Impegnata col tour promozionale della sua nuova serie Griselda, l'attrice Sofia Vergara ha rivelato alcune delle motivazioni che hanno portato alla fine del suo matrimonio col collega Joe Manganiello: «La differenza d'età ci ha penalizzati (lei ha 51 anni, lui 47 ndr), Joe voleva dei figli, io no», ha detto in un'intervista. Certo, parliamo di celebrità di Hollywood con problemi molto distanti da quelli delle persone normali, ma in questa confessione di Vergara emerge un nodo antico, legato ai bisogni e ai desideri che ciascun partner porta con sé nella relazione. Volere cose diverse, infatti, fa parte del gioco: siamo esseri umani con aspettative, sogni e speranze variegate, che spesso non coincidono, o coincidono poco, con quelle della persona con cui abbiamo scelto di stare.

Se trovare dei punti di incontro per recuperare l'equilibrio è un esercizio quotidiano, rimettere in discussione scelte consapevoli e non negoziabili come quella di avere un figlio (oppure no) spesso può gettare la coppia nello stallo. O, addirittura, portare alla rottura. Come si fa a gestire un impasse simile? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Teresa Capparelli, psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo gestaltico integrato.

Dottoressa, quando consiglia di parlare di questi argomenti in una relazione? Subito, sin dagli inizi, o una volta che è avviata?

«Nel libro del sociologo Francesco Alberoni “Innamoramento e amore" ben si comprende quanto, nella prima fase di una relazione, siamo meglio disposti ad accogliere tutto quello che riguarda la vita del partner, incluse eventuali scelte personali. Questo avviene perché vi è il coinvolgimento di sostanze rilasciate dal nostro cervello, che, oltre a trasmettere uno stato di euforia ed entusiasmo, ci aiutano ad accogliere anche questioni che in un momento successivo faticheremmo a digerire. Dunque, sebbene sia importante esporsi gradualmente nella fase di conoscenza per preservare qualche sano confine, il momento auspicabile per discutere di questi argomenti in una relazione, è quello iniziale. Parlo dell’inizio della relazione, più che della mera conoscenza. È importante che entrambi i partner abbiano la possibilità di esprimere i loro desideri, le loro aspettative e le loro visioni per il futuro. In questo modo si possono evitare eventuali conflitti futuri o scoprire incompatibilità che potrebbero mettere a rischio la relazione stessa. La comunicazione aperta e onesta è fondamentale per la creazione di una base solida all'interno della coppia».

Non volere figli è una scelta sacrosanta, che però può ferire il partner che invece vorrebbe averne. Come si fa a uscire da questo vortice?

«Volere o meno dei figli è una questione molto delicata e personale: entrambi i desideri, chiaramente, sono legittimi e non esiste una risposta universale. Tuttavia, una relazione in cui uno dei partner desidera avere figli e l'altro no può rappresentare una sfida significativa. È necessario affrontarla con pazienza ed ascolto, formulare domande aperte e comprendere quali siano le ragioni sottese all’una o l’altra posizione. Talvolta non volere figli è frutto di paure individuali connesse alla propria storia personale, alla paura dell'instabilità economica o della perdita della propria libertà. Così come volerne ad ogni costo potrebbe essere prodotto di pressioni sociali. Oppure entrambe le posizioni potrebbero essere semplicemente espressione della propria volontà. In qualunque caso, entrambi i partner devono essere disposti alla reciproca comprensione. A volte il desiderio semplicemente non è abbastanza maturo da parte di uno dei due, per questo potrebbe essere utile un tempo di attesa, necessario alla presa di consapevolezza e alla definizione del proprio bisogno».

C'è un modo per superare questa difficoltà ?

«Quando la comunicazione diventa ostica, sarebbe utile la mediazione di un terapeuta familiare o di coppia, per facilitare questa discussione e aiutare i partner a trovare una soluzione che rispetti entrambi i desideri. Ci sono coppie che riescono a trovare la propria realizzazione in altri obiettivi, altre no. Dipende quanto quel desiderio di genitorialità sia negoziabile».

Trovare e accettare compromessi è fondamentale per tenere in equilibrio una relazione. Ma quali sono i desideri e i bisogni non negoziabili cui una persona non dovrebbe mai rinunciare per il partner?

«Ogni persona ha dei bisogni e dei valori personali indirizzati al proprio benessere e alla propria felicità: alcuni di questi bisogni e desideri possono essere considerati "non negoziabili", nel senso che una persona non dovrebbe mai rinunciarvi per il partner e per nessuno. Pensiamo alla propria integrità personale o alle proprie ambizioni lavorative. Vi è una fase della vita (teorizzata dallo psicoterapeuta Erik Erikson, ndr) di generatività, nella quale le persone si attivano per lasciare un’impronta positiva nel mondo. Una delle forme attraverso cui si esprime la generatività è proprio l’esercizio della genitorialità, contro la quale vi può essere una stagnazione della propria vita che dà luogo ad uno stato di malessere e senso di inutilità. Il desiderio di genitorialità, pertanto, prescinde dalla coppia e potrebbe riguardare una condizione estremamente intima e personale, assolutamente non negoziabile per qualcuno. Per questo è importante che ogni persona comprenda il significato che ha per sé questo bisogno e se sia disposta a rinunciarvi».

Quindi ci sono dei confini che dovremmo sempre tenere saldi. Come facciamo a riconoscerli?

«L'unità di misura è il nostro benessere psicofisico: se percepiamo una scelta come troppo gravosa, se compromette le relazioni con gli altri o quella con il partner, il proprio lavoro o il rapporto con sé stessi, allora potrebbe non essere quella giusta. Quando questo non è chiaro, potrebbe essere utile, oltre ad un percorso di coppia, un percorso psicologico individuale che aiuti nell’esplorazione del significato del proprio bisogno. Al contempo, è altrettanto importante essere flessibili e aperti al compromesso in una relazione. Trovare un equilibrio tra i desideri individuali e le esigenze della coppia è un processo continuo che richiede impegno da entrambe le parti».