«Lo hai prosciugato», «Lo hai sfinito», «Ho capito perché ha i dolori addominali» e ancora «Ecco come una donna può distruggere un uomo», «Li sfonda tutti», «Era un tennista e ora è finito». Questi sono solo alcuni dei commenti che si possono leggere sotto le foto di Melissa Satta e Matteo Berrettini e, ora che si sono lasciati, il mito della donna dal desiderio insaziabile che risucchia le energie al suo uomo è finito addirittura sui giornali (e non solo italiani). Satta è stata definita «sex addicted» dal Daily Mail, dal The Sun e da altre testate: quando smetteremo di usare il sesso per attaccare, sminuire e demonizzare le donne?

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«Questa volta la stampa», ha denunciato su Instagram la modella, «a proposito della mia discussa "rottura", non ha mancato di rendere più gustosa la notizia all'evidente fine di vendere qualche copia cartacea o di guadagnare qualche click in più, definendomi come "sex addicted’». Ora vuole passare alle vie legali, stufa delle insinuazioni trasformate in notizie e dell'odio che le viene riversato addosso, eppure ancora qualcuno replica sotto il suo post di sfogo: «L’unica cosa certa è che da quando stava con te Berrettini è finito come tennista, lo stesso capitato a Boateng, sicuramente un caso».

Il punto è che la polemica Satta-Berrettini mostra chiaramente come il sesso sia ancora utilizzato per trasformare le donne in mostri o persone con anomalie da curare. Del resto questo mito ha una storia risalente, da Circe che irretisce Ulisse impedendogli di compiere la sua missione, ai cacciatori di streghe ossessionati dalla sessualità femminile: le streghe erano considerate insaziabili al punto che il Malleus Maleficarum sosteneva che avessero il potere di far sparire i membri maschili per poi conservarne delle collezioni nelle loro case. Nell'Ottocento si pensava che alle donne potesse essere diagnosticato un eccesso di desiderio e che queste soffrissero di Isteria, un male del tutto inventato che poteva prendere molteplici forme. Venivano considerate malate, internate o "curate" addirittura con la clitoridectomia.

«Storicamente», scrive Jude Ellison Sady Doyle ne Il Mostruoso Femminile, «gli uomini hanno sempre creduto che le donne potessero distruggere città facendo sesso (come Elena di Troia o l’anonima e libidinosa madre del Mostro di Ravenna), oppure controllare le condizioni atmosferiche tramite il proprio corpo (sciogliendosi i capelli una strega può scatenare una tempesta, mentre una donna può calmare un uragano stendendosi nuda sul ponte di una nave) o semplicemente trasformare gli uomini in animali obbedienti e senza cervello (Circe, la Cleopatra di Shakespeare, Barbara Stanwyck in La fiamma del peccato)». Se è così facile arrivare a scrivere articoli in cui una donna viene accusata di essere «dipendente dal sesso» sulla base di commenti d'odio sui social è perché la sessualità femminile è ancora vista come qualcosa da controllare e il desiderio femminile come qualcosa da dosare: non troppo poco se no sei frigida, frustrata e non ti vuole nessuno e non troppo perché allora sei malvagia, fuori controllo, divoratrice di uomini. Il giudizio, va da sé, è del tutto svincolato dalla realtà. «In questi giorni non so per cosa vengo accusata, forse per essere donna?», aveva chiesto Melissa Satta quando i commenti sui social erano diventati sempre più insistenti, «Perché il mio compagno vive un momento lavorativo diverso, magari un po’ più difficile? Se magari fosse successo dall’altra parte? L’uomo verrebbe colpevolizzato alla stessa maniera?».