Mentre Greta Thunberg si contende con Meghan Markle il titolo di persona dell'anno su Time Magazine, il vocabolario più famoso del mondo, l’autorevole Oxford Dictionary, ha eletto il termine “climate emergency” (emergenza climatica) la parola del 2019.

La gara si è giocata tra termini legati all’ansia per il futuro del pianeta e della nostra sopravvivenza su questo fragile puntolino nell’universo che ci ospita: tra “climate action” (azione climatica), “eco-anxiety” (ansia ecologica) “extinction” (estinzione, che è ciò che succederà alla specie umana se non ci sbrighiamo a fare qualcosa).

Come viene scelta la parola più significativa dell'anno

Ogni anno il dizionario elegge la Word of the Year, ovvero la parola o l’espressione che racconta meglio il mood globale degli ultimi 365 giorni. L’anno che sta per finire è stato ufficialmente quello della consapevolezza climatica. Questo termine non arriva in punta di piedi: negli anni scorsi abbiamo avuto le avvisaglie che il mondo sta diventando un posto inospitale in cui vivere e che per dare una smossa alle cose ci avrebbero pensato i giovani.

La parola di quest’anno prende lo scettro da “toxic” (tossico), che nel 2018 ha avuto un picco anomalo di ricerche nel dizionario (+45% rispetto agli anni precedenti) fatte evidentemente da persone preoccupate dalle sostanze tossiche che inquinano i nostri mari, le nostre case, le nostre vite in generale.

Ci sono parole che restano scolpite per sempre, così potenti da riuscire a scuoterci. Quelle che ha usato Greta a settembre nel suo discorso alle Nazioni Unite: How dare you (come osate) passerà alla storia come la versione contemporanea di I have a dream.

Nel 2017 è stata eletta youthquake, ovvero il “terremoto dei giovani”, il cambio di rotta sociale, culturale e politico scolpito dalle proteste e dalle prese di coscienza dei ragazzi, la “Generazione Greta”. Nel 2016 ha vinto “post-truth” ovvero la tendenza a influenzare e farsi influenzare più dalle opinioni che dai fatti, che in un’epoca di fake news ha permesso ai politici di negare i cambiamenti climatici, negare le evidenze, sparare un sacco di baggianate che non diventano automaticamente credibili solo perché qualcuno ti ha eletto Presidente degli Stati Uniti, soprattutto se non hai le basi minime della geografia del paese che governi e credi che il Colorado confini col Messico. Un po’ come credere che la Sardegna confini col Veneto.

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Usare le parole giuste è importante

Il Guardian, appena un mese fa, ha annunciato la sua decisione di voler utilizzare "emergenza climatica” al posto di "cambiamenti climatici" per sottolineare che non c'è tempo da perdere.

"Cambiamenti climatici non viene più considerato il termine giusto per trasmettere la gravità della situazione, mentre è più efficace utilizzare termini più incisivi, come "emergenza" o "crisi climatica" per descrivere l'impatto più ampio dei cambiamenti climatici".

Usare una terminologia corretta lancia un messaggio preciso: la situazione climatica si è fatta così seria che non possiamo più raccontarla con parole blande, vanno usate le terminologie migliori per rappresentare la realtà, svegliare le coscienze e far capire a chi legge che si tratta, realmente, di una minaccia incombente, un disastro annunciato, un'emergenza vera.

Anche se l'italiano è una lingua ricca di sfumature, in alcuni casi l'inglese è più versatile: "riscaldamento globale" è la traduzione letterale di "global warming", però warm significa tiepido: sembra quasi che il mondo stia diventando un posto più calduccio in cui stare e che sia normale che in Sicilia a Natale ci sia abbastanza caldo per fare il bagno in mare o che in alta montagna si metta improvvisamente a nevicare ai primi di settembre come è successo sulle Alpi quest'anno. Il termine "global heating", che non trova un corrispettivo potente in italiano (ma può essere tradotto con il termine "surriscaldamento") rende l'idea che il nostro pianeta sta per diventare un forno impazzito.

Questo significa anche che, sempre più spesso, leggerai dell'impatto dei "gas serra" anziché delle "emissioni di anidride carbonica" per rimarcare che si tratta di emissioni nocive per l'ambiente che peggiorano l'effetto serra, ovvero quel meccanismo naturale con cui il nostro pianeta regola la sua temperatura accumulando energie terminca nell'atmosfera e respingendo alcune radiazioni solari.

Troppa C02 (anidride carbonica) nell'atmosfera altera questo meccanismo di scambio, fa surriscaldare il pianeta, causa escursioni di temperatura più ampie tra il giorno e la notte o tra le temperature stagionali, per semplificare moltissimo fa sempre più caldo in estate e freddo in inverno, ma varia anche le temperature dei mari quindi interferisce con le correnti oceaniche, causa uragani sempre più violenti e distruttivi, innalzamento delle maree (vedi cosa sta succedendo a Venezia), alluvioni che portano morte e distruzione. Effetti che vedi già oggi con i tuoi occhi, tutti riconducibili all'emergenza climatica. Significa anche che c'è il serio rischio che l'umanità rischi di estinguersi o che dobbiamo adattarci a sopravvivere in un pianeta senza cioccolato.

Se vuoi contribuire anche tu alla discussione globale sul clima usa gli hashtag giusti, prendendone qualcuno in prestito da Greta: #ClimateEmergency #GlobalHeating #ClimateStrike #FridaysForFuture