Cantava così Lucio Battisti, quando «quel genio del mio amico» si ritrovava ad aggiustare la moto che li avrebbe accompagnati entrambi all'avventura, o alla scoperta di sé, «evitando le buche più dure, rallentando per poi accelerare, e di notte con i fari illuminare chiaramente la strada per saper dove andare». Il viaggio come tragitto verso nuove esperienze, ma anche come spazio di consapevolezza: è l'atto meditativo di preparare la valigia, lo zaino dove ci deve stare tutto il necessario e in cui come ultima cosa, sopra la pila di vestiti, i beauty, le scarpe, inseriamo a fatica la guida per non perderci, a portata di mano qualora servisse ritrovarsi.
Dopo aver pubblicato la Grande Inchiesta sul Lavoro e quella sulla Salute mentale e sul corpo, oltre a quella sulle Relazioni, Cosmopolitan torna a chiedere alla Gen Z di farsi avanti e rispondere alle nostre domande, per aiutarci, con le sue parole, a disegnare un ritratto il più fedele possibile di quei giovani troppo spesso "spiegati" dagli altri. Quindi parola a voi, che in questi mesi ci avete permesse di vederci più chiaramente, di capire per primi, noi che ne facciamo parte, cosa vogliamo dal mondo, dai più grandi, dal mondo del lavoro e dall'amore, e cos'è l'amore per gli altri e per se stessi.
Ora è il turno del Viaggio con la v maiuscola, si intenda esso come tragitto fisico o come percorso alla ricerca di sé, o entrambi: perché i giovani sentono il bisogno di viaggiare? Da dove nasce questa necessità e cosa prediligiamo noi, nati tra il 1995 e il 2010? Vogliamo stare da soli o conoscere nuove persone? Vogliamo fuggire da qualcosa o trovare qualcosa di nuovo? Immergerci in culture diverse e imparare, o semplicemente dimostrare a noi stessi e soprattutto agli altri che siamo adulti abbastanza da allontanarci dalle nostre radici? Com'è cambiato tutto questo dopo la pandemia? Dove stiamo andando?
Questo e molto altro troverete nelle 21 domande formulate con InTribe che abbiamo deciso di condividere con il nostro pubblico.
