Forse preferivamo non saperlo, forse in realtà lo avevamo già intuito, ma il famigerato gender gap esiste anche in ambito digitale. Oh, yes: si chiama Gender Digital Divide e visto che oggi è la Giornata Internazionale della donna e ci troviamo a fare il punto su dove siamo e dove vogliamo (pretendiamo) arrivare, è il caso di parlarne e mettere i puntini sulle "i". Del resto lo dicono tutti che il digitale sta cambiando il mondo e non possiamo permetterci che una rivoluzione del genere escluda nuovamente le donne, no? Per ora i dati non sono a nostro favore: secondo l'OCSE oggi nel mondo circa 327 milioni di donne in meno rispetto agli uomini hanno uno smartphone e possono accedere a Internet mobile. Le donne sono sottorappresentate nel mondo dell'Information and Communications Technology (gli uomini hanno quattro volte più probabilità delle donne di essere specialisti in questo ambito), le start-up al femminile ricevono il 23% in meno di finanziamenti e hanno il 30% in meno di probabilità di crescita rispetto a imprese maschili. Il problema, tra l'altro, si vede fin da subito dato che a 15 anni, in media, solo lo 0,5% delle ragazze desidera entrare nel mondo della tecnologia digitale, rispetto al 5% dei ragazzi.

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Una strada ancora lunga

"Le donne nell'ambito digitale e tecnologico sono ancora troppo poco presenti rispetto ad altri settori nel mondo del lavoro in Italia, specie se parliamo di ruoli di leadership" ci conferma Maria Teresa Minotti, Director di PayPal Italia, "È un problema culturale e la strada è ancora molto lunga. Il digitale si può inserire nel macroambito delle cosiddette STEM e sappiamo che storicamente erano materie considerate principalmente maschili a cui le donne faticavano ad accedere". La situazione, però, si sta evolvendo e la crisi sanitaria, nonostante il drammatico impatto a livello economico, ha accelerato i tempi da questo punto di vista. "Nell'ultimo anno siamo stati proiettati in modo estremamente rapido in un nuovo contesto", ci spiega Minotti, "C'è stato uno shift verso la digitalizzazione e nel mondo aziendale ci siamo dovuti reinventare in questo senso. Ciò ha generato la domanda di nuove figure professionali che sono cresciute tantissimo rispetto agli anni passati. Citando la ricerca LinkedIn Jobs on the rise del 2020, c'è stato un aumento della richiesta di figure digitali (come i digital content freelance, i podcaster o i blogger) del 72% e nel mondo dell'e-commerce in generale si è registrato un +51% di assunzioni rispetto all'anno precedente".

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Courtesy Photo PayPal
Maria Teresa Minotti Director di PayPal Italia

Nonostante il permanere degli stereotipi, quindi, le opportunità nel settore al momento non mancano e questo potrebbe favorire anche le donne che avessero una vocazione per le tecnologie digital. "Ci stiamo muovendo nella direzione giusta" sostiene infatti Minotti "Sono piccoli passi, ma voglio dare una chiave di lettura positiva".


Realtà d'eccellenza

PayPal, del resto, fa parte di quelle realtà virtuose che fanno sperare in un futuro dove una maggiore parità sia vista come valore aggiunto. "Sono molto orgogliosa di lavorare per un'azienda che attivamente sposa il tema della inclusion e della diversity", continua Minotti spiegando come PayPal non solo promuova la parità al suo interno, ma sia impegnata in programmi a sostegno della leadership femminile ad ampio raggio. "Ci sono varie iniziative che come azienda abbiamo messo in essere. Vorrei menzionare ad esempio la creazione di Unity, un'organizzazione interna formata da un gruppo di risorse senza distinzione di genere che collaborano tra loro creando iniziative specifiche di coaching di mentoring e shadowing anche con personalità esterne per permettere alle donne - e alla prossima generazione di donne - di esplorare il mondo della tecnologia e della finanza".

Di esempi positivi che parlano di successo femminile nel mondo digitale, comunque, cominciano ad essercene sempre di più e non solo a livello di grandi multinazionali. Chiara Rota, ad esempio, a 36 anni è founder della startup My Cooking Box cresciuta grazie all’incubatore dell’UniversitàBocconi di Milano e molto apprezzata soprattutto in questi tempi di ricette casalinghe in pandemia. La sua mission infatti è la diffusione nel mondo delle migliori ricette regionali italiane proposte in una scatola con tutti gli ingredienti già dosati per realizzarle. "Sono laureata in ingegneria e dopo la laurea sono entrata nell'azienda di famiglia che si occupa di automazione industriale. Volevo però dimostrare che potevo farcela partendo da zero e questa è stata la sfida che mi ha portata a costruire una nuova impresa". Rota è partita quindi dalla sua passione per il food e dalle sue esperienze all'estero. Ha sviluppato la sua idea e distribuito dapprima il prodotto in punti vendita fisici e "inaspettati" come librerie, cartolibrerie o fioristi. Poi è arrivato il digital. "Ad oggi il digitale ha superato quello che era il mio business fisico", ci spiega, "avere una presenza affermata sul digitale ci sta permettendo di crescere molto. Ci dà la possibilità di essere molto più vicini al cliente, capire le sue esigenze e sviluppare i prodotti di conseguenza". Ora basta un click per ordinare la propria Cooking Box e improvvisarsi chef.

