Non pensate che la Madonna interpretata da Benedetta Porcaroli nel suo nuovo film Il Vangelo secondo Maria (in arrivo nelle sale il 23 maggio) sia il tradizionale personaggio del Vangelo. Tutt'altro: il film diretto da Paolo Zucca si basa sull'omonimo romanzo degli anni 70 di Barbara Alberti e mette in scena una Maria che rivendica la propria capacità di scegliere, una Maria che ha molto da dire alle donne e alle ragazze di oggi. Se si parla di autodeterminazione, infatti, non si può non pensare al dibattito sull'aborto costantemente a rischio, soprattutto in Italia, tra movimenti pro vita, obiettori di coscienza e continue proposte per limitare l'IVG. «Non devono azzardarsi a toccarlo», ha dichiarato Porcaroli. Per l'attrice è un principio cardine, «come la Costituzione Italiana»: «Senza il diritto all’aborto, la donna è finita».

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La venticinquenne, tra i giovani volti più amati e promettenti del cinema italiano, ha parlato con La Stampa della libertà femminile di decidere del proprio corpo, ma anche di femminismo e rapporti tra i generi. «Certo, l’aborto non può essere scambiato per un anticoncezionale», ha specificato, «conosco molte donne che hanno abortito ed è una delle esperienze più traumatiche che possono capitare». Naturalmente la scelta di interrompere una gravidanza è strettamente personale e non tutte le donne la vivono allo stesso modo. È impossibile generalizzare perché molto, tra l'altro, dipende dalle condizioni in cui la diretta interessata si trova, dalle possibilità economiche e lavorative, dalla situazione familiare. «Qualche tempo fa una mia amica è rimasta incinta», continua l'attrice, «era molto spaventata, ma io l’ho incoraggiata a tenere il bimbo: l’aveva fatto con la persona che amava, di cosa aveva paura? Il problema è anche il terrorismo psicologico che la società ci fa, ripetendoci che è difficile mantenere una famiglia... ma i figli si fanno nel caos. Quindi le ho detto: fallo e poi capiamo. Lo cresciamo tutti insieme».

Eppure, ancora oggi, sono i dati a dirci che le neomamme hanno il 60% di probabilità in meno rispetto ai padri di mantenere i ruoli apicali alla nascita di un figlio, che gli asili nido sono pochi e costano tanto e che il congedo di paternità obbligatorio è fermo a 10 giorni. Porcaroli, però, è d'accordo con Barbara Alberti nel dire che il femminismo di oggi è «piagnone, fatto solo di lamenti». Secondo l'attrice «Si è innescato un dibattito alla maschi-contro-femmine», «Non vedo nulla di edificante né di costruttivo in questo conflitto armato verso il genere maschile», aggiunge. Per lei anche il termine stesso - che pure ha una storia antica e fondamentale per i diritti delle donne e ci ricorda che è proprio il genere femminile a essere penalizzato a molti livelli - andrebbe cambiato. Fa pensare «a una battaglia che coinvolge solo le donne, invece è una sfida culturale che interpella tutti quanti: donne, padri, mariti, fratelli, amici».