Brendan Fraser, negli anni Novanta, è diventato l'incarnazione di un personaggio ben preciso. Per anni sembra aver interpretato più o meno sempre lo stesso ruolo, quello dell'eroe belloccio, fisicato, sexy persino, ma ingenuo e un po' tonto, senza la minima capacità di stare al mondo. Hollywood ha sfruttato il fatto che, bene o male, all'epoca piacesse a tutti, e così l'ha impacchettato, presentandoci versioni diverse della stessa storia. In questi giorni, dopo anni di assenza, Fraser ha fatto il suo ritorno a Venezia 79 venendo acclamato con una standing ovation per il suo ruolo in The Whale di Darren Aronofsky. Nel film, interpreta un uomo così grasso da muoversi appena e essere a rischio di morire: non c'è più traccia dell'icona che abbiamo sempre visto sul grande e piccolo schermo, è un nuovo inizio.

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A lungo Brendan Fraser è stato, nei suoi ruoli principalmente un uomo attraente che, per qualche motivo, si ritrovava catapultato nella società contemporanea da un universo lontano o un'epoca remota. Non mancavano i siparietti: Fraser che non sa che il fuoco brucia, che gira nudo senza conoscere l'uso dei vestiti, ignaro che tutti lo guardino con un certo interesse. E poi, naturalmente, Fraser che si schianta contro qualcosa non prima di aver spalancato gli occhi blu con stupore. In ben due film, George re della giungla...? e Il mio amico scongelato, l'attore interpreta un uomo preistorico nel mondo moderno, in Sbucato dal passato è un ragazzo che esce dopo anni trascorsi dentro un rifugio nucleare. In tutti i casi ha moltissimo successo per la sua prestanza fisica.

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Universal Pictures, Alphaville Films
Brendan Fraser in una scena di "La Mummia"
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Walt Disney Pictures, Mandeville Films, Avnet/Kerner Productions
Fraser in "George re della giungla...?" del 1997

È stato dato anche un nome al "tipo" incarnato da Fraser: himbo, da "he" più "bimbo" il termine usato per indicare una donna attraente, ingenua, ipersessualizzata e un po' tonta. Il termine è stato coniato dalla giornalista Rita Kempley in un articolo del Washington Post del 1988 per indicare dei «fusti con la consapevolezza sessuale di ragazzini di 11 anni che adorano l'Incredibile Hulk». Gli himbo di Fraser, come fa notare Kempley, sono «pupe con il cromosoma Y», sono uomini con bicipiti pompati, sì, ma anche completamente privi di quella che oggi chiameremmo "mascolinità tossica". Non c'è in loro un briciolo di aggressività, di necessità di dominare, di tendenza alla misoginia. Non c'è da stupirsi che alla Hollywood degli anni 90 piacesse ridicolizzarli, stereotiparli e fargli sbattere ripetutamente la testa, come alle loro controparti femminili.

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Hollywood Pictures
Una scena de "Il mio amico scongelato" del 1992

A furia di batoste, comunque, Fraser si è ritrovato nel 2008, dopo il terzo film de La Mummia «tenuto insieme con nastro adesivo e ghiaccio», come ha raccontato in una lunga intervista a GQ. «Avevo bisogno di una laminectomia e la lombare non ha preso, quindi hanno dovuto farla di nuovo un anno dopo». Ha dovuto sottoporsi a una sostituzione parziale del ginocchio e a un intervento alle corde vocali: sette anni dentro e fuori degli ospedali. Il mito dell'eroe buono, antitesi del maschio alpha, però, non l'ha mai lasciato del tutto.

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New Line Cinema
Fraser in "Sbucato dal passato" del 1998

Fraser ha raccontato di essere stato molestato sessualmente, palpato dall’ex presidente della Hollywood Foreign Press Association, Philip Berk, nel 2003 a una cena di gala. «Sono diventato depresso», ha detto, «quell'esperienza mi ha fatto ritirare. Mi ha fatto sentire solitario». Ha ha iniziato a mettere in dubbio «chi ero e cosa stavo facendo». Oggi dice che avrebbe voluto parlare prima, trovare il coraggio, proprio come le donne del #MeToo, per poi ricominciare da capo. Nel video della standing ovation al Lido si vede Fraser che, per un attimo, sgrana gli occhi azzurri, come se si chiedesse come ci è finito a Venezia e se davvero quegli applausi se li merita tutti. Lo aspetta un nuovo capitolo: sarà presto in Killers of the Flower Moon di Scorsese assieme a DiCaprio e De Niro e in Brothers con Glenn Close e Josh Brolin. «Qualcosa di buono è venuto fuori da qualcosa di brutto», ha detto a Gq parlando degli anni passati a rimarginare le ferite, «A volte ci vuole un po' prima che accada». Guardandolo commuoversi a Venezia c'è da chiedersi se il mondo sia finalmente pronto per lui.