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Courtesy Photo MyCooking box
Chiara Rota founder di MyCooking Box

Un mondo di opportunità

Il mondo digital ha quindi molte insidie, preconcetti sessisti ancora duri a morire, ma anche opportunità per chi voglia coglierle. Offre strumenti preziosi per le imprenditrici e, in alcuni casi, permette di ottenere maggior controllo sulla propria carriera. L'editoria digitale, ad esempio, può essere d'aiuto alle autrici emergenti fornendo loro una libertà di autopromuoversi del tutto assente nelle realtà non digitali. Ce ne parla Lucia Zitelli, Responsabile dei rapporti con gli editori e della piattaforma di self-publishing di Kobo Italia. L'azienda permette infatti a chiunque voglia pubblicare un manoscritto di metterlo in vendita come ebook attraverso la piattaforma online Kobo Writing Life. Quanto a editing, scelta della cover e dettagli finali, Kobo fornisce consulenze e supporto, mentre, per il resto, è sufficiente registrarsi e caricare il file con il proprio libro. Nel giro di 24/48 ore l'ebook sarà acquistabile online al prezzo scelto. "Con il self-publishing puoi mettere in vendita il tuo libro a prescindere dalla decisione di terzi", spiega Zitelli, "Sappiamo che il processo di selezione delle case editrici è molto lungo e difficile, ma col digitale diventi a tutti gli effetti l'imprenditrice del tuo progetto: tutto è in mano a te e hai totale autonomia e potere decisionale sulle tue risorse sia economiche che di tempo". In un mondo dove l'editoria è ancora fortemente maschile (almeno a livello apicale), uno spazio di libertà del genere non è da poco e non stupisce quindi che siano oltre 30.000 le autrici attive sulla piattaforma, molte delle quali hanno fatto del self-publishing il loro business principale. "L'autrice francese indipendente Sonia Dagotor, ad esempio, è la prima in classifica sulla piattaforma a livello internazionale", aggiunge Zitelli, "e ha iniziato con il self-publishing prima di avviare la sua carriera e iniziare a pubblicare anche con altre case editrici. È un ottimo trampolino di lancio per chi sappia sfruttarlo".

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Courtesy Photo Kobo
Lucia Zitelli di Kobo Italia

I must delle donne digital

Insomma, di spazio per le donne nel mondo digital ce n'è, nonostante la strada, anche in questo caso, non sia facile (ma quando mai lo è?). Tutto sta nel cercare di ritagliarsi il proprio ruolo sfruttando le opportunità a proprio vantaggio. Per farlo, le nostre intervistate ci hanno dato qualche prezioso suggerimento.

Non chiedere il permesso

"Penso che dovremmo un po' cambiare prospettiva quando ci affacciamo ad ambiti come quello bancario, finanziario, digitale o tecnologico che sono sempre stati prerogativa del genere maschile", spiega Maria Teresa Minotti rivolgendosi alle giovani ragazze che guardano a questi settori lavorativi, "Non dobbiamo chiedere il permesso di entrare o pensare di poterci affacciare a certi ambiti solo se riusciamo a competere con certe professionalità. Noi come donne dobbiamo prenderci lo spazio che riteniamo di meritare. Non dobbiamo aspettare che siano gli uomini a darci il permesso di esprimerci, dobbiamo avere il coraggio di farci sentire".

Fai Network

Secondo Chiara Rota fare network è cruciale, specialmente per le donne. "Spesso quando ci si approccia a un nuovo business si prendono delle porte in faccia. Soprattutto all'inizio del mio percorso io ho fatto fatica, specie a rapportarmi con gli uomini perché tendenzialmente finché non riesci a dimostrare che vali pensano che in quanto donna tu riesca solo sulla carta ma non a livello di execution. È importante quindi non sentirsi sole: la forza e il potere del networking femminile possono dare la spinta per crescere aiutandosi a vicenda".

Segui le tue passioni

"Ovviamente la professionalità e il curriculum sono importanti", ci spiega ancora Minotti di PayPal, "ma quello che è fondamentale per me è l'attitudine. Le skills professionali si possono sviluppare con il tempo, l'attitudine, la voglia imparare, di costruire qualcosa e portare valore, invece, è quello che fa la differenza nel mondo attuale".

Cura il tuo progetto

Alle autrici che utilizzano la piattaforma di self publishing Lucia Zitelli dà invece un consiglio applicabile un po' a tutti gli ambiti professionali: mettere cura e umiltà nello sviluppare la propria idea. "Avere in mano il proprio progetto non significa dover fare tutto da sola anzi, è importante affidarsi ad altri professionisti per raggiungere una buon livello di qualità. Questo è il modo migliore per rendere giustizia al lavoro fatto".

Buttati

"Il consiglio più trasversale che posso dare", conclude infine Rota, "è credere sempre nelle tue idee e metterci la passione e la determinazione per raggiungerle". Non è facile ma - a un certo punto - bisogna vincere le paure e buttarsi.