«Sono lo stesso ragazzo di due settimane fa». Così si è presentato Jannik Sinner, insieme alla coppa vinta agli Australian Open di domenica 28 marzo, davanti ai giornalisti italiani radunati al Colosseo per salutare il campione. E c'è da credergli, questo è sicuro. Anziché incensarsi, com'è nel suo stile Sinner ha deciso di parlare del suo futuro sempre in termini di crescita e impegno: «La preparazione sarà molto importante, già lo scorso anno c'è stato un periodo in cui non ho toccato la racchetta. So che mi manca lavorare sulla forza e sulla resistenza, posso migliorare ancora tanto», ha detto. Su Sanremo 2024, cui Amadeus, subodorando il momento patriottico, lo aveva invitato last-minute come ospite, ha tagliato corto: «Nella settimana del Festival sarò già al lavoro, ricomincerò a gestire i miei impegni, magari mi riposerò». Insomma, avrebbe potuto godersi il facile applauso scrosciante di una platea in visibilio, invece torna a casa a fare anche cose normali da ragazzo di 22 anni («a volte gioco ai videogiochi, altre mangio in camera»). E sulla polemica della sua residenza nel Principato di Monaco dove vive, si allena e paga le tasse, ha glissato senza astio: lì giocano i migliori, lì sto bene, ha detto. Fine della questione.
Sinner è uno con la testa sulle spalle, e questo ormai è chiaro a tutti. Piace non solo perché vince, ma anche perché lo fa con garbo; non ha grilli per la testa, non sembra accecato - almeno per ora - dalle luci della ribalta. Lucido, serio, gentile, è quel bravo ragazzo che, nel pieno di una vittoria epica, si trattiene dal chiamare la mamma per «paura di disturbarla» nel corso dei festeggiamenti. Durante l'intervista con i giornalisti italiani al Colosseo, alla domanda su cosa gli faccia provare paura prima di un match, Jannik ha risposto serenissimo: «No, non direi che ho paura. Nella mia testa è sempre una partita di tennis. Se una cosa la faccio bene ok, ma se una volta non faccio bene una cosa pazienza, se il tuo avversario è più bravo di te va bene, gli dai la mano e vai avanti alla prossima sfida». Signori e signori, ecco una persona equilibrata, non ossessionata dal successo e dall'idea di fallimento. Merito, anche, di genitori accorti, gli stessi che ha ringraziato dopo la vittoria citando la grande libertà che gli hanno sempre lasciato, e non solo in ambito sportivo.
«Sono abituato a non averli sempre con me, quando ero piccolo tornavo a casa da scuola e loro erano al ristorante a lavorare, passavo il mio tempo a giocare e sapevo che loro c'erano. Io li amavo per questo loro senso di responsabilità, mi hanno sempre lasciato fare con impegno quello che mi faceva stare bene. Mi dicevano di realizzare i miei sogni qualunque essi fossero, attraverso il lavoro».
Sinner ci ha lanciato un incantesimo che non è solo frutto delle sue vittorie, dei traguardi sportivi che sta guadagnando, partita dopo partita, sui campi da tennis di tutto il mondo. Nonostante il successo planetario, ha l'aspetto e i modi di un ragazzo normalissimo, concentrato sui suoi obiettivi e focalizzato su cosa fare per raggiungerli e, soprattutto, meritarseli. Oltre le facili incensazioni e la retorica del campione che ben si applica a quelli come lui, Jannik Sinner ci ha dato, del tutto inconsapevolmente, una grande lezione: essere famoso, ricco, potente e richiestissimo in tutto il mondo può anche essere sinonimo di gentilezza e serietà. Visto come siamo abituati - c'è chi per molto meno successo si monta la testa, basti pensare alle star dei reality o a certi influencer nostrani - ecco perché la magia di Sinner ci sorprende e ci incanta.