Chiunque abbia minimamente a cuore la salute del Pianeta, sa perfettamente cosa sia l'Earth Overshoot Day, ovvero, il giorno che stabilisce l'esaurimento delle risorse che la Terra è in grado di rigenerare nell'arco di un anno. La crisi climatica è un dato di fatto, la ricerca della sostenibilità in ogni ambito della vita una missione, eppure, capire davvero lo spreco di risorse che ci circonda e quanto ognuno di noi sia profondamente coinvolto nel cambiamento climatico non è semplice come potrebbe sembrare. Ogni piccolo gesto, ogni dimenticanza, ogni leggerezza ha un impatto sulla salute della Terra, anche quando rendersene conto è quasi impossibile. L'umanità ha un enorme debito con il Pianeta e ripagarlo è l'unico modo per garantire la sopravvivenza della Terra come la conosciamo.

Earth Overshoot Day: cos'è?

Ogni anno — riporta Global Footprint Network — consumiamo risorse ecologiche come se avessimo a disposizione 1,75 Terre. La metrica si basa sul concetto di Ecological Footprint, impronta ecologica, definito per la prima volta nel 2008, sulle pagine del New York Times da William Rees, professore alla Columbia e cofondatore di Global Footprint Network. L'immagine utilizzata dallo scrittore fu particolarmente vivida: proprio come ognuno può lasciare la propria impronta sul terreno, allo stesso modo ogni nostro comportamento lascia un'impronta sulla Terra. Una somma delle piccole e grandi azioni di individui, governi e aziende, che consumano le risorse del Pianeta, purtroppo, fin troppo rapidamente. Ogni anno, infatti, l'Overshoot Day sembra avvicinarsi inesorabile, collocandosi sempre prima. Quest'anno sarà il 2 agosto, una data preoccupante, considerando che la fine dell'anno è ancora molto lontana. Non si tratta semplicemente di una data da segare sul calendario e dimenticare: sentirsi virtuosi e attenti è semplice, esserlo realmente non altrettanto. Provare per credere: il sito di Global Footprint Network offre un test per calcolare con esattezza il vostro impatto sul mondo e, ve lo assicuriamo, i risultati non saranno quelli che vi aspettate.

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Questione di responsabilità: come si genera lo spreco di risorse?

Trasporti, dieta, abitudini alimentari, raccolta differenziata, ottimizzazione energetica della casa e degli elettrodomestici: l'impronta ecologica di una persona — riporta Global Footprint Network — è influenzata dai consumi individuali quanto dalla società in cui vive. Assistenza governativa, strade e infrastrutture, mezzi pubblici e militari, infatti, determinano l'impatto ambientale di ognuno. Siamo uno società profondamente interconnessa: le ultime analisi riportate da Earth Overshoot Day, iniziativa promossa proprio da Global Footprint Network, evidenziano come la situazione sia più fragile di quanto immaginassimo e come la pandemia e l'invasione dell'Ucraina, oltre all'instabilità dei mercati internazionali e all'equilibrio politico di alcune regioni, abbiano ulteriormente amplificato il problema. Come dimostra la ricerca pubblicata su Nature intitolata The Importace of resource security for poverty eradication (2021) circa il 72% della popolazione mondiale è costretto ad affrontare il problema da una duplice prospettiva. Da un lato, infatti, la richiesta di risorse ne supera la rigenerazione, dall'altro hanno una limitata possibilità di approvvigionamento sul mercato internazionale. Ecco, dunque, che la mancanza di risorse, per alcune popolazioni, potrebbe diventare la principale causa di povertà, che — a sua volta — genererebbe instabilità dei mercati, potenziali squilibri politici e nuove guerre.


I fattori principali che provocano lo spreco delle risorse

Il "bilancio" di ciò che ogni anno la Terra può produrre e quanto, invece, è necessario al sostentamento dell'uomo si lega ai concetti di biocapacità e impronta ecologica. La prima non è altro che la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare in un anno, compresa anche la sua capacità di assorbire la CO2. Al contrario, l'impronta ecologia indica le risorse consumate dall'umanità. E l'Earth Overshoot Day non è che la fotografia del momento esatto in cui la richiesta supera la produzione, provocando un "deficit ecologico". In particolare, il WWF rintraccia tre fattori chiave che generano spreco di risorse a livello mondiale: cibo, infrastrutture e industria. Ogni anno, infatti, la domanda di terreni e acqua per il sostentamento dell'uomo aumenta, portando a perdita di biodiversità e sfruttamento del suolo e delle falde acquifere. A mettere a rischio la Natura, poi, è la crescente necessità di infrastrutture, che danneggia comunità indigene e territori. Entro il 2030, infatti, il numero di infrastrutture potrebbe raddoppiare, rendendo l'efficienza energetica e una pianificazione sostenibile dello sviluppo urbanistico un miraggio. Sfruttamento delle falde acquifere, disboscamento, produzione di anidride carbonica e rifiuti, infine, sono solo alcune delle problematiche legate all'industria, che incidono in modo drammatico sull'impronta ecologica dell'uomo.

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Earth Overshoot Day
L’Earth Overshoot Day nel mondo

Cosa sta succedendo in Italia?

Il Bel Paese è in debito con la Terra sin dal 1961, primo anno monitorato dal portale di Global Footprint Network: quest'anno, infatti, l'Earth Overshoot Day per l'Italia è arrivato il 15 maggio. Prima della metà dell'anno solare, dunque, il Paese aveva terminato le risorse che la natura era in grado di offrire. Un dato decisamente negativo, ma non il peggiore: il Qatar, ad esempio, ha terminato le risorse della Terra a febbraio, Belgio, Danimarca a Finlandia alla fine di marzo. Il primato di "peggiore d'Europa", però, spetta al Lussemburgo, con un Earth Overshoot Day datato 14 febbraio. Al momento, il piano d'azione delle Nazioni Unite e, di conseguenza, dell'Italia è l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d'azione per le persone, il Pianeta e la prosperità. Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai 193 Paesi membri dell'ONU si pone 17 obiettivi — inquadrati in un programma più ampio, costituito da 169 target — da raggiungere il ambito ecologico, economico e sociale entro il 2030. Per rispettarli, l'Italia ha istituito la Cabina di regia "Benessere Italia", l'organo della Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare, monitorare e migliorare le politiche di tutti i Ministeri nel segno del benessere dei cittadini. Obiettivi primari sono rigenerazione equo sostenibile dei territori, mobilità e coesione territoriale e transizione energetica, ma anche migliorare la qualità della vita e supportare lo sviluppo di un'economia circolare. Quello dell'Italia, però, al momento appare come un impegno altalenante: come riporta sustainabilityaward.it, il sito del premio Sustainability Award, riconoscimento riservato alle aziende italiana che si sono distinte nell'affrontare le sfide dell'emergenza climatica, il rapporto annuale dell'ASvis (Agenzia Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha individuato un quadro generalmente positivo. I primi obiettivi, raggiunti già nel 2019, infatti, hanno mostrato come per il 60,5% ci sia stato un miglioramento, per il 20,5% un peggioramento e per il 19,1% non abbiano portato ad alcun cambiamento. D'altra parte, il medesimo articolo sottolinea anche come il rapporto SDGS (Sustainable Development Goals) del 2021 abbia portato alla luce anche un leggero peggioramento: la percentuale di miglioramento, infatti, sarebbe scena al 42,5%. Un quadro incerto, che dipinge un futuro forse nebuloso. Una certezza, però, rimane: il tempo per cambiare rotta sta diminuendo.