sacro e profano. «I miei video sono solo per Dio», spiega @cleide.belliaa in un commento, eppure anche il format ha la sua importanza. «Quando realizzo video sul cristianesimo», racconta al Daily Beast Nick Touma, un diciassettenne cristiano aconfessionale del Connecticut con oltre 28.000 follower, «lo integro con ciò che è di tendenza. Penso che sia un'opportunità migliore per rendere il messaggio rilevante, piuttosto che dirlo e basta».

Insomma: fede, ma anche una certa capacità di farsi notare online, ad esempio con un «get ready with me per la confessione». In Italia ci sono diverse star nell'ambito, dalla suora di @retecate su Tiktok espertissima di lip-sync, specie su canzoni napoletane (oltre 60mila follower), a don Alberto Rovagnani, 150mila follower su Youtube e 97mila su TikTok, ospitato anche da Fedez a Muschio Selvaggio, fino ad @augellimorgana che si riprende mentre canta le più popolari canzoni di chiesa. In mezzo ci sono preghiere a cui mettere like come delle versioni social delle candeline in chiesa, video di spiegazioni su passi del Vangelo e risposte a domande sulla vita religiosa.

Forse c'è chi segue questi profili per curiosità o perché a gestirli sono personaggi inusuali che suscitano simpatia, ma, secondo la dottoressa Lauren J. Hoffman, psicologa clinica della Columbia University, il punto è che «gli adolescenti e i preadolescenti cercano appartenenza e un senso di connessione». Secondo l'esperta, il motivo per cui i video cattolici (ma anche quelli delle altre religioni) stanno prendendo piede su TikTok sarebbe da attribuirsi più che altro a una ricerca di modelli comportamentali per esplorare la propria identità. Il rischio, naturalmente, è che, nel farlo, si dia peso alle performance che generano il senso appartenenza, ignorando i valori alla base, così come le dinamiche di potere a livello istituzionale. I social spingono a idolatrare determinati personaggi e a volerli seguire in tutto e per tutto: questo ha conseguenze, specie sulle menti dei più giovani. Per non parlare di contenuti omofobi o sessisti che compaiono in certi profili cattolici e finiscono per sfruttare la fede per portare avanti messaggi ultraconservatori, sessisti e antifemministi che alimentano l'odio verso frange marginalizzate.

C'è un'altro motivo, poi, per cui il #ChristianTok piace ai più giovani ed è lo stesso che si lega all'ondata di video spirituali che hanno invaso la piattaforma tra il «manifesting» e i rituali magici. Forse in un mondo sempre più incerto tra guerre e crisi climatica, abbiamo bisogno di sperare e credere che ci sia qualcuno sopra di noi che mantiene il controllo della situazione. E magari, anche di aver fede che il bene, alla fine avrà la meglio: social o meno, non è sempre stata questa la base di ogni religione?