Per la prima volta in un programma tv, alla sua prima uscita pubblica dopo la separazione da Silvio Berlusconi, Veronica Lario ha deciso di cominciare a parlare. Non lo aveva mai fatto, non in televisione almeno: il suo sfogo, di cui sono state già rivelate molte anticipazioni, andrà in onda il 1 marzo nel dinner talk A cena da Maria Latella di Sky Tg24. La sua testimoniaza limpida e onesta si è unita a quella di molte altre donne dello spettacolo, non ultima quella di Melissa Satta, pronte a cambiare per sempre la narrativa femminile in tv.

«Sono stata trattata da velina ingrata, avevo contro stampa e potere». Così si è descritta agli spettatori Veronica Lario che oggi, a distanza di 15 anni da quell'eclatante separazione che aveva messo in luce gli affari privati dell'ex marito, la ritrovano imprenditrice nell'ambito dell'intelligenza artificiale. «Il mio passato non ha segreti. Non posso essere ricattabile e posso dire quello che penso, indipendentemente dal mio passato». Poi ha aggiunto: «Il tribunale di Milano che mi ha negato ogni diritto. Un salto di 10 anni in cui mi sono sentita un po’ vessata. Cosa facevo? Subivo ed è difficile combattere contro il potere e la stampa soprattutto quando la stampa è piegata al potere».

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La voce di Veronica Lario è senz'altro unica nel suo genere, data il suo legame con uno dei più grandi protagonisti, nel bene e nel male, della politica e del costume del nostro Paese. A Berlusconi, non a caso, addebitiamo gran parte della narrativa mediatica anni Novanta che ha considerato per due decenni le donne della tv come meri corpi e belle statuine. Il cambiamento, complice anche la rivoluzione dell'ultimo decennio e la presa di coscienza collettiva che ha trainato (a fatica, va detto) una nuova rivoluzione sociale di stampo femminista, ha trasformato le testimonianze come quella di Lario in esempi preziosi di libertà ed emancipazione. A prescindere dai motivi che spingono a parlare, ovviamente, spesso trainati da ragioni personali e interessi privati.

Melissa Satta ha iniziato, proprio nei giorni scorsi, una battaglia contro il sessismo di una certa stampa che troppo spesso l'ha etichettata come femme fatale e sex addict pronta a prosciugare ogni energia del suo ex, il tennista Matteo Berrettini. Una narrativa che usa il sesso contro le donne oggi non più ammissibile. Ilary Blasi ha creato un vero e proprio genere televisivo a tema vendetta: con Unica, docufilm arrivato dopo un anno dalla separazione da Francesco Totti, ha riscritto le regole del gossip e del costume in un colpo solo. E a modo suo. Capovolgendo lo schema secondo cui di rotture si debba parlare solo in lacrime per attirare compassione ed empatia.

Certo, la strada è ancora lunga. Sotto i post di Blasi su Instagram ancora si leggono frasi tipo: «Puoi postare quello che vuoi. Ma tutto quello che hai lo devi a Francesco Totti. Prima di lui eri una velina. Dovresti solo dire grazie e arrivederci». E Melissa Satta è stata fortemente criticata per la sua presa di posizione perché oggi rinnega quei giornali che le hanno dedicato copertine e articoli. Per motivi diversi, il loro esempio ha però trainato ed evidenziato, in tv e fuori, un bisogno collettivo: quello di non delegare ad altri il racconto della propria storia e di diventare parte attiva di un cambiamento.